(foto di Mimmo Feola)
 
L'interno com'era...
 

TEANO

 
Arte e archeologia
 
Chiese
 
S. Maria la Nova
 
Le origini della chiesa forse si possono far risalire al IX sec. quando, secondo la tradizione popolare, nei pressi dell’attuale chiesa fu rinvenuto un quadro della Madonna della Quercia. In quel luogo a ridosso della cinta muraria, vicino alla Porta Sud, fu costruita una cappella per ospitarlo. Successivamente, verso la fine del XV sec. fu edificata una nuova e più grande chiesa con un bellissimo campanile. L’interno, a navata unica, con slanciate monofore a sesto acuto, presenta un notevole arco trionfale in stile catalano. L’altare, del XVIII sec. è quello trasferito dal Duomo dopo gli eventi del ‘43. Sulle pareti vi sono interessanti tele del XVIII sec., lateralmente alla zona presbiteriale si aprono due cappelle, in quella a sinistra sottoposta di almeno un 1,5 mt, si conserva un mirabile affresco raffigurante Cristo crocifisso, del XV sec.
 
(foto di Mimmo Feola)
La devozione mariana dei nostri antichi padri ha creato, in quasi ogni rione della città, templi che sono dei veri monumenti d'arte.
Senza tener conto delle numerose cappelle e chiese minori, quattro sono le più importanti: S. Maria In Intus, S. Maria De Foris, l'Annunziata e S. Maria La Nova.
S. Maria La Nova o Della Nova, come scrive Domenico Giordano, almeno nello stato attuale è l'ultimo in ordine di tempo. L'umile origine è molto remota, è avvolta nella leggenda, la quale racconta che fu rinvenuto un quadro della Madonna della Quercia e posto in una cappellina fuori la cinta murale mediovale; crescendo la devozione e le offerte, la vecchia immagine fu sostituita da un'altra nuova in affresco, la quale impose il nome alla chiesa.
Il vescovo Domenico Giordano, che la visitò nel 1753, la dice "Pulcherrima": infatti è rappresentata la Madonna in dolce atto materno ch tiene in braccio il suo bambino, figlio di Dio.
L'effigie riscuoteva molta devozione e perciò aumentarono le offerte dei fedeli per le moltissime grazie ottenute; molti, infatti, erano coloro che giungevano litaniando al tempietto della Madre di misericordia per ringraziare e per domandare il conforto di dolori che solo Lei poteva lenire. Finché si sentì il bisogno di innalzare presso la piccola cappella un vasto tempio che potesse accogliere la moltitudine dei devoti.
Nessuno ci ha tramandato il nome dell'architetto che preparò il disegno della nuova chiesa, forse perché allora artisti ed amministratori si preoccupavano solo che il loro nome fosse scritto nel libro di Dio, e la chiesa sorse come una vasta sala "aula Dei" con un bell'arco trionfale ogivale e volta a vela sul presbiterio, forse alla fine del quattrocento.
Lo stile architettonico è Romanico e questo possiamo dedurlo dal rosone sulla facciata, tipico di questo stile.
Il portale è probabilmente del 400 - 500, l'altare centrale è l'altare della vecchia cattedrale di Teano, che si salvò alla distruzione dell'ultima guerra e fu fatto trasportare in questa chiesa dal vescovo Matte Guido Sperandeo.
L'altare è costruito con dei marmi policromi e madreperla. Al centro del paliotto vi è raffigurato S. Giovanni mentre scrive l'apocalisse, le tre teste di cani ai lati dell'altare sono lo stemma del vescovo Pacifico suo costruttore.
In fondo al lato sinistro della chiesa elevarono il poderoso campanile pure in stile romanico, come la chiesa, a tre piani, il primo e il secondo a pianta quadrata, il terzo ottagonale su cui si leva la cuspide piramidale.
Nella Santa Visita del 1754, Mons. Giordano ordinò che i due altari della Libera e della Quercia fossero rimossi dal loro posto; il primo perché si trovava in luogo oscuro, molto umido; l'altro era presso la porta in luogo angusto ed incomodo.