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Indice Martino Amendola
 
 

Toponomastica e intitolazioni

 
Puntualizzazioni, esemplificazioni e indicazioni
 

La questione della toponomastica e dell'intitolazione di strade e edifici pubblici, a personalità e avvenimenti degni di tale onore, dopo quanto espresso sull'ultimo numero de “Il Sidicino”, torna di incalzante attualità. Difatti, le valutazioni, le indicazioni e le sollecitazioni che emergevano, hanno stimolato l'avvio di una riflessione e di un confronto sulla necessità dell'evidenza pubblica, costantemente mancata finora, delle procedure che determinano le scelte, il rilievo e il valore dei personaggi designati, e il loro rapporto con il nostro contesto storico sociale.
In quest'ottica è bene precisare subito, a scanso di equivoci, che le mie considerazioni partivano dalla constatazione della mancanza “ab aeterno”, di un Regolamento e di una Commissione Toponomastica consiliare per la tutela della storia toponomastica della città, e per la proposizione di nuove denominazioni, nel rispetto della sua identità culturale, supportate da consistenti e adeguate analisi e documentazioni.
Con la conseguente e necessaria predisposizione di una Guida toponomastica e relativo stradario, seguito dall'urgente e non più procrastinabile aggiornamento della numerazione civica (ferma al censimento del 1981) e apposizione delle relative lapidi e targhe con l'indicazione delle intitolazioni, per fissare in maniera ferma e intelligibile le attribuzioni e le dedicazioni.
Al fine di non incorrere più in deprecabili situazioni di pressappochismo, come quella paradigmatica, indicata ed evidenziata, riguardante l'intitolazione di una via ad un fantomatico Carlo Ludovico Lauberg.
Erano tese, semplicemente, a ricordare e a reclamare l'applicazione della corretta metodica, con l'esemplificazione della corrispondenza tra il valore della personalità da onorare e il suo rapporto con la città.
Perciò, l'indicazione perentoria per l'intitolazione del viale a Werner Johannowsky, mancato nel 2010, quindi da meno dei dieci anni fissati dalla legge n. 1188/’927, dando per certo e assodato la concessione della deroga prefettizia, prevista dalla stessa normativa, in considerazione della sua notorietà e del suo grande prestigio internazionale.
Perciò, senza assolutamente voler essere esaustivi e risolutivi, come a qualcuno invece è sembrato di cogliere, seguivano le indicazioni esemplificative di alcuni personaggi teanesi del passato, di notevole spessore e importanza, ma misconosciuti ai più e non degnamente ricordati, ai quali è chiaramente possibile aggiungerne tanti altri.
Senza per questo trascurare o dimenticare coloro che sono scomparsi nel recente passato, o da soli pochi anni, ma che hanno lasciato cospicui segni del loro passaggio, del loro operato, e un ricordo vivo e indelebile nella comunità.
Tra i quali, sempre a titolo di esempio, è il caso di citare tra gli altri: Yvonne de Fleuriel, pseudonimo di Adele Croce, nata in Vico Asilo Infantile (che dovrebbe essere a lei intitolato) da famiglia di umilissime condizioni, che fu una delle più note e affermate “sciantose” dei primi decenni del ‘900, al seguito del grande Nicola Maldacea, tra quelle che monopolizzarono il “Varietà” al mitico “Salone Margherita” di Napoli, e sui palcoscenici di tutta la penisola. E che poi, abbandonato il varietà, fu valente attrice cinematografica con ruoli di protagonista in opere di cineasti del calibro di Carmine Gallone;
Giuseppe Caputo, giurista, uomo di cultura e soprattutto uomo di università, allievo di Arturo Carlo Jemolo, docente di diritto canonico all'Università di Bologna, direttore dell'Istituto Giuridico “A. Cicu” e autore di un famosissimo manuale di “Introduzione allo studio del diritto canonico a moderno”, considerato uno dei testi più importanti della scienza canonica. Che fu uno dei redattori della “Magna Charta Universitatum” firmata a Bologna dai rettori di tutto il mondo, nel 1988 quando gli fu affidata la prolusione per l'apertura dell'anno accademico. Illustre al punto che, in suo onore, nel decimo anniversario della morte, l'Università gli dedicò una sala dell'Ateneo;
Luigi Vernoni, prof. di Italiano e Storia negli Istituti superiori cittadini, figura simbolica e carismatica in tanti anni di impegno politico e sociale nel PCI, a favore dei più deboli, degli emarginati, per una società più equa più libera, di eguali e senza sfruttamenti; che, per il suo luminoso esempio, nella comunità e in Consiglio comunale, di personalità cristallina, contraddistinta da lealtà e rispetto rigoroso delle altrui idee, da forte umanità, sobrietà, rigore morale e alto senso civico ed istituzionale, intrecciate ad una profonda cultura, ha rappresentato un riferimento per tutti, compagni di partito, avversari, amministratori, semplici cittadini;
Mario Carpine, artista fortemente legato ad un vissuto denso di inquietudini, di speranze, illusioni e cocenti disillusioni, indissolubilmente ancorato al senso angosciante del reale e del vivere quotidiano, così fedelmente rappresentato e simbolizzato nelle sue opere. Che, col suo percorso pittorico e poetico caratterizzato, inizialmente, da sereni paesaggi, quasi metafisici, distesi nell'immobile chiarore del blu del cielo e del mare: le splendide “Macchie mediterranee”, ha evidenziato, successivamente e progressivamente, un divenire sempre più fosco e nebuloso, col caricare di pesanti pennellate materiche, di grumo di colori, una tela sempre più intrisa di toni tragici, amari, dando vita alla serie del “Cristo dei poveri Cristi”, del “Tramonto della civiltà”, dei “Graffiti”, delle “Civiltà scomparse”.
A Mario Carpine, teorico della “Filosofia del focolare”, come con ironia e celia amava definirsi, andrebbe dedicato il “suo” Vicolo dell'arte: quel vicoletto senza intestazione che da Piazza Giovanni XXIII si affaccia sul Corso, da lui così vezzosamente denominato e che ha ospitato periodicamente tante sue mostre e iniziative;
Guido Zarone, avvocato di professione, studioso, uomo di grande cultura, instancabile e paziente ricercatore, in archivi e biblioteche, di fatti e avvenimenti finalizzati al recupero e alla valorizzazione delle radici storiche, sociali, culturali, ambientali della nostra memoria storica. Che è stato il principale fautore e artefice della nascita dell'associazione Erchemperto e de “Il Sidicino” finalizzate alla promozione socio-culturale dell’Agro Sidicino e dell’Alto Casertano, oltre che autore di varie pubblicazioni su Teano.
A lui sarebbe doveroso dedicare la scalinata che si diparte dalla chiesa di S. Michele Arcangelo, di fronte al palazzo “Gigli” di sua proprietà, e che arriva all'ingresso secondario del comune, quotidianamente percorsa negli anni in cui fu sindaco della città.

Martino Amendola
(da Il Sidicino - Anno XI 2014 - n. 4 Aprile)