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Una lettera di biasimo della Curia Vescovile di Teano

 

Per chi avesse superato gli “anta” da qualche decennio ricorderà il colore delle feste religiose di quegli anni beati, nei villaggi intorno Teano. Esse avevano inizio in primavera e si protraevano per tutta l'estate fino in autunno con gran concorso di popolo, impegnando i fedeli in doveri religiosi, ma non mancavano svariati divertimenti che erano forse quelli più attesi.
Così degli eventi religiosi si approfittava per fare anche delle stupende scampagnate insieme ad amici e parenti. Tanto che nelle campagne intorno ai luoghi sacri, sopra i prati e sotto gli alberi, dopo le processioni, fioriva una variopinta distesa di mesali con ricche libagioni e immancabili fiaschi di vino. La sera, a chiusura del giorno di festa, si proiettava il cinema all'aperto su di un grande lenzuolo bianco, il film più ricercato di quei tempi era Il padrone delle ferriere con Amedeo Nazzari e forse Wanda Osiris. Così all'imbrunire si potevano vedere gli abitanti del luogo che portandosi appresso una sedia o uno scranno si radunavano ed accalcavano con grande eccitazione nella piazzetta del villaggio o in un campo ove si era deciso di fare la proiezione.
Negli anni a venire, in sostituzione del cinema, incominciarono a comparire i cosiddetti “concertini”, ma questi erano mal sopportati dalla Chiesa, e certo i mastri di festa dovettero patire non poco per far accettare alle Istituzione religiose questo nuovo passatempo popolare che ormai cominciava ad andare per la maggiore.
Infatti in un regolamento degli anni cinquanta in vigore nella nostra Diocesi e che dettava le regole sui festeggiamenti permessi nelle piazze, leggiamo al punto 6: La festa esterna sarà anch'essa celebrata colla maggiore solennità possibile seguendo il gusto sano della popolazione, ma evitando tutto ciò che dissipa lo spirito o profana il fine e la natura religiosa della celebrazione. Sono comunque assolutamente proibiti i concertini tipo “varietà”, e le rappresentazioni drammatiche a soggetto profano. …”
E a tal proposito non posiamo tralasciare di vedere come la Curia Vescovile di Teano, in una gustosa nota del 15 aprile 1966, delega un proprio portavoce col compito di redarguire il povero parroco di una frazione del luogo per essere stato poco attento a questi temi. La Curia sceglierà un suo prestigioso e conosciutissimo rappresentante per portare a termine il delicato compito di biasimo, vediamo:

Al REV.mo Parroco Prof. D. Michele Lamberti – Furnolo di Teano.
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Mons. Vescovo ha saputo che in ……, martedì scorso 12 corrente in occasione della festa del ……, è stato eseguito un cosiddetto “CONCERTINO” non conforme alle norme in vigore nella diocesi, e cioè anche con donne e con comico.
Il fatto ha addolorato molto l'Ecc./mo Pastore anche perché siamo all'inizio del periodo delle Feste e altri Comitati di feste religiose sono tentati a seguire il cattivo esempio.
Pertanto, S. E. Vi affida il mandato di recarvi domenica prossima 17 corrente nella predetta Parrocchia di ……. ad esprimere al Parroco, al Comitato e a tutti i fedeli il suo biasimo e la sua disapprovazione.
Spiegherete che il Vescovo avrebbe dovuto infliggere la punizione di tener chiusa la Chiesa almeno per una domenica, ma non l'ha fatto ritenendo quanto accaduto conseguenza di qualche equivoco.
Comunque, stabilisce che i componenti l'attuale Comitato responsabile siano esclusi per un triennio da qualsiasi Comitato di festeggiamenti religiosi.
     S. E. Vi ringrazia e Vi benedice.
                                              Il Delegato Vescovile Mons. Luigi Caprio

Lasciamo al gentile lettore, secondo la propria educazione culturale storica e comunque alla propria sensibilità per le cose della vita, ogni commento della questione.

Noi ci limitiamo a dire che certo questa lettera di mezzo secolo fa, oggi ci può sembrare simpatica e forse anche farci indulgere al sorriso. Ma se proviamo a guardare indietro di qualche secolo, l'allontanamento dalle regole dettate dalla Chiesa, a volte molto meno gravi di quelle riportate sopra, avrebbero indotto, come ben sappiamo, ad un biasimo che poteva significare la tortura e spesso la morte attraverso la messa al rogo.

Carlo Antuono
(da Il Sidicino - Anno XIV 2017 - n. 7 Luglio)