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Canti popolari
 
Canti popolari di Terra di Lavoro: La bella alla finestra
 

Fonte: canto raccolto da Zì Arcangelo nelle campagne di Pignataro (vedi Il Sidicino, marzo 2013).
Note metriche:
6 distici di endecasillabi.
I versi pari dei primi quattro distici terminano con verbi di terza coniugazione all'infinito (trasire, saglire, durmire/rurmire) che rimano tra loro.
Negli ultimi due distici invece, notiamo rime alternate: mettimmo/sussimmo e scetammo/mamma (in quest'ultimo caso bisogna tener presente che comunque la rima è perfetta perché le vocali finali di “scetammo” e “mamma” si pronunciano con un suono indistinto).
Analisi del testo
'ncopp'a: espressione avverbiale = sopra. Etimologia: “coppa” = “nuca, per somiglianza di forma in base al lat. “cuppa(m)” = botte.
Trasire: dal lat. classico “transire”.
Durmire e rurmire: a proposito di questo verbo, c'è da notare che nella lingua napoletana c'è alternanza delle due forme; generalmente la consonante D dell'italiano si trasforma in R, ma spesso rimane D; nel nostro caso, “portame a durmire” è preferito a “portare a rurmire”.
Mannaggia: esclamazione di stizza: male ne abbia!
Isso: pronome personale = egli, lui; dal lat. ipsu(m) [non da “is”, che pure significa egli].
Ce scetammo, da scetarse da se excitare: svegliarsi.
Ce sussimmo: da sόsserse dall'avv. Susum/sursum.
Il contenuto
Il componimento si può dividere in tre momenti:
1. La salita sulla finestra; 2. La notte trascorsa a letto; 3. Il risveglio al mattino.
È la classica situazione dell'innamorato che vede la sua bella affacciata alla finestra e la prega di non chiuderla; anzi… e qui la fantasia dell'innamorato si sbizzarrisce, chiedendo alla giovane di calargli giù un capello delle sue trecce con cui (come con una fune) salire sulla finestra.
Qui giunto, la fanciulla lo prenderà tra le sue braccia e lo porterà a letto; e su quel letto, beato chi ci dormirà! (il senso letterale del verso non ci è del tutto chiaro).
La scena finale è quella del risveglio al mattino: essi saranno svegliati da un campanello appositamente collocato a capo del letto.
Come appariranno? Entrambi figli di una mamma!!! Han trascorso la notte come fratello e sorella (!?).

Antonio Martone
(da Il Sidicino - Anno X 2013 - n. 4 Aprile)

Testo dialettale

1.
Oj bella che staje 'ncopp'a sta fenesta,
famme na grazia: nun te ne trasire;

2.
mìname nu capiglio 'e chesti trezze;
mìnaglio abbascio ché voglio saglire.

3.
Quanno ci simmo ncopp'a sta fenesta,
pìgliame mbraccio e pòrtame a durmire;

4.
quanno ce simmo ncopp'a chigliu lietto,
mannaggia l'aria 'e chi n' ce vô rurmire.

5.
Nu campanieglio a ccapo ce mettimmo:
quann'isso sona, nuje ce scetammo;

6.
e quanno la matina ce sussimmo,
paremmo tutt'e dduje figli a na mamma.

Traduzione

1.
Oj bella che stai sopra questa finestra,
fammi una grazia: non te ne entrare;

2.
ménami un capello di queste trecce;
menalo giù perché voglio salire.

3.
Quando saremo sopra questa finestra,
prendimi in braccio e portami a dormire;

4.
quando saremo sopra quel letto,
mannaggia l'aria di non ci vuol dormire!

5.
Un campanello a capo ci metteremo;
quando esso suona, noi ci svegliamo;

6.
e quando la mattina ci alziamo,
sembriamo tutti e due figli di una mamma.