Gli animali
Il cavallo
Già in epoca classica esso aveva una grande importanza, che s'accrebbe nel Medio Evo, grazie alla fusione della civiltà latina con quella dei Germani i quali tenevano questo animale in grandissima considerazione fin dai tempi più antichi.
Il cavallo continua poi ad essere d' indispensabile aiuto per l'uomo nel lavoro, nel trasporto delle persone e delle cose, nella caccia, in guerra, ecc. L'uso di gareggiare nei tornei impone ai nobili i quali costituiscono lo strato più elevato della società medievale, di avere cavalli che per bellezza e attitudini guerresche rendano più grande il loro prestigio.
Nella nostra raccolta il cavallo è presente poche volte.
1. 'U cavallo 'e corsa se vére `ncopp'o tiro a lluóngo (Il cavallo da corsa si vede sul tiro a lungo).
Il cavallo valido e capace si riconosce sopra il tiro a lungo; cioè la sua resistenza si valuta non su percorsi brevi; le persone capaci a lungo andare, col passar del tempo manifestano le proprie qualità.
2. A cavallo jastemmato 'i luce `u pilo (A cavallo bestemmiato gli luce il pelo).
A cavallo contro cui è stata lanciata una imprecazione luce il pelo; chi è mal visto dagli altri ha sempre un bell'aspetto (S. Zazzera, Proverbi e modi di dire napoletani, Roma, 1996, p. 13).
3. 'Nu fascio 'e malèreva avanza a ciénte cavalli (Un fascio di cattiva erba basta e avanza a cento cavalli).
Un detto di segno negativo, diverso dai due precedenti di segno positivo.
Il cane
Nella graduatoria delle frequenze degli animali nei detti popolari da noi raccolti, al secondo posto troviamo il maiale e, grosso modo alla pari, il cane, che naturalmente si segnala per un altro motivo, quello cioè della difesa e dell'amicizia dell'uomo.
Elenchiamo i detti che riguardano il cane.
1. Chi nun rispetta `u cane, nun rispetta manco lu padrone (Chi non rispetta il cane, non rispetta neanche il padrone).
Il rapporto tra cane e padrone è molto stretto; il padrone vuole bene al suo cane che gli è fedele; perciò in questo caso, rispettare il cane è lo stesso che rispettare il padrone. Se tra due persone (padre e figlio, marito e moglie, due amici, ecc.) c'è stima reciproca, esse si equivalgono, perciò è necessario rispettarle entrambe; offendere l'una è come offendere l'altra.
2. 'U cane 'e caccia, quanno ha da caccià, 'i vène ra piscià (Il cane da caccia, quando deve cacciare, gli viene da urinare).
Qui si sottolinea una caratteristica negativa che colpisce in particolare il cane da caccia perché l'arte venatoria era nel Medioevo disapprovata in generale dalla Chiesa.
3. 'Na vota 'u cane jètte a messa e 'u caccèreno pure for' (Una volta il cane andò a messa e lo cacciarono anche fuori).
Quando si dice "vita da cani" si vuol dire "vita randagia" perché nessuno ti accoglie; sei cacciato via da ogni luogo. Andare in chiesa ad ascoltare la messa è per i cristiani una buona azione, anzi un precetto da osservare, ma nemmeno lì il cane troverà accoglienza.
4. 'U cane mózzeca 'u stracciato (Il cane morsica lo stracciato).
I deboli sono sempre sopraffatti: una persona sta male? La cattiva sorte sembra accanirsi contro di essa, facendole capitare altri malanni. È interessante qui sottolineare che a rappresentare la cattiva sorte sia scelto il cane visto nell'azione dell'azzannare.
S. Me pare 'u cane `ncòpp'e cannaùcciuli (Mi pare il cane sopra i pezzi di canapa).
Qui il cane è assunto a simbolo di chi è costretto a muoversi continuamente, senza mai trovar requie come appunto chi sta disteso sopra pezzetti di canna di canapa, certamente non soffice, anzi duri e pungenti; quindi l'espressione è riferita al comportamento di quei ragazzi molto vivaci che si agitano sempre.
6. Attaccà i cani cóglie e cóglie (Attaccare i cani testicoli e testicoli).
Se si riesce ad attaccare i cani legandoli in questo modo, i due animali creeranno un pandemonio; il detto vuol esprimere perciò l'idea di "mettere zizzania".
7. È meglio esse' parente a' cana che a 'o cane (È meglio essere parente alla cagna che al cane).
Tra maschio e femmina, meglio quest'ultima. Tra i parenti le donne sono più accomodanti; da loro si ottiene qualcosa di più.
8. Pòzzano accìrere a te, no a i cani ricènno (Possano uccidere te, non i cani dicendo).
Una imprecazione contro l'essere umano, che spesso si comporta in modo peggiore delle bestie. Il gerundio finale sembra quasi un ricredersi: 'per così dire'!
Dunque il cane va rispettato come simbolo di fedeltà; ma esso è anche segno della cattiva sorte che azzanna; vien cacciato via, è vagabondo (non trova mai requie), mette zizzania. Il cane quindi ha sempre avuto un significato ambivalente: fedele, ma anche una creatura demoniaca.
Antonio Martone
(da Il Sidicino - Anno XI 2014 - n. 7 Luglio)