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La dea Madre

 

Ci fu un tempo in cui le donne ebbero lo scettro del comando nell'organizzazione sociale e religiosa di quasi tutta l'Europa, a cominciare dalla fine del neolitico e fino all'invasione degli Ariani. Pensiamo che uno dei migliori modi per entrare in questo mondo scomparso, ci sembra quello di iniziare dal racconto di uno dei miti sulla creazione, tratto dalla cosmogonia delle civiltà matriarcali mediterranee.
“ All'inizio Eurinome, Dea di Tutte le Cose, emerse nuda dal caos e non trovò nulla di solido per posarvi i piedi: divise allora il mare dal cielo e intrecciò sola una danza sulle onde. Sempre danzando si diresse verso sud e il vento che turbinava alle sue spalle le parve qualcosa di nuovo e di distinto; pensò dunque di iniziare con lui l'opera della creazione. Si voltò all'improvviso, afferrò codesto Vento del Nord e lo soffregò fra le mani. Ed ecco apparire il gran serpente Ofione. Eurinome danzava per scaldarsi, danzava con ritmo sempre più selvaggio finché Ofione, acceso di desiderio, avvolse nelle sue spire le membra della dea e a lei si accoppiò. Ora il Vento del Nord, detto anche Borea, è un vento fecondatore; spesso infatti le cavalle, accarezzate dal suo soffio, concepiscono puledri senza l'aiuto di uno stallone. E così anche Eurinome rimase incinta. Subito essa, volando sul mare prese la forma di una colomba e, a tempo debito, depose l'Uovo Universale. Per ordine della dea, Ofione si arrotolò per sette volte attorno all'uovo, finché questo si schiuse e ne uscirono tutte le cose esistenti, figlie di Eurinome: il sole, la luna i pianeti, le stelle, la terra con i suoi monti, con i suoi fiumi, con i suoi alberi e con le erbe e le creature viventi. … etc. etc.“ Il mito continua con la creazione di tutte le potenze planetarie etc., e solo in ultimo la Dea creerà anche l'uomo, ma sarà solo per un mero accidente.
In questo complesso religioso arcaico non vi erano né dèi né sacerdoti, ma soltanto una dea universale e le sue sacerdotesse, la donna infatti dominava l'uomo, sua vittima sgomenta. Eurinome significava “vagante in ogni spazio”: era l'appellativo della dea nella sua epifania lunare; il suo nome mediorientale era Iahu “divina colomba”, un epiteto che in seguito si mascolinizzò e passò a Geova come creatore.
Tutti i miti della creazione del mondo, a ben guardare, hanno dei motivi ricorrenti, anche se differiscono nei fini. Il serpente lo ritroviamo nel paradiso terrestre di Adamo ed Eva. Prometeo modellerà il primo uomo a somiglianza degli dèi, impastando la creta con l'acqua del fiume sacro, ed Atena vi soffierà la vita. Il nostro Dio biblico creerà l'uomo allo stesso modo col fango, staccandone poi una costola, e per partenogenesi farà nascere la donna. Ma anche Zeus farà nascere Atena dalla sua testa per partenogenesi. Così come anche Zeus, similmente al Dio biblico, sarà artefice di un diluvio universale (il diluvio di Deucalione). Inutile dire che quando vigono queste concezioni religiose la dea Madre era già stata relegata in un angolo e le donne insieme ad essa.
Ma torniamo al nostro argomento. Le divinità a quel tempo erano tutte al femminile e si basavano, nelle varie forme, sul culto di una dea madre dai molti appellativi. La grande dea era considerata immortale, immutabile e onnipotente, e il concetto della paternità non era ancora stato introdotto nel pensiero religioso. La dea si sceglieva degli amanti per soddisfare il suo piacere e non per dare un padre ai propri figli, la credenza era che fossero il vento o i fiumi ad ingravidarla. Ovviamente così avveniva pure fra gli uomini (o meglio fra le donne) ove i regni terreni avevano a capo esclusivamente una regina, circondata da potentissime sacerdotesse che attendevano ad ogni aspetto del vivere comune, ma soprattutto erano le depositarie delle cruente attività cultuali. Gli uomini temevano la matriarca, la riverivano e le obbedivano, naturalmente la discendenza era matrilineare.
La dea Madre simbolicamente s'identificava con la temuta e adorata luna che aveva il potere di negare o concedere le benefiche piogge ai campi, essa era anche una e trina (concetto religioso mai spentosi), e le tre fasi della luna si riflettevano nelle tre fasi della matriarca e nel crescere e decrescere delle sue forze fisiche: vergine (la primavera), ninfa (l'estate) e vegliarda (l'inverno) e quindi l'identificazione con i mutamenti stagionali che segnavano la vita delle piante, dei raccolti e degli animali. Il calendario contava tre stagioni e l'anno iniziava al culmine dell'estate.
Quando il rapporto fra il coito e la gravidanza fu poi ufficialmente stabilito la posizione dell'uomo migliorò sensibilmente e il merito di fecondare le donne non fu più attribuito ai venti e ai fiumi. La ninfa tribale, pare, si sceglieva ogni anno fra i giovani del suo entourage un amante, il re che sarebbe stato sacrificato alla fine dell'anno per divenire un simbolo della fertilità agricola. Il suo sangue, sprizzando tutto attorno, avrebbe reso fecondi i campi, gli alberi e le greggi, e le carni erano fatte a pezzi con l'ascia lunare e divorate dalle ninfe compagne della regina che erano poi le sacerdotesse cultuali con maschere antropomorfe.
Col passare del tempo queste usanze furono modificate, ma anche quando il sole divenne il simbolo della fecondità maschile, i regni rimasero sempre saldamente sotto la tutela della luna. Così dai miti apprendiamo che le streghe della Tessaglia, da tutti temute, solevano minacciare il Sole in nome della luna, dicendo che l'avrebbero fatto inghiottire dalle tenebre eterne.
Le donne, sovrane in materia religiosa da dove sorvegliavano ogni cosa, davano agli uomini il permesso di agire liberamente in certi campi, senza controllo da parte femminile. Potevano cacciare, pescare, custodire greggi e armenti e difendere la tribù, purché non infrangessero le leggi matriarcali. Attività queste che le donne non ritenevano di svolgere perché considerate allora per il “sesso debole”, mentre in seguito saranno considerate peculiari dell'uomo.
Intorno al II millennio prima di Cristo cominciarono le invasioni Elleniche, popoli indeuropei che dall'Asia minore penetrarono in Grecia, e quello fu l'inizio della fine per la dea Madre e per l'organizzazione matriarcale delle popolazioni mediterranee. Ma fu pure quello il luogo dove nei secoli a venire nacquero i valori fondanti del mondo Occidentale. La trasformazione fu lenta e graduale, le invasioni delle prime tribù Eoliche e Ioniche furono meno rovinose delle invasioni Achee e Doriche che le seguirono.
Le prime tribù Elleniche s'infiltrarono abbastanza pacificamente tra le popolazioni pre-elleniche: erano gruppi di mandriani guerrieri devoti alla trinità maschile ariana e furono accettati come figli della dea locale nella sua manifestazione di Vegliarda o Grigia (devoti della dea Grigia: Graikoi, Greci), alla quale doneranno i sacri puledri. Così l'aristocrazia militare maschile si accordò con la teocrazia femminile, sempre sotto l'egida della dea Madre. La commistione e l'alternanza fra queste due organizzazioni sociali, che si confronteranno per molti secoli, daranno fra l'altro vita alla civiltà Cretese Minoica e più tardi a quella Micenea, ma questa è un'altra storia.
Alla fine del XIII secolo a.C. le invasioni Achee indebolirono notevolmente l'organizzazione matriarcale, e quando, alla fine del secondo millennio arrivarono i Dori, la dea Madre dovette capitolare a Zeus, così la successione patriarcale divenne la regola.
Dall'antica mitologia greca si riflettono a mano a mano quei mutevoli rapporti fra la regina e i suoi amanti che le faranno perdere lo scettro. In breve, sebbene il sacrificio del re affinché i campi venissero fecondati non si potesse derogare, tuttavia col tempo da annuale divenne biennale, poi si passò al sacrificio di un divino paredro (un suo sostituto che spesso era un fanciullo), questi furono poi sostituiti da sacrifici animali. Infine si arrivò, all'epoca in cui l'Iliade fu composta e i re, potentissimi, si vantarono di essere migliori dei padri, col tramonto del matriarcato.
E saranno ancora gli stessi miti a rispecchiare i cambiamenti politici e religiosi del bacino orientale del mediterraneo. Bellerofonte che doma Pegaso alato e uccide la Chimera (Chimera significa capra. Era un animale composito con testa di leone, corpo di capra e piedi di serpente essa pare che fosse un simbolo del calendario stagionale, così come la Sfinge e L'Unicorno). Perseo, in una variante della medesima leggenda, vola nell'aria e decapita la madre di pegaso, la Gorgone Medusa. Essi rappresentano gli Elleni patriarcali che invasero la Grecia e l'Asia Minore sfidando la potenza della triplice dea. Apollo che uccide il Pitone a Delfi pare ricordi gli Achei che conquistarono il santuario della madre Terra cretese. Lo stesso dicasi del tentativo di Apollo di violare la sanguinaria Dafne, la dea in preda al furore orgiastico le cui sacerdotesse, le menadi, si inebriavano masticando foglie di alloro (che pare contengano cianuro), ed in periodi di luna piena assaltavano i viandanti e li facevano a pezzi.
Tutte le storie che parlano degli amori di dèi e di ninfe si riferiscono ai matrimoni tra i capitani ellenici e le locali sacerdotesse della luna. Così finì che Zeus inghiottì la dea Madre e gli Achei attribuirono a lui il monopolio della saggezza come dio patriarcale. Ma dal sistema religioso olimpico non scomparvero le divinità femminili, come invece succederà in gran parte del mondo: ad ogni divinità erano attribuiti un titolo, zone d'influenza e particolari poteri. E da qui ci si avvia verso i tempi di Omero ove inizia la leggenda storica che ben presto tramonterà alla luce della storia autentica.
La società matrilineare più primitiva che esista ancora oggigiorno è quella dei Nayars nell'India meridionale, dove le principesse, benché sposate a mariti fanciulli dai quali divorziano subito, hanno figli da vari amanti che scelgono fra il popolo. Anche in alcune tribù matriarcali dell'Africa occidentale le principesse usano scegliere gli amanti fra la gente comune, per partorire i propri eredi, senza che questi possano vantare alcun diritto paternale. A sentire i mitologi, filologi, archeologi, epigrammisti, lirici, filosofi e storici il mondo matriarcale fu più pacifico e sicuramente meno bellicoso di quello che ne seguì.

Carlo Antuono
(da Il Sidicino - Anno XVII 2020 - n. 9 Novembre)

Eurinome (a destra) e Teti con Efesto infante ed Oceano in tutta la sua grandezza
(incisione (1795) di Tommaso Piroli (1752-1824
secondo un disegno (1793) di John Flaxman (1755-1826)