TEANO
 
Tradizioni
 
Canti popolari
 
Canti popolari di Terra di Lavoro: il tema dell'amore
 

Fonte: canto raccolto da Zì Arcangelo

1. IL CUORE PER SEGNALE

Testo dialettale:
Nennella mia m'ha mannato a dice'
che stanotte me vene a truvà;
ma si pe' sorte nun pô venì,
me manna 'u core suojo pe' signale.

Traduzione:
La mia ragazza mi ha mandato a dire
che stanotte mi viene a trovare;
ma se per caso non può venire,
mi manda il cuore suo per segnale.

Note di commento:
una quartina di decasillabi, di cui quelli centrali sono tronchi.
L'innamorato attende con ansia la sua ragazza per un incontro notturno; questo sarebbe il suo desiderio; ma, nella realtà, dovrà accontentarsi del sospiro del cuore di lei. Un contrasto dunque tra sogno e realtà.

2. E BBUJE RURMITE!

Testo dialettale:
Bellizza r'e bellizze, a chi pensate?
La luna fa lu giro e bbuje rurmite.

Traduzione:
Bellezza delle bellezze, a chi pensate?
La luna fa il (suo) giro e voi dormite.

Note di commento:
Un distico di endecasillabi con assonanza pensate/rurmite.
Da notare l'uso dei “voi” (bbuje) con cui l'innamorato si rivolge alla sua bella: esso indicava un senso di rispetto (ma anche di scarsa comunicabilità) tra i fidanzati di un tempo! Interessante poi l'uso del superlativo, formato alla maniera biblica (in secula seculorum): “bellezza delle bellezze” = la più bella.
L'innamorato sembra rammaricarsi della indifferenza della sua donna che dorme e non pensa a lui, mentre la luna che splende in cielo inviterebbe gli innamorati ad incontrarsi.

3. REGALI

Testo dialettale:
Vecco che vene l'ora de la cena;
curri patrona e concia la 'nzalata;

la voglio na frunnella re lattuga
e n'äuta re cecoria ammiscata;

la purziona mïa, la voglio a scierto;
la voglio regalà alla nnammurata.

Traduzione:
Ecco che viene l'ora della cena;
corri padrona e prepara l'insalata;

la voglio, una fogliolina di lattuga
e un'altra di cicoria mescolata;

la porzione mia, la voglio a parte;
la voglio regalare alla innamorata.

Note di commento:
Tre distici di endecasillabi, con rima ai versi pari.
Sul piano lessicale: l'avv. “ecco” preferisce un sostegno prima della vocale iniziale, per cui “vecco”; il verbo “cunciare”, da acconciare, preparare, nel nostro dialetto vuol indicare più propriamente l'atto di condire con sale e olio; n'àuta: un'altra (in cui la L si vocalizza in U; altro esempio: alto > (g)àuto): l'espressione “a sciérto” (mettere da parte) deriva probabilmente da excerptum (da excerpo): estratto, scelto.
Sul piano sintattico da notare l'anticipo del complemento oggetto: “la voglio, na frunnella…”, e ancora “la purziona mia, la voglio …”.
In questi distici il tema dell'amore si mescola con quello più banale e prosaico di una insalata di cicoria e lattuga che l'innamorato mette da parte per regalarla alla sua donna.

4. DESIDERIO

Testo dialettale:
Vulessi saglì ncielo, si putessi,
cu na scalella re seimila passi
e arrivassi alla metà e se rumpesse:
mbraccio a nenna mïa me ritrovassi!

Traduzione:
Vorrei salire in cielo, se potessi,
con una scaletta di seimila passi
e arrivassi alla metà e si rompesse:
in braccio alla mia ragazza mi ritrovassi!

Note di commento:
quartina di endecasillabi con rima alternata.
Sul piano sintattico è da notare l'uso di due congiuntivi nel periodo ipotetico (vulessi … , si putessi).
La quartina esprime un pensiero molto semplice: il desiderio di ritrovarsi tra le braccia della sua “nenna”.
Esuberante la fantasia dell'innamorato che immagina di salire al cielo con una lunga scala (con migliaia di gradini); ma giunto a metà del percorso, si augura che la scala si rompa; e ad accoglierlo tra le sue braccia c'è la sua innamorata!
Da una parte dunque l'aspirazione verso l'alto (le cose celesti), dall'altra l'attrazione verso le cose di questa terra (l'amore della donna).

Antonio Martone
(da Il Sidicino - Anno X 2013 - n. 6 Giugno)