In occasione dell'annuale Fiera di S. Antonio, presentiamo alcune immagini inedite risalenti al 1933, provenienti dall'archivio dell'arch. Vincenzo Lerro. Le foto, del dott. Giuseppe Boragine, testimoniano eloquentemente la rilevanza della manifestazione, una “Mostra zootecnica” di carattere interregionale, con l'esposizione e la vendita di “vacche e vitelli selezionati” oltre ad una rinomata “rassegna equina”.
La fiera, perfettamente integrata e armonizzata con la festività religiosa, durava 13 giorni, dal 1 al 13 giugno, occupava ampie porzioni del territorio collinare di S. Antonio, avendo come fulcro il Santuario, e attirava allevatori, commercianti e contadini da ogni parte della Campania e dalle regioni confinanti.
Divenendo, in più, una della mete privilegiate dell'Esercito che, di stanza a Teano, ove fino agli anni ‘40 aveva dei campi di addestramento e un reparto di cavalleria, in questa occasione sceglieva le cavalcature per i propri cavalleggeri.
Teano era uno dei centri agricoli e commerciali più importanti della Campania settentrionale, oltre che luogo di residenza estiva della nobiltà e della borghesia napoletana, e le fiere del bestiame: oltre a quella di S. Antonio notevole era anche quella dell'8 ottobre, festa di Santa Reparata, dedicata in particolare alla vendita di suini della pregiata razza nera teanese “Pelatiello”, rappresentavano un momento cruciale e proficuo per l'economia cittadina.
Dal dopoguerra in poi, la fiera è andata progressivamente perdendo le caratteristiche originarie zootecniche e la rinomanza acquisita per divenire, ridotta a soli 4 giorni, una indefinita rassegna locale di prodotti dell' ”agricoltura, commercio, industria e artigianato”, che sopravvive solamente grazie al forte richiamo della concomitante festività del santo più amato e venerato dai teanesi.
Martino Amendola
(da Il Sidicino - Anno VIII 2011 - n. 6 Giugno) |
