Al Ministero per i Beni e le Attività Culturali
Direzione Generale per i Beni
Architettonici e Paesaggistici
Ex Servizio III°
Via di San Michele, 22
ROMA
Alla Soprintendenza per i Beni
Architettonici e del Paesaggio,
per il patrimonio Storico, Artistico
e Demoetnoantropologico
per le province di Caserta e Benevento
Palazzo Reale
81100 CASERTA
OGGETTO Comune di Teano (CE) “Casina” di Piazza Umberto I. Tutela.
Sig. Ministro, è con rammarico, ci creda, che ci sentiamo costretti ad intervenire, inserendoci nella corrispondenza tra il Suo Ministero e la Soprintendenza di Caserta, inviataci per conoscenza.
Purtroppo, la missiva, prot. 28259 del 23. 12. 2004 - risposta al foglio del 26. 10. 2004 Sez. N° SBA/36767, è illuminante e paradigmatica della conoscenza e della considerazione che le Istituzioni preposte alla tutela hanno dei Beni a loro sottoposti (almeno in terra sidicina).
Ci saremmo aspettati, logicamente, chiarimenti e delucidazioni, per l’assenzo e avallo dato dalle soprintendenze al progetto di demolizione della “Casina”.
La Soprintendenza di Caserta, invece, evitando di entrare nel merito delle nostre osservazioni e censure, si lancia in interpretazioni esegetiche della parola “Casina”, facendola strumentalmente derivare dal lessico dialettale “ “a Casina” che a suo dire significherebbe “casa piccola e insignificante”.
Ciò è la dimostrazione lampante della non conoscenza della cose teanesi da parte dei funzionari di Caserta.
Infatti, a prescindere che il significato del lessico dialettale è invece “casa piccola e graziosa”, l’edificio in oggetto, è stato fino agli inizi degli anni 30 del secolo scorso, sede del “Casino dell’Unione”, circolo esclusivo di ritrovo e gioco (anche d’azzardo) dei notabili del paese, come è ben documentato dalle foto inviatevi col dossier, e che all’uopo rinviamo, e da ciò ne deriva la denominazione.
Inoltre, ci corre l’obbligo di puntualizzare, nuovamente, che la “casina” è parte integrante della sistemazione ottocentesca di Piazza Umberto I, inglobata all’arco, poi andato distrutto nel dopoguerra, come quinta scenica della Piazza voluta e realizzata come Teatro aperto.
Ancora, non è la “Casina” che copre la visuale di Palazzo Zarone, ma la cortina edilizia sette- ottocentesca a sinistra della stessa.
Per ultimo, ribadiamo che il progetto in parola è in contrasto:
- con il Piano di Recupero vigente, (approvato una decina di anni fa, all’unanimità, dal Consiglio comunale, e sottoscritto e plaudito dalle Soprintendenze) che non prevede alcuna demolizione nel Centro storico;
- con la Legge 26/2002 della Reg. Campania, in base alla quale è stato approntato e per cui se ne è richiesto il finanziamento, che, parimenti non ammette demolizioni di edifici storici e, in più, prevede procedure precise, che non sono state rispettate, per interventi su edifici condominiali (la “casina” è un edificio condominiale).
Sig. Ministro, per finire, ci conceda di abusare ancora della Sua disponibilità per segnalarle lo sconcerto dei cittadini che hanno assistito al restauro della chiesa settecentesca (nell’aspetto attuale), dell’Annunziata, nei pressi della “Casina”.
Infatti, per la ripulitura della lunetta marmorea cinquecentesca, del portale d’ingresso, invece delle tecniche soft oggi di norma, (impacchi di acqua distillata, solventi leggeri, interventi manuali e di minimo impatto) si è proceduto con la tecnica della sabbiatura, effettuata con sabbia di grosso calibro, che ha eliminato la stupenda patina insieme ad un notevole spessore del materiale lapideo, arrivando ad espellere anche numerose inclusioni presenti nella massa, facendo perdere plasticità e rilievo all’opera.
Ci domandiamo se questa tecnica sia un “privilegio” riservato esclusivamente al nostro territorio o sia adottata anche a livello nazionale.
Cordiali saluti.
Martino Amendola, Alfredo Balasco, Luigi Gelsomino, Bruno Gliottone, Vincenzo Lerro, Franco Rossi, Luigi Vernoni
(da Il Sidicino - Anno II 2005 - n. 2 Febbraio)