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Greg Lake - Addio alla voce del "Progressive Rock"

 
Frip e Lake
 

Il 2016 se ne è andato portandosi dietro, come forse mai nessun anno prima, una lunga teoria di artisti, musicisti in gran parte, a cominciare da Paul Kantner, il fondatore e leader dei Jefferson Airplane, Leonard Cohen, Gato Barbieri, David Bowie, Leon Russell, Keith Emerson, Prince e altri. Alla lista, il 7 dicembre, dopo una lunga e dura battaglia contro il cancro, si è aggiunto anche Greg Lake, cantante, bassista, chitarrista, anima di uno dei gruppi rock britannici più noti, gli Emerson Lake & Palmer, seguendo a ruota l'amico Keith Emerson, il tastierista dotato di incredibile virtuosismo del leggendario trio, morto suicida pochi mesi prima.
Greg Lake, nato a Poole, nella Contea del Dorset, il 10 novembre 1947, dopo alcune esperienze con gruppi semi sconosciuti come Shame, Shy Limbs e Gods, viene chiamato da Robert Fripp, musicista geniale, acuto sperimentatore, grande talento chitarristico e compositivo, con il quale aveva collaborato in alcune esperienze musicali giovanili, a far parte della nascente formazione dei King Crimson.
I King Crimson sono un quartetto con Robert Fripp, il leader “dittatore illuminato” del gruppo, alla chitarra e tastiere, Mike Giles alla batteria, Ian Mc Donald ai fiati e alle tastiere, Greg Lake al basso e voce, con la partecipazione di Peter Sinfield, artista eccentrico e fantasioso, creatore dei primi poetici e visionari versi del gruppo.
L'esordio discografico, nel 1969 con “In the Court of the Crimson King”, è sfavillante, sensazionale, la musica che promana dai solchi risulta spiazzante e innovativa, con atmosfere fantastiche, fiabesche e sognanti e al tempo stesso tenebrose, angoscianti e malinconiche.
Con testi che parlano di alienazione e paranoia, paradigma dell' “uomo schizoide del XXI secolo”: il brano d'apertura, in cui si rincorrono vertiginosi fraseggi di chitarra e sax, e la voce distorta di Lake che sembra provenire da mondi alieni; di corti rinascimentali, epiche cavalleresche, sogni, visioni e incubi, nel solco della poesia sepolcrale e dei canti ossianici cari a Peter Sinfield.
Con la voce calda e avvolgente di Greg Lake che tocca vertici di intenso lirismo in “Epitah”, in “Moonchild”, in “In the court of the C.K.” e nella trasognata, romantica e straniante traccia colma di autentica poesia di “I talk to the wind: “… io parlo al vento /le mie parole volano via / io parlo con il vento / e il vento non mi sta ad ascoltare / perché il vento non può sentire…”.
Il rock non è più quello semplice e immediato, ingenuo e energico, delle origini ma ora, in quelle componenti in quella fisicità, si innesta una musica che si “richiama alla testa oltre che ai piedi” come dalla dichiarazione d'intenti di Fripp, una musica che parte anzitutto dalla mente, pensata e rimuginata, chiamando a raccolta tutte le esperienze musicali, tutte le conoscenze letterarie e filosofiche.
La musica, dei King Crimson e in generale, diviene un flusso continuo di scambi e interazioni, una continua contaminazione di generi e livelli, un concentrato di cultura “alta” e tradizionale, popolare.
I tempi dei brani si dilatano, abbandonando i canonici 2/3 minuti, per composizioni prevalentemente strumentali e con complesse elaborazioni musicali, con composizioni in più tempi e movimenti, in cui le tastiere, in particolare il mellotron, predominano.
I testi sono alti, colti, letterari, impegnati, poetici.
 Il jazz, il folk, la musica classica, in particolare quella sinfonica e atonale, le avanguardie contemporanee (Gustav Holst e Bela Bartok in primis per Fripp ), diventano il fulcro edificante di quella musica che sarà da tutti conosciuta come “Rock progressivo” e che con i King Crimson e con il capolavoro assoluto di In the Court of… toccherà il vertice inarrivabile.
Divenendo l'emblema di un'epoca, gli anni settanta, con una gemmazione di band e musicisti di assoluto valore e spessore artistico: Peter Hammill e i Van Der Graaf Generator, Peter Gabriel e i Genesis, i Gentle Giant, i Family, gli Yes, i Pink Floyd, i gruppi di frontiera Traffic e Jethro Tull, i Moody Blues, i Procol Harum, gli EL&P, il genio rivoluzionario di Robert Wyatt e gli esponenti della “Scuola di Canterbury”: i Soft Machine, gli Henry Cow, i Caravan, i Gong; e tanti altri ancora.
Trovando linfa vitale in tutta Europa, in Germania e in Italia in particolare, con band eccelse come: gli Osanna, gli Area, la PFM, Il Banco, Il Perigeo, I Saint Just.
A quel lavoro seguirà l'album “In the wake of Poseidon”, sempre di un livello eccelso ma inficiato da incrinature e diversificazioni di vedute tra Fripp e gli altri elementi, in cui Lake compare tra i membri del gruppo ma, di fatto, è presente solo in alcuni brani abbandonando la band a metà sessione di registrazione per unirsi al progetto di Keit Emerson e del batterista Carl Palmer, dando vita al super gruppo degli Emerson Lake & Palmer.
Keith Emerson, pianista virtuoso e con bagaglio musicale di formazione classica proviene dai Nice, gruppo molto noto all'epoca e tra i primi, con i Moody Blues e i Procol Harum a sperimentare la fusione tra rock e classica, mentre Carl Palmer proviene dagli Atomic Rooster, della scena minore inglese.
Lake, che diventa il vero leader, porta in dote alcuni capolavori, inseriti nell'album d'esordio: “Emerson Lake & Palmer”, che diverranno dei classici del trio, in particolare : Lucky man e Take a Pebble, ballads intrise di suggestioni e lirismo, che riportano alle pagine del Re Cremisi ma, in generale, la musica e l'approccio degli EL&P al mercato sono totalmente diversi da quella di Fripp e dei King Crimson che “operano nel mercato ma senza sottostare alle regole del mercato”, con indipendenza e senza lasciarsene condizionare e stritolare.
Il gruppo è un'autentica macchina da guerra per spettacolari, strabilianti e pirotecniche esibizioni live, con particolari trucchi e trovate sceniche, divenendo presto famoso e ricercato, raggiungendo un'incredibile fortuna commerciale.
La musica è monopolizzata dalle tastiere di Emerson e dall'elettronica, e la contaminazione con la classica e il sinfonismo diviene ben presto maniera, fine a se stessa, estetizzante e vuota.
Gli album che si succedono: da Tarkus a Picture at an exhibition (da “Quadri di un'esposizione” di Mussorgskij) a Trilogy, a Brain salad surgery, tutti di grande impatto commerciale, portano agli estremi quel percorso artistico che culminerà in quello che sarà chiamato, con termine spregiativo Rock Barocco.
E, in contrapposizione del quale, nasceranno, col Punk, nuovi sviluppi e nuovi movimenti musicali, riportando la musica alla semplicità e energia iniziale, all'eliminazione delle tastiere, decretando la fine di un'epoca irripetibile, creativa e cruciale, che aveva portato il rock ad una dimensione nuova e rivoluzionaria.

Martino Amendola
(da Il Sidicino - Anno XIV 2017 - n. 1 Gennaio)

 
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