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Indice Martino Amendola
 
 

Via Roma è stata ridenominata “Via Stefano delle Chiaie”

 
ED ORA “PIAZZA 23 SETTEMBRE 1943 – Luogo della memoria”
 

Lo scorso 13 ottobre l'attuale Via Roma, meglio conosciuta come “Rampe dell'Ospedale”, con una solenne cerimonia ufficiale è stata ridenominata Via Stefano delle Chiaie, in memoria dell'illustre scienziato che qui nacque il 25 aprile 1794
La manifestazione, preceduta dalla mostra “Gli scritti e le opere di Stefano delle Chiaie”, il giorno 6 nella sala conferenze del Loggione del Museo Archeologico, è culminata con lo scoprimento di una lapide apposta sulla sua casa natale “modesta, muta e solitaria sur una strada campestre”, il palazzo ove insiste la cosiddetta “Portella” di S. Maria de Foris, che ora ha finalmente un “segno votivo che l'additi alla reverenza del passeggiero” (M. Mazzoccolo: in memoria di Stefano delle Chiaie, Teano 1927).
A conclusione dell'evento, sempre sul Loggione, la presentazione del volume “La damnatio memoriae di uno scienziato. Un caso di spoils system dell'Italia unita”, della paleopatologa Marielva Torino, già gradita ospite e relatrice nel Convegno sul Delle Chiaie, organizzato dalla nostra associazione “Erchemperto”il 23 giugno 2007, assieme al prof. Giovanni Chieffi dell'Accademia dei Lincei.
Con questa manifestazione si è finalmente ridato, degnamente, il giusto rilievo al grande naturalista, dopo l'inopinata perdita dell'intitolazione di una delle due Scuole Medie della Città che, con l'unificazione e accorpamento, imposto dalle nuove normative, aveva mantenuto solo quella dell'Istituto ove risiedevano gli uffici di segreteria.
Stefano delle Chiaie, dopo gli studi nell'allora fiorente e qualificato Seminario teanese, si trasferì diciottenne a Napoli per gli studi universitari
Qui, laureatosi in medicina nel 1818, e incanalatosi nella carriera accademica, divenne professore di anatomia e Direttore del Museo di anatomia patologica, avviando nel contempo una'alacre attività di ricerca scientifica, vasta e multiforme, come botanico, farmacologo, tossicologo e naturalista, che lo portò a una cospicua serie di pubblicazioni e scoperte scientifiche, con particolare riferimento agli studi sugli invertebrati marini, e all'amicizia e considerazione dei maggiori scienziati europei.
Le lunghe sedute di lavoro, in ambienti malsani e a continuo contatto con le esalazioni nocive delle preparazioni mediche, pian piano, però, lo debilitarono, lo sfibrarono, portandolo ad un grave ed esiziale deperimento organico e a problemi di fegato, tanto da portarlo alla morte il 22 luglio del 1860 a Napoli, dove fu sepolto nella chiesa di S. Maria Maggiore o “della Pietrasanta” ai Tribunali.
Ora, dopo quest'intitolazione, è assolutamente necessario continuare il percorso avviato, e dare senso e significato al lodevole lavoro, fin qui realizzato, al netto delle consuete predilezioni per santi, guerrieri ed eroi, della Commissione Toponomastica, senza che l'Amministrazione si perda ancora in inutili e fuorvianti questioni legate all'opportunità o meno delle ridenominazioni, frenandone l'abbrivio e frazionandone le proposte.
È certamente condivisibile l'esigenza di mantenere le intitolazioni, perché testimonianze di periodi e contesti storico sociali, a tutela della storia toponomastica della città e nel rispetto della sua identità culturale, ma vi sono sicuramente delle eccezioni, come quella che ha interessato il Delle Chiaie, a discapito della via, unanimemente conosciuta come “Rampe dell'Ospedale, ma banalmente intitolata Via Roma, senza alcun preciso riferimento alla storia cittadina e al suo territorio.
Così, come Piazza Umberto I, intitolata al re della svolta autoritaria, fautore di una scellerata politica colonialista e sanguinario repressore di moti popolari, giustificata solo dall'onda emotiva del suo assassinio, per mano dell'anarchico Gaetano Bresci, senza alcun riferimento a valutazioni storico sociali e culturali.
In questo caso, è assolutamente doveroso, prioritario e indifferibile, modificarne l'attuale denominazione, cambiandola in “Piazza 23 settembre 1943 – Luogo della memoria”, perché teatro dei tragici e sciagurati avvenimenti dell'ultimo conflitto, che portarono alla cattura e alla “stolta iniquità della deportazione”, degli uomini validi al lavoro (circa 250/300) strappati ai propri cari e costretti a umiliazioni, violenze e inaudite privazioni, nei campi di prigionia nazisti quali “schiavi di Hitler”, da cui non tutti tornarono.
E, a imperituro ricordo del pesantissimo tributo pagato per i bombardamenti alleati e per le vittime degli eccidi nazisti, in termini di vite umane spezzate e famiglie distrutte, di cui non vi è alcuna traccia negli atti ufficiali del Comune, se non in una lapide nell'androne della casa Comunale, con un elenco assolutamente lacunoso, parziale e pieno di omissioni; oltre che della terribile devastazione del paese.
Per cominciare, in tal modo, a squarciare quel cupo velo che, per tanti anni, ha ammantato il paese, con l'oblio quasi totale di quei tragici tempi, e per ridare visibilità alle tantissime vittime, fin ora lasciate in un angolo remoto della memoria, e delle quali ogni riferimento è stato rimosso.
Perché, senza la memoria del passato, non è possibile capire e vivere pienamente il proprio presente.
Allora, senza indugio alcuno, si continui con le valutazioni delle proposte già fatte dalla Commissione e, dopo l'intitolazione di Piazza 23 settembre 1943 – Luogo della memoria, si passi ad intitolare il Viale Ferrovia (o dei Platani!) a Werner Johannowskj, i gradoni adiacenti la Casa Comunale ad Erchemperto, il vico Asilo Infantile a Yvonne De Fleuriel, il Vico II S. Lazzaro al Principe Antonio De Curtis/Totò.
Il tempo di questa consiliatura, e di questa Commissione, è sufficiente per colmare un vuoto ultra decennale e porre rimedio a inaccettabili smemoratezze, a leggerezze e sciatterie, e per rendere il giusto riconoscimento ai tanti teanesi degni di essere tramandati al ricordo delle future generazioni.
Non sprechiamolo.

Martino Amendola
(da Il Sidicino - Anno XIV 2017 - n. 10 Ottobre)

Foto di Mimmo Feola