TEANO
 
Tradizioni
 
Canti popolari
 
Canti popolari di Terra di Lavoro: Baci
 

Fonte: canto raccolto da Zì Arcangelo (cfr il Sidicino, n. 3, marzo 2013, pag. 7, introduzione).
Annotazioni lessicali e sintattiche
Tèccote: eccoti con il pronome “te” enclitico; l'avverbio “ecco” con la vocale iniziale su cui cade l'accento tonico sembra volersi appoggiare nel nostro dialetto ad una consonante; all'inizio della canzone di Capodanno a Pignataro (E vecco ch'è menuto Capuranno) “ecco” è rinforzato dalla V; perché in questo frammento di canto d'amore l'avverbio ricorre per sostegno a T? probabilmente per influenza del pronome enclitico “te”, ma non si può escludere una influenza del verbo “tenere”, quasi a dire: “Tieni, ecco”.
Musso: muso (con raddoppiamento della S); portare il broncio. Cfr. allungare il muso.
Vaso: bacio per il solito scambio tra B e V; esempi: braciere: vrasera, basta: avasta, buoi: vuoje, botte: votta, bisaccia: vesaccia ecc. (vedi il nostro Dizionario etimologico , p. 13).
Cugliarrìa: letteralmente: coglierei, quindi darei; ma cogliere è più pregnante, è come un colpire la bocca, appunto con un bacio!
Cerasa: ciliegia; etimo dal greco e tardo latino cerasia (a Ceraso urbe Ponti, secondo Isidoro); da notare come il nostro dialetto sia più vicino al termine originario, rispetto alla lingua fiorentina!
Me piace a me: è da notare l'uso del pronome ripetuto, quello atono prima e quello tonico poi; oggi l'uso si è diffuso, almeno nella lingua parlata, anche a livello non popolare.
Vulessi: vorrei; nel nostro dialetto manca il condizionale.
Runà: donare; qui ricorre lo scambio tra D e R; ecco qualche esempio: dito: rito, riàulo: diavolo, dotto: (fa 'u) rotto, Demanio: Rummanio, ecc.
Frate: fratello; il nostro dialetto è più vicino al lat. frater, di cui l'italiano ha usato il diminutivo. Idem per sora: sorella.
Brevi note sul contenuto dei frammenti
Nel primo frammento si paragona l'innamorata ad un garofano rosso, simbolo di passione ardente.
C'è stato tra i due uno dei soliti contrasti che sono normali tra innamorati (l'amore non è bello se non è “stuzzicarello”! come dice una famosa canzone); la ragazza porta il broncio al suo ragazzo. Che cosa, meglio di un bacio, può riconciliare i due?
Nel secondo lei è paragonata ad una rossa cerasa: si sa che le ciliegie fanno gola ed una tira l'altra. La rossa cerasa richiama le labbra e l'innamorato proprio queste vorrebbe “colpire”!
Interessante il terzo frammento che gioca sul rapporto tra i verbi volere (desiderare) e dare: vorrei (in cambio?) i baci che ti ho dati; insomma uno scambio tra il dare (donare) e l'avere, che però in questo caso coincidono.
L'ultimo frammento ci offre una situazione drammatica: un giovane finisce in carcere per aver dato un bacio alla innamorata; a tal proposito va ricordato che nei secoli passati si poteva finire davvero in carcere se si baciava in pubblico una ragazza, specie se questa non accettava il corteggiamento dello spasimante.

Antonio Martone
(da Il Sidicino - Anno X 2013 - n. 5 Maggio)

Testo dialettale

1. Tèccote nu bellu vaso
Garofano russo,
Voglio sapé che t'aggio fatto
Che puort'o musso;
tèccote nu bellu vaso
e facimmo pace.
2. Te cugliarrìa nu vaso
Quanto te sî fatta róssa,
me pari na cerasa;
te cugliarrìa nu vaso
addó me piace a me.
3. Vulessi 'e vasi
Nun voglio niente:
vulessi 'e vasi
che t'aggio rati:
chigli r'o juorno,
chigli r'a notte
te voglio runà.
4. Pe' nu vaso che dètte â nnammurata.
Oh, Marialena nu frate teneva:
sta carcerato pe' senza niente,
pe' nu vaso che dètte â nnammurata.

Traduzione

1. Eccoti un bel bacio
Garofano rosso,
Vorrei sapere che cosa t'ho fatto
Per cui (mi) porti il muso;
eccoti un bel bacio
e facciamo pace.
2. Ti coglierei un bacio
Quanto ti sei fatta rossa,
mi sembri una ciliegia;
ti coglierei un bacio
dove piace a me.
3. Vorrei i baci …
Non voglio niente:
vorrei i baci
che ti ho dati:
quelli del giorno,
quelli della notte
ti voglio donare.
4. Per un bacio che diede all'innamorata
Oh, Marialena un fratello aveva:
sta carcerato per un motivo futile,
per un bacio che diede alla innamorata.