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Indice Martino Amendola
 
 

La parabola dei ciechi

 
Elezioni amministrative - Analisi e considerazioni
 

La “Parabola dei ciechi”, dipinto a tempera su tela di Pieter Bruegel il Vecchio,
databile al 1568 circa e conservato nel Museo di Capodimonte a Napoli

 

A oltre due mesi dalle elezioni amministrative, che hanno prodotto un cambiamento generale della classe politica teanese, un vero e proprio stravolgimento dello “status quo”, che sembrava cristallizzato e immodificabile, è possibile, con animo sereno e sgombro da valutazioni e influenze di tipo elettoralistiche, avviare una prima riflessione su quanto accaduto e sul perché del tracollo del consenso ai rappresentanti dei partiti, e in primis, a quelli del P.D., partito largamente maggioritario a Teano.
La crisi della politica e della forma partito, l'attuale legge elettorale, il “Porcellum”, che espropria i cittadini della facoltà di scegliersi i propri rappresentanti, lasciando nelle mani di una sparuta elìte il potere di scegliere e nominare gli “eletti”, la costante e crescente divaricazione tra società e partiti, e tra gli iscritti a questi e i loro dirigenti, sono i presupposti principali che generano disaffezione, disimpegno e repulsione nei cittadini. Dati che, uniti ai casi sempre più diffusi ed eclatanti di malversazione e corruzione, di clientelismo e nepotismo, e alla gravissima crisi economica che strangola il mondo occidentale, radiografano l'odierna situazione italiana e creano le condizioni per fenomeni di ribellismo e sterile antagonismo che spesso sfociano nel qualunquismo, nella demagogia e nell'antipolitica.
Un contesto incandescente che ha prodotto il “Movimento 5 stelle” di Grillo e Casaleggio, nei fatti un partito personale, con gravi limiti di democrazia interna, che ha ottenuto, in pochi anni, un consenso elettorale e una rappresentanza parlamentare ben al di là di ogni aspettativa e previsione, inglobando in sé volontà di cambiamento politico sociale e istanze eterogenee difficilmente conciliabili.
Divenendo, alle politiche del febbraio 2013, il secondo “partito” italiano; il terzo a Teano, con 1507 voti pari al 20,48%, subito dietro il PD e il PDL (1793 e 1760) pur senza alcun riferimento locale.
Episodio che, seppur in linea con la tendenza generalizzata a livello nazionale, di un voto di protesta anti partiti e anti sistema, doveva invece far riflettere seriamente la classe politica locale sul perché di quei numeri così rilevanti e distribuiti in maniera uniforme in tutte le sezioni del territorio.
Numeri, che davano il senso tangibile di uno iato, di una rottura ormai insanabile tra la classe politica che ha amministrato la città negli ultimi decenni, e i cittadini, andando ben al di là del normale e consueto scarto tra il voto espresso alle politiche e quello alle amministrative.
Cittadini di una comunità che ha subìto un progressivo e inarrestabile declino sociale ed economico, in assenza, o quasi, di una guida sicura e di una sana, avveduta, e lungimirante gestione politico amministrativa, generando solamente precarietà, abbandono, incuria.
E, di conseguenza, sentimenti di prostrazione, avvilimento, sconforto e fatalismo, che divenivano fertile humus per rabbia, risentimento e rivolta.
Rabbia e risentimenti, sempre sterilizzati, invero, da pressioni, facili promesse, vuote lusinghe, vane aspettative, confondendo nell'identica prospettiva il cittadino e l'amministratore, giacché la classe politica altri non è se non lo specchio, il riflesso, degli amministrati.
Sostanziando, così, dando corpo e vita, alla famosa “Parabola dei ciechi” splendidamente rappresentata in un vero e proprio capolavoro della pittura da Pieter Bruegel, a significare che: “Se un cieco guida altri ciechi, tutti cadranno nel fosso”.
Confusione e prospettive frantumati nel contesto odierno di gravissima crisi economica che ha polverizzato ogni sicurezza, ogni aspettativa e speranza, rendendo tutto più nebuloso e tetro, tutti ancora più deboli, più poveri, più bisognosi di risposte anche minime ma certe e congruenti. Risposte che i partiti, gli apparati, che si proponevano di amministrare la Città, erano obbligati a dare, per evidenziare i percorsi da intraprendere per uscire dal tunnel e cominciare la risalita, la rinascita.
Invece, i partiti referenti della lista di centrodestra e quelli di centrosinistra (la lista del col. Pino era di pura e semplice rappresentanza personale), hanno continuato come al solito, come se niente fosse successo. Puntando, gli uni (Toscano, centrodestra), solamente su candidati che potevano garantire un congruo pacchetto di voti, e la sperata vittoria, proponendo ben quattro assessori uscenti della ex maggioranza di centrosinistra (?), e solo dopo tale scelta sostanziando il programma, gli obiettivi (come da intervista rilasciata alla stampa locale).
Gli altri, (Scoglio, centrosinistra), confidando essenzialmente su un generico e salvifico ricambio anagrafico generazionale, in assenza di: una puntuale analisi politica circa le condizioni cui è stata fatta sprofondare la città e le cause di ciò; un ponderato giudizio sull'operato dell'amministrazione uscente (centrosinistra di partenza, Picierno), sugli errori e i guasti prodotti e le conseguenze politiche inevitabili e necessarie per i protagonisti di ciò; di una visibile strategia da perseguire; un progetto condiviso di alternativa, di cambiamento, per il paese, il territorio e l'intera comunità.
Manchevolezze che, ad un certo punto, hanno portato all'assurdo, e inconcepibile per ogni elettore di sinistra (ex PCI-PDS-DS), di proporre al futuro candidato di centrodestra (Toscano) di guidare la lista di centrosinistra. Denotando, chiaramente, i punti focali negativi dell'attuale P.D. teanese (e, per molti versi, di quello nazionale): la mancanza di un'idea precisa di un orizzonte comune, di un patrimonio collettivo di valori e ideali, di radicamento sociale, l'incapacità d'essere “intellettuale collettivo”, di gramsciana memoria, interpretando ed esprimendo i sentimenti, i pensieri e gli umori della propria gente; l'assenza della sua funzione di stimolo propulsivo e di controllo; perpetuandosi la connotazione di partito (l'ex DC, l'ex PSI, l'ex Margherita) vissuto quasi esclusivamente come comitato elettorale, in funzione solo delle manifestazioni di voto, in cui tutti sono fungibili e interscambiabili se utili alla vittoria fine a se stessa, al potere per il potere.
Situazione in cui è stato abbastanza agevole, per la lista civica “Un'opportunità per Teano” e per il candidato sindaco Ing. Nicola Di Benedetto, presentarsi ed essere avvertita come soggetto di rottura netta, di discontinuità e di cambiamento. Perché, senza alcun partito di riferimento alle spalle, ha puntato tutto sul rinnovamento totale della classe politica, facendo proprie quelle istanze che avanzavano prepotenti nella comunità e canalizzando la rabbia, il risentimento e l'indignazione, rifiutando qualsiasi coinvolgimento di persone con passate esperienze amministrative, dato l'esito fallimentare delle amministrazioni degli ultimi decenni (guadagnandosi l'accusa, rivolta nel passato al PCI-PDS-DS, di: “duri e puri”, di fare l'analisi del sangue). Senza presentare alcun figlio, fratello o nipote, di sindaci, vice sindaci, assessori e aspiranti sindaci, di cui erano imbottite le altre liste.
Puntando tutto sulla condivisione delle scelte da fare, sulla partecipazione democratica allargata ad ogni settore della società, con il rispetto preciso e puntuale delle regole, sulla responsabilizzazione degli operatori politico sociali, sul decollo della macchina amministrativa, con la più ampia e possibile trasparenza.
E, a chiaro suggello della coincidenza tra quanto asserito e manifestato, della grande credibilità palesata, la lista era l'unica senza alcun nome nel simbolo (Bersani docet).
Credibilità e coerenza dimostrata anche alla proclamazione della vittoria, quando un corteo numeroso e spontaneo ha invaso le strade e le piazze del paese e delle frazioni, in un festoso e liberatorio carosello. Senza alcun momento di astio, disprezzo, rivalsa, nei confronti di chicchessia, come invece successo nel recente passato, quando i sostenitori della lista Zarone dileggiarono gravemente lo sconfitto Picierno e i suoi familiari fin sotto casa. Salvo poi soccorrerlo e aderire alle sue liste nelle successive elezioni.
Ora, cessata la contesa, è giunto il momento in cui ognuno, nel rispetto dei ruoli, con le proprie idee, le proprie convinzioni, senza fare sconti alcuno, magari con asprezza e decisione, perché il conflitto, il confronto e lo scontro fra idee, è il sale della democrazia, deve agire per il bene della nostra comunità.
Anteponendo l'interesse pubblico a quello personale, facendo sempre prevalere il “noi” , in un'epoca in cui la “patologia dell'io”, la cura delle questioni private e particolari, ha prodotto il quasi disfacimento della nostra Repubblica.

Martino Amendola
(da Il Sidicino - Anno X 2013 - n. 8 Agosto)