TEANO
 
Tradizioni
 
Detti popolari
 
Detti popolari di Terra di Lavoro
 

Gli animali

Il gallo e la gallina
Altro animale importante per l'alimentazione era il gallo; nei secoli passati i polli dovevano essere molto comuni sia nei poderi dei ricchi, sia nelle aie dei contadini, anche dei più poveri.
Con questo va considerata anche la gallina soprattutto per le uova che regala alla padrona di casa; e poi c'erano i pulcini che formavano la nidiata della "vòccola", cioè la chioccia.
Cominciamo col riferire un detto sul gallo:
1. Addò stanno ciénte vagli a cantà, nun se fa maje juórno (Varianti formali: Quanno stanno tanta vagli a cantà, nun schiara maje juorno), cioè: Dove (o quando) ci sono molti galli a cantare, non si fa (non schiara) mai giorno.
A discutere in troppi non si giunge mai ad una conclusione. In un pollaio è preferibile che ci sia un solo gallo, che faccia da padrone assoluto, anche nei confronti delle tante galline a disposizione, altrimenti ci sono continui battibecchi e scontri trai maschi per stabilire a chi tocchi il comando supremo!
2. Quello che segue può riferirsi sia al gallo sia alla gallina: Tené' 'u pizzo buóno e a scélla rótta (Tenere il becco buono e l'ala rotta): avere il becco buono per mangiare e l'ascella (la scélla) rotta così da non poter volare (in generale muoversi). Il detto si riferisce a chi è malandato nel corpo, ma ha ancora buon appetito.
3. In quello che segue son messi di contro gallo e gallina: A vaglina fa gl'uóvo e a `u vaglio 'i 'ngégna 'u culo (La gallina fa l'uovo e al gallo gli brucia il culo); incerto l'etimo di `ngignà per bruciare. Se uno fa del bene, perché sei invidioso?
4. A vaglina che nun fa gl'uóvo è sempe pullastra (La gallina che non fa l'uovo è sempre pollastra). La persona anziana che non ha avuto figli è sempre giovane e ancora piacente!
5. Tiémpo 'e vinaccia: chi vo' ll'ova, che se le faccia! (Tempo di vinacce: chi vuole le uova, che se le faccia). La vinaccia è ciò che rimane dell'uva pigiata; la vinificazione si fa nei mesi di settembre - ottobre, periodo in cui le galline non fanno le uova. Da notare la rima vinaccia/faccia. L'uso del congiuntivo (faccia) fa pensare che il detto non sia antico.
6. 'U pucino vó mette' a béve' a' vòccula (Il pulcino vuol mettere da bere alla chioccia).Per l'etimo di vòccula si potrebbe pensare alla forma latina vocca connessa col verbo vocare = chiamare per l'abitudine che ha la chioccia di correre in giro continuamente chiamando a sé i pulcini (D'Ascoli, Diz. Etico. Nap., Napoli, 1979, pag. 719). Il detto vuol riferirsi a persone di rango inferiore che vorrebbero dar lezione a quelle di grado superiore.
7. "Fatico, fatico, sempe scàusa vaco" ricètte 'a vaglina ("Fatico, fatico, ma sempre scalza vado" disse la gallina). Scàusa = scalza con passaggio da –1 seguita da consonante ad –u , come in gàuto da alto. Detto di persona che, nonostante tutto l'impegno messo nel lavorare sodo, non riesce a migliorare la sua posizione sociale.
8. Pinnuli 'e gallina e sceruppo 'e cantina (Pillole di gallina e sciroppo di cantina). Le pillole (in dialetto sono conosciute al maschile) sono le uova, la cantina è l'osteria il cui sciroppo è naturalmente il vino; pertanto chi vuol stare in buona salute deve cibarsi di uova e bere vino.
Come si vede, l'uovo compare in almeno quattro detti: la sua frequenza sta a dimostrare la sua importanza nell'alimentazione; c'è da dire però anche che la gallina fa fessa 'a femmena, la inganna perché questa non si rende conto di quanto le costi un uovo.

La volpe
Parlando di galline e pulcini, il nostro pensiero corre al loro nemico dichiarato che è la volpe e a proposito del rapporto tra questi due animali va ricordato il famoso detto:
1. "Cunziglio 'e vórpe: rammaggio 'e vagline" (Consiglio di volpi: danno di galline). Rammaggio dal francese dammage, cioè danno.
Alla volpe si riferiscono poi due locuzioni da noi raccolte in zona:
2. "Pare 'u fuóco r'a vórpe" per indicare un fuoco scarso, che sta quasi per spegnersi; e
3. "Tené' gl' uócchi a fessélla 'e vórpe", tenere cioè gli occhi quasi chiusi, come quando si è trascorsa una notte in bianco o si è ubriachi.

Antonio Martone
(da Il Sidicino - Anno XI 2014 - n. 9 Settembre)