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S. E. Mons. Leonardo Vescovo da 50 anni

 
 
Il 29 settembre S. E. Mans. Felice Leonardo, Vescovo emerito di Telese o Cerreto - S. Agata dei Goti, festeggia cinquant'anni di episcopato. un traguardo che pochissimi vescovi raggiungono. Con squisita sensibilità S. E. Mons. Arturo Aiello ha voluto dare particolare solennità alla ricorrenza giubilare. inserendo per quella giornata, nell'ambito delle celebrazioni in corso del cinquantenario della riconsacrazione della cattedrale, una solenne liturgia alla quale prenderanno parte tutti i vescovi della Campania con il Metropolita cardinale Crescenzio Sepe. Il Sidicino si unisce alla comune esultanza degli innumerevoli estimatori di S. E. Mons. Leonardo e gli rende omaggio con questa pagina che sarebbe stato facile tessere le lodi del venerato Pastore. Abbiamo invece preferito presentare una minuscola antologia di "pillole" del suo magistero.
 

Ordinato prete da Mons. Marcozzi il 24 luglio 1938, Mons. Leonardo è subito nominato parroco di Torano e Filorsi e lì lo sorprende la guerra: “Nel periodo drammatico della battaglia di Cassino, il suo apostolato assume forme eroiche: sotto l'infuriare dei proiettili, accorre a medicare le ferite dei corpi, a sanare le piaghe dell'anima, a confortare i deboli e gli oppressi" come scrisse il parroco che gli succedette, don Alfieri D'Asti, sul settimanale “La Croce". La parrocchia di Torano però è un campo di apostolato troppo ristretto per le capacità del giovane parroco e il vescovo Medori, nel 1946, lo nomina Rettore del Seminario.
A Teano Don Felice si rivela una guida formidabile delle coscienze. Diventa assistente dell'A\zione Cattolica e degli Scout, fonda le Acli, insegna religione nella scuola media. A sera esce dal seminario e intorno a lui, per le strade e per le piazze, si muove una marea di giovani, desiderosi di stargli vicino, di parlargli e soprattutto di ascoltarlo.
Il 22 luglio 1957, a mezzogiorno, Mons. Sperandeo annunzia la sua elevazione all'episcopato, che definisce “premio ad una vita esemplare costantemente spesa con zelo generoso, con spirito di abnegazione e con assoluta fedeltà ai superiori ecclesiastici".
La notizia si diffonde in pochi minuti. C'è commozione, si avverte il senso della perdita ma nessuno è amareggiato. C'era da attenderselo. Il suo posto è nell'Episcopato, dove porta - sono parole di Mons. Sperandeo - “col profumo di un'ammirevole vita sacerdotale, ricchezza di doti, di intelligenza e di cuore, congiunte a non comune esperienza nei vari campi dell'apostolato". Dopo 11 anni di intenso apostolato a Teano, anche per lui il distacco non è indolore. Nella sua prima lettera pastorale rivolge un saluto commosso ai suoi giovani, “i cui nomi e fisionomie porto impressi nella mente e nel cuore".
E la diocesi telesina, alla quale fu successivamente annessa quella di S. Agata de Goti, Mons. Leonardo ha governato per 34 anni, fino al 1991.
Risiede ora nella natia Pietramelara e continua a svolgere un intenso ministero con immutabile vigore.

Guido Zarone
(da Il Sidicino - Anno VI 2007 - n. 9 Settembre)

DAGLI ATTI EPISCOPALI

ll prete che ha nell'animo un fuoco bruciante, il fuoco dell'amore per Gesù, effonde necessariamente calore: non si dà tregua, concepisce ed attua mille iniziative di bene, trova nel suo zelo inesauribile risorse per agire, per tentare, ritentare... in spem contra spem... mai pago, mai soddisfatto, fino a che c'è unasola anima morta.
Chi invece è freddo, senza amore di Dio, trova tutto diffide, complesso, impossibile.

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La coscienza è il fondo dell'uomo, l'io interiore. Chi vive non nella profondità di sé, ma alla superficie; non in sé, ma fuori di sé, difficilmente vive secondo coscienza.
Nel profondo di sé si trova la verità, alla superficie si incontrano le opinioni.

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Possiamo a volte non condividere le idee degli altri, anzi qualche volta dobbiamo rigettarle; possiamo non approvare sempre la condotta degli altri, anzi qualche volta dobbiamo condannarla; ma non possiamo mai non amare, non possiamo mai non volere il bene. Ci metteremmo fuori della Legge della vita.

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Promuovere la cultura in tutto il suo ampio e articolato significato è davvero promozione dell'uomo.
...promuoverla per esempio nella famiglia, nella scuola, nelle associazioni, nel lavoro, nei mezzi di comunicazione sociale, nel costume, nello sport, nell'arte, significa anche ridurre lentamente, forse, ma sicuramente le disparità economiche, giuridiche e sociali.
Non sarebbe certo vera cultura quella che non aiuta l'uomo ad essere se stesso; non rende più umana la famiglia, la vita sociale, il costume, le istituzioni.

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La famiglia è struttura portante della società umana e cristiana; anzi l'ambiente ove si costruisce lo Stato e la Chiesa; in essa si decide della loro sorte. Le vere risorse della vita coniugale e familiare sono: fermezza dell'amore, grandezza d'animo, spirito di sacrificio.

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Siete cristiani e politici.
Qui, fratelli, occorre una sintesi armoniosa anche se difficile. Non cristiani e politici, ma politici cristiani.
O sintesi geniale e feconda o deformazione dell'uno e dell'altro titolo.
Si ha la deformazione quando si sopprime uno dei due termini, cioè si sacrifica la vita di cristiano alla vita politica e viceversa. Si ha la deformazione quando con un atteggiamento innaturale si giunge a sdoppiare la propria personalità e si è cristiani in chiesa e solo politici nella vita pubblica... quando si crea il contrasto, il conflitto tra la coscienza di cristiani e la coscienza di politici con il conseguente squilibrio nella condotta.
Si ha invece la sintesi quando, con la consapevolezza di appartenere a due comunità distinte, ma non separate, con la coscienza della natura di ciascuna di esse, si forma una coscienza unitaria che sfocia nella condotta coerente, nell'impegno costante a vivere integralmente la propria vocazione cristiana con la convinzione che essa non distrugge, ma perfeziona ed eleva la vocazione temporale e civile.

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Oggi, l'uomo si costruisce e si misura su l'efficienza e sul successo. In questa antropologia l'handicappato vale poco o niente, perché è poco o niente efficiente.
Per noi cristiani l'uomo vale per quello che è. Ogni uomo è figlio di Dio, fatto a immagine e somiglianza di Dio, frutto del Suo amore creatore e redentore, chiamato a vivere in comunione con Dio ...in questa concezione l'handicappato è sentito sinceramente come fratello, pari in dignità, amato da Dio, membro a pieno diritto della Sua famiglia su la terra.

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Non è sufficiente, anche se necessario, cambiare le strutture, perché diventino più umane, più giuste, se non si cambia anche il cuore dell'uomo, il quale può far ritornare disumane le migliori strutture.