TEANO

 
Istituzioni
 
La Diocesi di Teano - Calvi
 
I vescovi della Diocesi di Teano - Calvi
 
Matteo Guido Sperandeo (5 Set. 1954 - 17 Ago. 1984)
 

Per la seconda volta la S. Sede trasferì a Teano il vescovo di Muro Lucano e per la seconda volta Mons. Palombella ebbe per successore Mons. Matteo Guido Sperandeo. Vescovo dal 1949, fu traslato da Muro a Calvi e Teano il 5 settembre 1954 e fece l'ingresso in Teano il 31 ottobre. Aveva 46 anni.
In trent'anni di episcopato sulla cattedra di S. Paride, Mons. Sperandeo percorse mille volte le strade di tutti i paesi della diocesi, immancabilmente presente a tutti gli eventi importanti delle comunità locali, sempre pronto ad ascoltare e soccorrere, felice di incontrare i suoi diocesani che riceveva a tutte le ore e molto spesso visitava e confortava personalmente nelle occasioni tristi della vita. Fino all'ultimo, pur nella salute malferma, conservò l'abitudine di trascorrere ogni settimana un intero pomeriggio tra i malati negli ospedali di Teano e di Roccaromana.
Al suo spiccato senso pratico nella gestione dei beni ecclesiastici si deve la ricostruzione dei più importanti edifici sacri della diocesi, dalla Cattedrale di Teano alla splendida Collegiata di Galluccio, dal seminario diocesano a quello estivo in S. Domenico di Roccamonfina. Dotato di fine sensibilità per l'arte, ottenne innumerevoli interventi di restauro su moltissime opere d'arte, alcune di enorme valore, come il Crocifisso trecentesco e il coro cinquecentesco della Cattedrale, gli arredi settecenteschi dell'episcopio di Pignataro, gli affreschi di Riardo ecc. Guidò la diocesi nel rinnovamento postconciliare senza traumi. Anche quei pochi sacerdoti che, in quegli anni burrascosi, abbandonarono il ministero conservarono sempre un tenero rapporto affettivo con il Pastore.
Sui piano sociale, senza mai indulgere a chiassoso populismo, senza mai porsi alla testa di alcun corteo, intervenne tante volte nelle vertenze delle fabbriche presenti in diocesi e andò in aiuto delle famiglie dei lavoratori licenziati anche con generosi contributi finanziari. Fondò e diffuse in diocesi le sedi periferiche dell'ONARMO per l'assistenza sociale; promosse e sostenne tutte le organizzazioni del movimento cattolico; ospitò per anni nei locali del seminario una scuola professionale gratuita gestita dalla Piccola Opera della Redenzione. Quando nel febbraio del 1956 persistenti e insolite nevicate crearono problemi nella campagne e privarono del lavoro tanti braccianti, riuscì a supplire alle
carenze dell'assistenza pubblica facendo distribuire anche nelle parrocchie più isolate i soccorsi alimentari della POA. Con grande tatto sostenne la presenza di cattolici impegnati negli organismi elettivi della scuola e con somma prudenza, dopo la legalizzazione dell'aborto, sollecitò i medici a dichiararsi obiettori per scongiurare che lo si praticasse anche nell'ospedale di Teano. Tenne aperti in tutti i modi gli orizzonti della diocesi sul mondo: faceva intervenire ogni anno un vescovo o un cardinale alla festa del Patrono e di continuo ospitava in diocesi porporati, teologi e più d'una volta prelati delle chiese orientali.
Tenne sempre ben inseriti nella pastorale i religiosi, che in quegli anni fondarono in diocesi numerosi istituti di assistenza.
Durante il suo episcopato fu eletto vescovo di Cerreto Mons. Felice Leonardo. Nel 1959 Giovanni XXIII gli conferì il titolo di Vescovo Assistente al Soglio Pontificio.
Salutato con grandiose manifestazioni di commiato in tutti i centri della diocesi, nelle parrocchie, nelle scuole, nei municipi, lasciò il governo pastorale nel novembre 1984, ricevendo in omaggio anche la pubblicazione “Una testimonianza ecclesiale” che compendia i 30 anni del suo episcopato tra noi.
Si trasferì, ospite della Piccola Opera della Redenzione che lo annoverava tra i benefattori insigni, presso il Santuario del Carpinello in Visciano dove morì il 1 dicembre 1987.

 
31 ottobre 1954: l'ingresso a Teano di Mons. Sperandeo
La ricorrenza cinquantenaria è passata in silenzio ma il Sidicino la ricorda per onorare doverosamente la memoria di tanto Presule

Si compiono cinquant'anni dall'ingresso in Teano del venerato Vescovo, e vent'anni dalla fine del suo episcopato teanese, eppure la sua memoria è sempre viva nell'intera popolazione.
Prescelto dalla Santa Sede a reggere la cattedra di S. Paride, fu accolto il 31 ottobre 1954 come un “inviato” ma subito divenne un “eletto”, vero figlio di elezione di questa Terra, di cui conosceva storia e costumi, e guida premurosa di un Popolo di cui percepiva aspirazioni e bisogni. Degno successore del Santo Patrono, incarnò la figura del Paride vivente.
Il suo episcopato fu lungo e attraversò per intero gli anni difficili della transizione dall'età pacelliana al dopo Concilio, ma li percorse senza eccessivi scossoni. La società teanese, durante il Suo episcopato, passò dal massiccio inquadramento della quasi totalità dei giovani, degli operai, dei contadini, dei professionisti e delle donne nelle molteplici, e spesso potenti, organizzazioni cattoliche, alla frantumazione del movimento cattolico in vari gruppi spontanei, destinati a tramontare in breve tempo, ed anche la vita politica procedette dalla rigida tutela dell'elettorato cattolico alla scomparsa di ogni forma di collateralismo. Eppure, alla fine di quel trentennio, l'identità cristiana della popolazione non era affatto affievolita e la millenaria devozione dei Teanesi verso la Cattedra di S. Paride era divenuta autentica venerazione.
La sua azione pastorale si svolse più fuori che dentro le navate delle chiese, ma sempre senza clamore e senza mai indulgere al populismo. Uomo d'una carità infinità, per trent'anni trascorreva un pomeriggio a settimana tra i malati dell'ospedale; tutti i lunedì faceva distribuire dalla curia sussidi economici a chi aveva bisogno di aiuto durevole; teneva costantemente spalancate le porte dell'episcopio, sempre disposto ad ascoltare e sovvenire. Parochus parochorum conosceva personalmente se non tutti i suoi diocesani, certamente qualcuno in ogni famiglia.
Da figlio d'arte, come il padre Consalvo, fu anche abile costruttore. Costruì o ricostruì chiese e canoniche, il seminario, i due episcopi, il seminario estivo. Costruì anche un edificio profano, ma solo per consentire l'istituzione a Teano degli ambulatori dell'Inam che non entravano in funzione per la mancanza di una sede adatta.
E fu anche promotore di cultura. Salvò dalla dispersione o dalla rovina tante opere d'arte e non solo il Crocifisso trecentesco del duomo, le tele del De Mura e gli affreschi della Madonna della Stella, ma anche tante altre opere che giacevano abbandonate, senza alcuna tutela, in vecchie chiese; raccolse nella cripta della cattedrale le sculture recuperate dalle macerie; dotò la biblioteca del seminario e l'archivio della diocesi di Calvi delle necessarie scaffalature. Ebbe non poche e non marginali relazioni con alti prelati e con personalità del mondo politico e culturale e non tralasciava occasione per rendere partecipe tutta la sua Chiesa locale di quei rapporti. Sul numero di agosto di questo mensile è stato ricordato come ogni anno, nella festività di S. Paride, invitava un Prelato per le celebrazioni. In quei trent'anni vennero a Teano i cardinali Mimmi, Piazza, Samoré, Baggio, Carpino, Paupini, Mozzone, Nasalli Rocca, Caprio, Ursi, Giordano ed altri ancora. Per suo impulso le associazioni del movimento cattolico organizzavano con grande frequenza conferenze, incontri, dibattiti (chi non ricorda le tante “Tre sere” che si svolgevano nel Teatro S. Cuore?) invitandovi personalità che richiamavano tanto pubblico. Basti ricordare ai lettori solo qualche nome di grande notorietà: Mario Agnes e Oscar Luigi Scalfaro. Più volte, prima e dopo il Concilio, ospitò dignitari della Chiesa ortodossa e delle chiese cattoliche orientali, facendo celebrare i riti in quelle suggestive liturgie. Grazie a Lui un piccolo centro di provincia come Teano trovava così l'opportunità di avvicinarsi ad un mondo lontano, che altrimenti sarebbe stato possibile conoscere solo con il filtro dei mezzi di comunicazione, e di stendere lo sguardo oltre gli angusti confini delle sue antiche mura.

Guido Zarone
(da Il Sidicino - Anno I 2004 - n. 11 Novembre)