TEANO
 
Territorio e attività
 
Centro storico ed interventi edilizi
 
La Casina
 
Democrazia e territorio
 

La lenta e progressiva  decadenza in cui versa il nostro “centro storico” sembra inarrestabile; le piccole attività artigianali e commerciali sono soffocate dalla produzione industriale e dai grandi centri di distribuzione; il traffico, il caotico ingombro d’auto in sosta, l’impossibilità, da parte dei residenti, di far fronte alle spese di manutenzione e restauro degli antichi palazzi, hanno originato un rapido  processo d’abbandono, anzitutto da parte delle giovani generazioni.
Questa situazione, dovuta alla cronica mancanza di un progetto adeguato ad arginare tale deriva, di una visione complessiva circa il governo della “polis”, da parte della classe politica dirigente, si è innestata su una sequela di difficoltà e ritardi storici, della società meridionale tutta, che hanno ingigantito e incancrenito una condizione socio-economica già miserevole.
L’interesse per la rinascita e lo sviluppo di Teano è prioritario, e il compito di una seria classe dirigente è anzitutto quello di saper interpretare i bisogni e le aspettative della comunità, e agire per la loro realizzazione.
Individuate le direttrici dello sviluppo possibile, bisogna lavorare per la crescita economica e sociale, partendo dalle ricchezze ambientali,  storiche,  architettoniche e  archeologiche che, fortunatamente, sono presenti e di gran pregio sul nostro territorio.
Assieme all’agricoltura, risorsa preminente, promovendo però un nuovo percorso che abbandoni le vecchie logiche di sfruttamento intensivo dei terreni e che punti alla valorizzazione e al commercio dei  prodotti autoctoni di qualità, la risorsa “Turismo” è quella che con estrema evidenza s’impone e che occorre saper far “fruttare”.
E’ evidente che investire nella valorizzazione della città, ricca di pregi artistici e peculiari, e quindi  intesa nella comune accezione di città d’arte, significa, non solo, farla entrare in un circuito di flussi turistici  con l’attivazione d’opportunità di lavoro, ma anche, e soprattutto, investire in termini d’educazione, maturazione culturale e crescita qualitativa.
La città si forma nei secoli, è il frutto della sedimentazione delle varie civiltà che si sono succedute, diventata, dal Rinascimento in poi, da “unità di vicinato” luogo di difesa e ricovero, un apparato di comunicazione e relazioni, un universo significante  e traboccante  sia di  memoria che di cultura.
Pensare di intervenire sul  Centro storico, il cuore della città, con opere di demolizione di parte del tessuto edilizio della Piazza Umberto I, la più bella e amata  piazza della città, con l’eliminazione del fabbricato noto come “La Casina”,  come dal progetto approvato da un’apposita “Conferenza dei Servizi”, per la creazione di un accesso diretto dalla piazza al Museo archeologico, e di servizi a supporto, in netto contrasto col “Piano di Recupero” vigente, unico strumento di tutela datosi dalla città e approvato col voto di tutti gli schieramenti presenti allora in Consiglio comunale, appare  un’operazione discutibile sul  piano tecnico-storico-scientifico, atteso che in tal modo si distruggerebbe “l’altissimo valore architettonico-urbanistico  della piazza, considerato nel suo insieme inscindibile”.
Decisamente riprovevole, poi, sul piano politico culturale, poiché il problema del recupero,  restauro e valorizzazione del centro storico, di tutti i centri storici,  è un concentrato d’aspetti storici, critici, tecnico-scientifici, urbanistici, sociali, economici e giuridici.
Da tale complessità ne derivava  la necessità,  sin dalle prime fasi dell’avvio del percorso, di attivare un serrato  confronto tra tutte le parti interessate: partiti, associazioni, culturali e di categoria, sindacati, tecnici, storici e semplici cittadini; perché il compito gravoso degli operatori politici culturali è l’armonizzazione della contrapposizione tra l’esigenza alla tutela e valorizzazione di un patrimonio ambientale, di valori estetici, storici, e anche sentimentali, che conservano valore  generale e permanente e  il soddisfacimento di necessità derivanti da situazioni contingenti  e transitorie.
Ancor di più, perché ognuno di noi è in grado di entrare in consonanza con l’ambiente, solo subordinatamente al suo livello d’educazione e cultura.
Gli errori  del passato hanno già fatto perdere alla nostra città varie opportunità, quali il finanziamento di £. 10 miliardi, accordato dalla Regione Campania, ex Del. n. 6/6 1993, per Progetti di “Risanamento e riqualificazione città medie dell’area casertana”, ed un altro di 600 milioni per interventi di risanamento dell’area a ridosso delle “rampe di S. Agostino”.
Sarebbe deleterio continuare sul quel percorso di divisioni e d’arroccamenti politici culturali, è  auspicabile e possibile oggi, invece, rimediare al confronto mancato a monte, fermando, temporaneamente, l’iter progettuale, e avviando un dibattito pubblico  aperto a tutti coloro che vorranno far sentire la propria voce, dare il proprio contributo.
Sarebbe paradossale, dopo che il Consiglio comunale ha approvato nuovi strumenti di partecipazione democratica, se poi, sostanzialmente, la si negasse su una questione di siffatta portata.

Martino Amendola
(da Il Sidicino - Anno I 2004 - n. 5 Maggio)