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Emergenza rifiuti

 

Pomeriggio del 28 gennaio. Un gruppo di persone, in maggioranza buone mamme di famiglia, ostruisce l'imbocco di Viale Europa all'altezza di S. Maria La Nova. Non hanno speso molto tempo e fatica a far rotolare i sacchetti maleodoranti dal grande cumulo di tonnellate di rifiuti ammassate in quasi due mesi di totale assenzadel servizio per fare una barricata di munnezza. Accorrono carabinieri e vigili. Si discute a lungo e animatamente, ma la strada resta chiusa. Poi è la volta di Via Gigli, Piazza Umberto, Via XXVI Ottobre, ecc. A sera anche il Corso, Piazza Umberto e le strade della cintura di circumvallazione sono ingombre di sacchetti. Fortuna che siamo a gennaio e c'è un po' di vento, ma appena l'aria si ferma si diffondono zaffate pestifere da tutti quei quintali di putridi residui di capitone e baccalà che da Natale attendono pietosa sepoltura in una discarica e invece sono finiti a condire questa nuova conserva meridionale, la Cirio del 2000.
La "rivolta" non ha punto interessato le autorità, almeno apparentemente. Andiamo a letto con la certezza che tanta munnezza ci farà ancora compagnia per molto tempo. ln verità mi sento rassegnato a convivere con la munnezza extraumana e non mi lamento. Mi dà più fastidio la vicinanza di certa munnezza umana.
Mattina del 29 gennaio. Nella notte hanno ostruito gli ingressi del municipio e dell'ufficio dei vigili con immondizie che vengono subito rimosse. Ma allora c'è dove portare i rifiuti? Viale llalia è bloccato e presidiato all'altezza di Porta Napoli, poi i “rivoltosi” risalgono Via Nicola Gigli facendo rotolare sulla strada i sacchetti ammucchiati alle cantonate. Si dirigono al municipio. Alcune auto dei carabinieri seguono i manifestanti e presidiano Piazza Municipio. Quasi tutti i negozi chiudono per unirsi alla protesta o, forse, per timore di danneggiamenti. Una delegazione va a parlare con il Sindaco. Nel pomeriggio si diffonde la notizia che all'indomani saranno rimosse le "discariche urbane" di S. Maria la Nova, S. Michele, Via Abenavolo La protesta si placa. Morale: la violenza o la minaccia servono molto più delle buone maniere.
È proprio cosi, le buone maniere non servono. L'11 gennaio avevo segnalato, con molto garbo, per iscritto all'Asl e ai Carabinieri che c'era una situazione insopportabile e pericolosa alla quale doveva essere posto rimedio, almeno qualche palliativo, perché la chiusura delle discariche non poteva essere un alibi per disinteressarsi del problema. Avrebbero potuto racchiudere le migliaia di sacchetti, lacerati da topi e gatti che vi si alternavano festanti, in sacchi più grossi e resistenti; avrebbero potuto disporre una frequente disinfezione dei cumuli ecc. Niente di tutto questo, solo I'idiota (per noi che la paghiamo, non per chi la gestisce!) trovata di imbiancare superficialmente i cumuli con polvere di calce, lanciata a grasse palate più per farci fessi che per sortire qualche effetto benefico. Fortunatamente non mi ero illuso di essere degnato di una risposta e l'inutilità di quella lettera non mi ha toccato. Qualche delusione però l'ho avuta su altri fronti.
La prima, quando il (politicamente) defunto premier disse in tv “La scuola e sacra!" e il Comune si affrettò a far prelevare i rifiuti nei pressi degli edifici scolastici. Abitando a meno di centro metri dall'edificio scolastico, mi aspettavo una certa pulizia anche davanti casa. Sognavo. La sacralità della scuola aveva confini molti ristretti che non lambivano nemmeno la vera e propria discarica formatasi intomo alla vicina chiesa di S. Michele. Ebbi, per un attimo, l'illusione di aver trovato la soluzione: avrei suggerito al parroco di gridare dal pulpito, magari ripreso da qualche emittente locale, “La Chiesa è sacra!" Ma Don Peppino non è Prodi. Bene per lui, male per noi.
Sperai poi in una sollevazione dei consiglieri di opposizione. Pensai che avrebbero potuto far leva sulle responsabilità non lievi dell'Amministrazione nell'allegra gestione della raccolta differenziata, strombazzata con striscioni, manifesti e volantini e poi affidata a un servizio... a targhe molto alterne. Altra delusione. ln cinque anni di amministrazione, i Magnifici Sette dell'opposizione hanno dato un solo segno di vita, con un manifesto, quando la maggioranza fece man bassa nelle nomine degli scrutatori lasciando i sette a bocca asciutta.
Infine pensai che i Verdi, politicamente forti al punto da pretendere che l'assessorato alla munnezza venisse assegnato al loro neofita colonnello Pino, e le così altamente qualificate associazioni che più volte hanno designato loro membri in varie commissioni, nonché gli esperti ambientalisti, ecologisti, animalisti e uccellisti nostrani avessero mosso un passo e invece hanno taciuto tutti, in coro.
ll Sindaco ha disposto ora la chiusura di tutte le scuole fino a sabato. Caduto Prodi, la scuola può essere profanata.
30 gennaio. Finalmente stanno rimuovendo i principali accumuli. In mancanza di ogni regolarità del servizio presto se ne formeranno altri, ma ormai non provo più grande disagio: il fetore dei rifiuti a volte è preferibile a quello di certi personaggi.

Guido Zarone
(da Il Sidicino - Anno V 2008 - n. 2 Febbraio)

LE RADICI ANTICHE DELLA CRISI DEI RIFIUTI

«Quando i Savoia occuparono Napoli, la trasformarono in un giorno da capitale europea in prefettura. ll passaggio ha prodotto un enorme effetto distruttivo. In pochi giorni furono annichilite classi dirigenti, cultura, storia, con un effetto simile a una bomba al neutrone. Provi ad immaginare cosa succede ad una grande capitale se all'improwiso la trasformi nella struttura amministrativa periferica di un regno che ha altrove e remoto il suo centro di comando. Allora le baionette di casa Savoia si imposero sulla ragione federalista di Carlo Cattaneo. È da allora che inizia la crisi civile di Napoli. Il furto delle identità non è stato compensato dalla finanza pubblica, intermediata da personale politico nazionale e dai suoi agenti locali. La crisi si è radicalizzata quando sul flusso dei finanziamenti pubblici è iniziata la malversazione pubblica, quando al furto storico dell'identità si è sovrapposto fino a diventare intollerabile il furto dei fondi pubblici, il loro dirottamento verso la malavita, e infine il furto della politica. Ma non è che con un furto di serie B (i soldi pubblici), si corregge un furto di serie A (l'identità). Forse la ragione stava dalla parte di Cattaneo e non delle baionette. L'identità rubata non può essere compensata dai finanziamenti pubblici››.

(Intervista al sen. Giulio Tremonti su "la Padania”deI 15 gennaio 2008)