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Giornata di studio a Teano e Conca Campania - "Alla ricerca

del Cronista - Sulle tracce di Erchemperto"
 

Erchemperto ebbe una vita travagliata. Fu uno sfortunato, ma peggiore sfortuna gli toccò da morto perchè lungamente dimenticato.
Forse, fu proprio questa considerazione a motivare la scelta, nel 2003, di intitolare al suo nome l'Associazione fondata da un esiguo manipolo di cultori di patrie tradizioni che pubblica da oltre cinque anni questo mensile e che si avventura a organizzare, quasi sempre da sola, convegni e giornate di studio.
Il tema della Giornata del 31 gennaio 2009, suggerito dall'illustre Prof. Gerardo Sangermano, significativamente pone il problema della ricerca del Cronista. Sappiamo poco di lui, eppure potremmo saperne di più, se solo volessimo. Cominciamo allora dai luoghi che gli appartennero: Teano e Conca della Campania.
A Teano abbiamo la fortuna di avere la chiesa di S. Benedetto ancora in sesto, sebbene spoglia di tanti elementi architettonici e in restauro per oltre 40 anni, mentre del contiguo monastero non si palesano più tracce visibili a causa delle radicali trasformazioni subite nei secoli fino a renderlo dimora gentilizia. C'è però molto da esplorare, soprattutto nell'attiguo ampio giardino del vecchio Asilo “Lonardo”, dove affioravano, negli ormai remoti anni della nostra infanzia, non poche testimonianze lapidee poste a riparo delle aiuole curate dalle buone Suore che allineavano rocchi di colonne e capitelli a sostegno dei piccoli terrapieni fioriti.
A Conca si pone invece la ricerca, affascinante come tutte le ricerche del genere, del sito del castello scomparso. Dopo la conferenza di fine agosto della dottoressa Riccio, riportata interamente ne “il Sidicino” del settembre scorso, sollecitammo il Prof. Federico Marazzi a fare una prima ricognizione. Aderì con grende disponibilità e al suo seguito, in un mattino di novembre, facemmo una prima ricognizione.
La dottoressa Riccio aveva indicato come probabili localizzazioni di Castel Pilano due siti. Uno era “La Valle”, località a monte di Conca, in gran parte di proprietà della famiglia De Monaco, che nella famosa carta della diocesi di Teano del 1635 è rappresentata con un torrione che lascia presumere l'esistenza a quei tempi di un residenza fortificata o qualcosa di simile. L'altro sito era invece posto a valle del centro urbano, in proprietà Di Salvo, non lontano dalla statale Casilina, sul costone che domina il Rivolo di Conca.
Lì rinvenimmo un vano di modeste dimensioni con volta a botte attraversata da piccole canalizzazioni in cotto che indicavano, con molta probabilità, l'originaria funzione di cisterna.
A un livello superiore, lungo la dorsale, osservammo numerosi avanzi di muratura di uno spessore che superava il metro ma in buona parte crollata. Il terreno sovrastante, con evidenti tracce di un antico sterro, era cosparso di piccoli frammenti di muratura su una ben vasta area. La folta vegetazione di rovi e piante infestanti non ci consentì di vedere altro, ma era abbastanza per darci certezza che quel sito era anticamente occupato da considerevoli opere in muratura.
In località “Valle” non fu possibile scandagliare il terreno, ma il complesso fabbricato dell'azienda De Monaco recava evidenti segni di una passata importanza. L'ala ammodernata, ancora agibile, presentava a livello del piano di campagna avanzi di più antica muratura sulla quale era stato riedificato il fabbricato attuale. L'ala caduta, di vaste proporzioni, con resti di imponenti scale e un singolare alveare in muratura, ugualmente presentava nelle strutture superstiti segni di ripetuti rifacimenti, ultimo quello del 1864 come ci rivelò l'incisione sulla chiave d'arco del portale di uno dei fabbricati periti. Sullo stesso muro notammo la struttura inferiore di una robusta bertesca innalzata a presidio della strada di accesso.
Particolare curioso che ci comunicò il nostro presidente Pasquale Giorgio, alla cui famiglia materna appartiene il complesso, è che la vecchia strada che collega Conca a Valle si chiamava La Piana o Via Piana e di ciò abbiamo trovato conferma in una delle prime edizioni della Carta d'Italia dell'IGM. Piana e Pilano non sono poi così lontano e l'andamento della strada non induce a pensare che Piana stia per piano o pianura. Ci colpì ancora il fatto che “Valle” vista dall'alto sembra infossata, quasi in posizione indifendibile, ma giunti sul posto ci rendemmo conto che il sito è a cavaliere di un rilievo e che da quel punto si poteva agevolmente presidiare il valico verso Galluccio e Monte Camino e quindi verso il Garigliano, all'epoca di Erchemperto pullulante di terribili Saraceni accampativisi.
Il mistero di Castel Pilano resta perciò ancora interamente da scoprire.
Abbiamo al momento due piste e un grande investigatore di tracce nascoste del nostro Medio Evo, il Prof. Federico Marazzi, le ha fiutate.
Ai Concani l'onere e l'onore di favorirne le ricerche.

Guido Zarone
(da Il Sidicino - Anno VI 2009 - n. 2 Febbraio)