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Indice Martino Amendola
 
 

Il Movimento delle Sardine

 
Per una politica di non violenza e di ascolto
 

La deriva populista, sovranista e autoritaria che sta inquinando il nostro vivere quotidiano, con manifestazioni sempre più accese e volgari di incitamento alla violenza e all'odio verso l'altro, il diverso, gli emigrati, cavalcata dalle destre e in particolare dalla Lega di Salvini, vanamente e sterilmente contrastata dalla sinistra, sembra finalmente aver trovato un argine, un antidoto, degli anticorpi.
All'occupazione sistematica e quotidiana degli spazi comunicativi, dei media, dei social, all'ottundimento delle coscienze con la strategia dell'urlo, dello spettro continuo di pericoli di aggressioni, di invasioni, di guerre di civiltà, che hanno portato ad un ulteriore contrazione delle prerogative politico sociali dei cittadini e al naturale ritrarsi verso il privato, al rafforzamento dell'antipolitica, il Movimento delle Sardine ha indicato, con estrema semplicità, la strada da percorrere per uscirne.
Questo Movimento nasce dall'idea di quattro giovanissimi amici bolognesi che, reputando non bastasse più il lamentarsi e occorresse, invece, cominciare a trovare una strada per rendere possibile un cambiamento, hanno chiamato a raccolta tutti quelli che si oppongono alla visione mistificante della realtà della Lega e si propongono uno scatto, un risveglio della coscienza civile.
Dandosi appuntamento il 14 novembre a Piazza Maggiore, in contrapposizione al concomitante comizio di Salvini al PalaDozza, prefigurando una cospicua partecipazione, una marea di gente tale da riempire lo spazio pubblico stringendosi “come sardine”.
Da Piazza Maggiore, si è innescata una “rivoluzione umana”, coinvolgendo tantissime persone, accumunate da un senso di stanchezza per la povertà e la fatuità dei discorsi pubblici, della stucchevole ripetitività dei politici e dei commentatori politici, riempiendo le piazze prima di Modena e poi di tante altre città italiane, arrivando fino a Piazza San Giovanni a Roma (con la partecipazione di oltre centomila persone), per poi tornare di nuovo a Bologna prima delle elezioni regionali in Emilia Romagna.
Il movimento delle Sardine si è caratterizzato da subito in senso partecipativo: non contro il potere, i partiti, i politici, ma mettendosi a disposizione, perché la politica ha bisogno di tutti, tutti debbono partecipare al processo democratico non reputando la delega l'unico modo per parteciparvi.
La “società non è solo governo e parlamento ma soprattutto cittadinanza attiva, partecipazione”, per cambiare lo stato delle cose. Per occuparsi del proprio ambiente sociale, del proprio contesto, della scuola, dell'accoglienza e per tendere le mani agli ultimi agli sconfitti.
Le Sardine non si identificano in nessun partito o corrente della sinistra, sono un movimento di base, rispettosi delle regole, del dialogo, non odiano, sorridono e non sprizzano veleno. Non avanzano pretese né si presentano come soggetti salvifici ma come entità collettiva in un sistema di valori positivi che accumuni accoglienza, antisovranismo e gentilezza dei comportamenti.
Il loro impegno è ancor più imprescindibile per sanare quella sempre più ampia frattura tra Sistema e Paese che mette in discussione la stessa tenuta socio economica dello Stato, come rileva il 32° rapporto Eurispes 2020.
Perché è necessario che la politica possa contare su fondamenta rinnovate, senza l'attuale imbarbarimento del clima del dibattito, per favorire uno spirito inclusivo e per enfatizzare una dimensione civica.
L'obiettivo principale dei raduni è quello di riaffermare i valori di tolleranza e moderazione, attraverso la riproposizione della Politica con la p maiuscola, condotta con immaginazione e brio, aggiungendosi e integrandosi alle modalità dei partiti tradizionali, ridando linfa e nerbo ai corpi intermedi, oggi in stato comatoso.

Martino Amendola
(da Il Sidicino - Anno XVII 2020 - n. 2 Febbraio)