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L'isola che no c'è /

e invece c'è!
 
 

Sta diventando sempre più inspiegabile e enigmatica la spinosa vicenda del Centro di raccolta rifiuti in località Santa Croce, comunemente, ed erroneamente, da tutti indicata come Isola Ecologica.
Sono parecchi anni ormai che, chiuso per una serie di problematiche tecnico amministrative e principalmente per “violazioni alle norme sismiche di cui al D.P.R. 380\2001 e alla L. 02 febbraio 1974 n. 64”, con Ordinanza n. 40 del 16 luglio 2017 dell’allora sindaco Ing. Di Benedetto, non si riesce ancora a regolarizzare e a perfezionare una procedura progettuale pensata e voluta dall’Amministrazione comunale, redatta e pianificata dall’UTC , e a riaprirlo dotando la Città di un indispensabile servizio pubblico.
Contribuendo fortemente, in tal modo, a porre fine all’incivile e criminoso abbandono dei rifiuti in ogni angolo del Paese, che deturpano e inquinano l’ambiente e il paesaggio e attentano alla salute pubblica.
Un problema, questo dei rifiuti sversati in ogni dove, che trova la sua primaria origine nel triste, sciagurato e lunghissimo periodo dell’emergenza rifiuti che ha investito la Campania a partire dal 1994 e che, nonostante l’emergenza sia stata considerata ufficialmente chiusa il 31 dicembre 2009, perdura ancora in tantissime parti della regione, come emblematicamente e drammaticamente riscontrabile nella cosiddetta “Terra dei fuochi”.
Una questione ostica e intricata che non ha risparmiato la nostra Città, in quel periodo sommersa letteralmente da rifiuti di ogni genere, che solo dopo svariati anni sono stati poi raccolti, caratterizzati e smaltiti; raccolti, però, non in tutte le aree e uniformemente, ma a macchia di leopardo, con maggior riguardo alle aree urbane, con tante zone mai interessate e ancora in attesa di essere ripulite e risanate.
Con l’apertura del Centro di raccolta, si pensava di aver avviato a risoluzione l’annosa questione, con un impianto funzionante e facilmente raggiungibile, oltre che di facile e immediata fruibilità. Quotidianamente utilizzato da tantissimi cittadini, che vi portavano i loro rifiuti domestici di ogni tipologia, in genere ingombranti, vetro, plastica, apparecchiature elettriche ed elettroniche, materassi e mobili, non smaltibili con il normale servizio di raccolta se non direttamente dalla ditta incaricata su richiesta dei singoli cittadini. Ditta che però, non poteva garantire un sollecito intervento dato l’enorme mole di richieste.
In tal modo, si stava portando a compimento l’operazione di pulizia e risanamento del territorio e al contempo, si stava operando per una responsabilizzazione e una presa di coscienza dei cittadini sui valori incommensurabili dell’agire civico, del civismo e del rispetto dell’integrità ambientale.
La chiusura del Centro di raccolta ha fatto implodere tutto il servizio comunale che, per una molteplicità di ragioni e per varie concause e inefficienze, unitamente alle gravi difficoltà di bilancio, è andato in grandissima difficoltà, funzionando malamente e senza più la valvola di sicurezza che il Centro di raccolta rappresentava.
Con in più l’impossibilità, da parte della ditta e per lunghi periodi, della raccolta e dello smaltimento dei rifiuti domestici ingombranti, a causa della difficoltà di accesso ad un centro autorizzato, riflesso delle problematiche finanziarie comunali.
Situazione che ha spinto molti cittadini, vessati e stufi di pagare profumatamente un servizio al di sotto di qualsiasi standard minimo e/o, semplicemente, non potendo accatastarli in cantine o garage, a liberarsene lasciandoli ai margini delle strade, nei fossi, sugli argini dei rii, sulle stradine interpoderali.
Facendo reimmergere il nostro paesaggio in un grigiore e un degrado deplorevole e insopportabile, con un panorama allucinante, strabordante di ammassi indistinti di materassi, elettrodomestici, mobilia, pneumatici, sanitari e rifiuti di ogni genere.
Cosa che il Sidicino ha più volte stigmatizzato e denunciato, in particolare sui nn. 8/2020 e 2/2021.
E che l’organizzazione di una giornata di raccolta straordinaria dei rifiuti ingombranti e Raee con un punto di conferimento nell’Area Fiera di S. Antonio, il 30 novembre scorso dalle ore 8 alle ore 12, ha reso in maniera plastica e immediatamente intelligibile a tutti il punto di non ritorno cui ci si stava approssimando.
Sotto una pioggia torrenziale, una fila ininterrotta di auto, camion, trattori, mezzi di ogni genere, carichi di rifiuti e venuti da tutte le zone e da tutte le frazioni, e dopo lunghe attese per il proprio turno di scarico, tantissimi cittadini hanno civilmente e pazientemente risposto all’iniziativa.
Denotando, pur tra le tante inefficienze organizzative (solo poche ore disponibili e un solo punto di scarico per un territorio così grande e con tante frazioni, dopo tanto tempo di disservizi, in primis), che la stragrande maggioranza della popolazione agisce con civismo, senso di appartenenza ad una comunità, rispetto per il bene comune, e che nonostante tutto non si è unita a quella schiera di irresponsabili e cinici che con estrema disinvoltura si sbarazzano dei rifiuti senza porsi minimamente il problema del dove, del come e delle deleterie conseguenze che essi determinano.
Oggi, con il nuovo affidamento del servizio di raccolta RSU, qualche miglioramento si avverte, non bisogna più attendere lunghe settimane o mesi per il ritiro degli ingombranti, parecchie zone sono state ripulite, ma tantissimo resta ancora da fare.
Le stradine interne, intere zone frazionali, le strade d’accesso al Paese risultano ancora coperte da rifiuti, plastica e vetro in particolare, e ancora da tanti ingombranti che con il Centro riaperto con grande probabilità non verrebbero più scaricati e abbandonati.
Allora, risulta davvero pleonastico ribadire l’assoluta necessità di regolarizzare le procedure per la riapertura del Centro di raccolta, sarebbe un doveroso e positivo segnale di recepimento dell’atto di disponibilità e di grande maturità civica dimostrata dalla cittadinanza tutta, per la salvaguardia dell’ambiente e per la tutela della salute e della dignità di ognuno di noi.
Non lasciamo che questo Centro ci consumi nell’attesa, fino a divenire il nostro personale Godot.

Martino Amendola
(da Il Sidicino - Anno XXI 2024 - n. 4 Aprile)