Il campanile
 
 
 
 
 
 
 
 

TEANO

 
Arte e archeologia
 
Chiese
 
S. Maria de Intus
 
La chiesa monastica ha origini molto antiche, risalenti, molto probabilmente al IX sec., ma della cui struttura originaria non rimane pressocché nulla. L'odierna è riferibile al rifacimento barocco del XVIII sec. ad opera degli architetti Nicola Tagliacozzi Canale e Giuseppe Astarita. Attualmente chiusa, dopo alcuni lavori di consolidamento statico, è da anni in attesa di restauro. Le tre grandi pale d'altare che ornavano le pareti sono state trsferite presso il salone del palazzo vescovile.
 

 
S. Maria Ancillarum Christi” o meglio… La chiesa dei Cappelloni

Il complesso monastico, con l'annessa chiesa di S. Maria, occupa il lato occidentale della città di Teano. All'interno è circoscritto dalle antiche mura sidicine. Si estendeva dall'edificio dell'Istituto “Regina Margherita” al palazzo “Altobelli” e ad un giardino situato tra palazzo “Messa e “Capaldo”.
Voluto da Landone nell'860, iniziato per mezzo di Agilberto gastaldo suo di Teano, ne fa menzione l'Anonimo Cassinese nell' “ Historia ”, cap. XXIV, in cui accenna alla fondazione con queste parole: «…con l'aiuto di Landone, conte e quasi sacerdote, si costruisce a Teano un monastero per le Serve di Dio». Ma Landone non lo vide edificato perché morì nel mese di febbraio dell'861, lasciando beni sufficienti non solo per la realizzazione, ma anche per assicurare il mantenimento delle monache. Il convento fu completato nell'887 da Landulfo e dalla moglie Eselberta e furono confermati tutti i privilegi, donazioni e possedimenti con un atto o meglio un rogito di Atenolfo, principe di Capua, redatto il 17 settembre del 900. La prima badessa fu Cutenberga, consanguinea (sorella) di Atenolfo. Il nostro monastero, molto ricco di beni, rientrò ben presto nelle dinamiche politiche economiche di Landulfo e Atenolfo principe tanto che nel 939 la maggior parte delle monache e le relative elargizioni furono assorbite dal Convento Capuano delle “Donne Monache” insieme alle consorelle di Santa Maria in Cingla (Ailano). L'unione dei due monasteri fu confermata nel 1016 da una bolla papale di Benedetto VIII e nel 1052 con Papa Leone IX. L'esercizio del culto continuò ad esserci in Teano, eseguito da poche monache dipendenti dalla badessa di Capua. Nel 1063, Riccardo il normanno ordinò di incendiare la città. Il monastero venne distrutto. Restaurata, la chiesa fu consacrata il primo gennaio del 1174, con la presenza della badessa Mattia e l'intervento dei Vescovi di Calvi, Teano, Sessa e Carinola. La consacrazione fu autorizzata con Bolla di Papa Alessandro III. Nel monastero furono accolte le monache di S. Maria de Foris che vi restarono fino al 1260.Nel 1304 anche le ultime monache si ritirarono a Capua ed il Vescovo di Teano volle ridurre sotto la sua giurisdizione il presbiterato e i chierici che officiavano le chiese.
Ma ciò non fu permesso dalle monache di Capua che mantennero il loro possesso sulla chiesa e sul monastero. La controversia fu lunga e sancita con pubblico istrumento del Notaio Nicola Rossi-Rubeo del 12 - IV - 1304, in cui si stabiliva che la badessa conservava il diritto sulla chiesa e sul monastero e il presbiterio e i chierici nelle sacre finzioni alzassero la sua croce, però in cambio, doveva pagare al Vescovo due libbre di cera l'anno ed intervenire al Sinodo.
Nel 1389 e nel 1621 il convento fu restaurato e, considerato un dispendioso onere per le monache capuane, fu alienato per comprare altri beni in Capua. (Il convento, del resto, fino al 1605 era stato dato in enfiteusi al notaio Sallustio de Bonis ed il 3 settembre dello stesso anno G. B. e Silvestro De Giglio comprarono per 430 aurei dal notaio il fabbricato per dar vita ad un ospizio per fanciulle povere della città. Ma lo scopo fallì e la vendita fu annullata dallo stesso notaio il 31 agosto del 1607).
Chiesa e convento ormai in rovina, come testimonia il Pellegrino, il 22 luglio del 1743, con atto del notaio G. Borrello, furono venduti per 200 ducati alla congregazione dei Presbiteri secolari, sotto il nome del SS. Sacramento. I Presbiteri secolari, il 3 dello stesso mese, avevano comprato dalle monache di Capua il dominio diretto dell'edificio per 260 ducati ed una libbra di cera l'anno per la concessione della chiesa. Giunsero in città il 27 settembre e presero alloggio nel convento degli Eremitani di S. Agostino (soppreso nel 1652). Lo spirito della nuova congregazione era quello di educare, con l'insegnamento, la gioventù dei piccoli centri.
La regola fu ricalcata su quella di S. Ignazio diffondendo il culto e l'adorazione del SS. Sacramento, pubblicamente esposto. (L'effige del Santissimo si staglia ancora sul frontespizio della chiesa). Solo nel 1738 i padri si trasferirono nel complesso monastico di S. Maria Anci. Chr., dopo aver acquistato da Lucrezia De Martino, la sua casa (ex casa D'Aiello).
Il 1738-50 fu il periodo della ristrutturazione della chiesa che coincise con un momento felice per la congregazione dei padri sacramentisti in quanto ricevettero elargizioni, donazioni ed oneri dismessi.
Nel 1868 anche quest'ordine fu soppresso. I locali passarono al demanio eccetto tre celle accanto alla sacrestia lasciata per deposito degli arredi sacri e per ospitare gli ultimi padri.
Alla fine dell'800, dei padri sacramentisti restò solo un appellativo metaforico “I cappelloni”, e anche la chiesa fu detta dei “Cappelloni”.
Il fabbricato dell'antico monastero, in seguito, fu adibito ad Asilo infantile, voluto dal Comune di Teano, con il contributo della Congregazione di Carità e delle confraternite laicali, della città e delle borgate. A dirigerlo il 1° maggio 1871 vennero le figlie della Carità di S. Vincenzo De Paoli (anch'esse, con grosso cappello come copricapo).
Nel 1887 fu abolito l'asilo e fu creato l'Istituto Regina Margherita che doveva educare i figli del popolo secondo la volontà del Can. G. Morrone. A sostituire le monache di S. Vincenzo furono chiamate le suore di N. Signora del S. Cuore che vi stettero dieci anni. Il monastero, in seguito, fu sede della scuola elementare ed oggi è in stato di abbandono e dimenticanza.
Possa risorgere dalle sue ceneri, come del resto, la sua storia insegna.

Carmen Autieri
(Il Sidicino - Anno I 2004 - n. 2 - Febbraio)

 

L'interno

La facciata

(foto di Mimmo Feola)