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Nicolò De Renzis mancato cardinale "di Teano"

 
Lo stemma sull'ingresso del castello di Montanaro
 

Nella troppo lactmosa cronologia dei vescovi di Teano pubblicata da Michele Broccoli in Teano Sidicino, ripresa poi da Filomeno Cipolla ne La tomba di S. Paride e infine divulgata da Arminio De Monaco nei suoi scritti di storia sacra, tra i vescovi del XV secolo figura il cardinale Nicolò Fortiguerra, al quale tutti i suddetti autori attribuiscono il cognome De Renzis, ritenendo che Fortiguerra sia stato il soprannome del prelato-guerriero. Prima di loro, Benedetto Pezzulli nel suo Breve discorso storico sulla città di Tiano aveva fatto risalire il trasferimento della famiglia De Renzis, da Roma a Teano, al matrimonio di un De Renzis, nipote del Cardinal Fortiguerra, con una nobile teanese. Secondo i citati nostri autori di storia locale, Nicolò Fortiguerra sarebbe stato figlio di Vincenzo, secondogenito di Cola di Rienzo.
Che cardinali e prelati fossero designati nel medioevo con appellativi tratti dal luogo di origine, dal vescovato che possedevano o da altre circostanze, indicati cioè con nomina vulgaria, era cosa tanto diffusa che spesso si trovano menzionati esclusivamente con tali appellativi anche nei registri di curia e negli annali. Ma Nicolò Fortiguerra, che fu effettivamente vescovo di Teano e cardinale, spesso impropriamente definito “Cardinale di Teano”, non si chiamava affatto De Renzis, essendo nato in Pistoia da Bartolomeo Fortiguerra.
Perché allora si è ritenuto che Fortiguerra fosse il nome “volgare” di Nicolò De Renzis? O meglio, perché Nicolò Fortiguerra è stato scambiato per un De Renzis? L'equivoco dovette essere originato dal Broccoli, poiché nell'ItaIia Sacra dell'abate Ughelli, teste al quale attinse non poco il Broccoli, alla voce Nicola Fortiguerra, non v'è cenno alcuno a una sua parentela con i De Renzis. Anche le insegne araldiche dei Fortiguerra nulla hanno in comune con quelle dei De Renzis.
Cola Di Rienzo, il Tribuno del Popolo Romano capostipite della famiglia, ebbe un figlio cardinale, il terzogenito Francesco, che fu denominato Cardinalis de Aliphia e morì nel 1390. L'appellativo lascia supporre che Francesco sia stato vescovo di Alife, ma non risulta nella cronologia di quei vescovi. Secondo qualche autore sarebbe nato ad Alife.
Credo che il Broccoli, attingendo dal Pezzulli la notizia del matrimonio teanese di un De Renzis nipote di Fortiguerra, male l'abbia interpretata, ritenendo che il Cardinale dovesse avere lo stesso cognome del nipote. La parentela, se c'era, doveva essere per parte femminile. ll Pezzullo non brilla invero per chiarezza espositiva, ma molte delle notizie che riporta sono tratte direttamente da quei preziosi archivi di famiglie nobili teanesi che sono andati quasi interamente perduti.
In effetti il primo De Renzis (forse ancora Di Rienzo) a risiedere in Teano fu Vincenzo, figlio di Antonio e pronipote del Tribuno. Sposò in Teano Camilla Principe, di nobile famiglia teanese che spesso si trova menzionata anche con la variante Prencipe.
Dal loro matrimonio ebbe origine il ramo teanese dei De Renzis. Suo nipote Vincenzo fu il primo Signore di Montanaro, feudo che appartenne ai discendenti fino all'eversione della feudalità; il pronipote Antonio, terzo signore di Montanaro, fu l'eroico espugnatore di Patrasso sepolto nel duomo di Teano, nel 1625, con uno splendido monumento funebre di cui restano pochi frammenti scultorei nella cripta.
I De Renzis si radicarono fortemente in Teano anche per via di numerosi matrimoni in nobili casate teanesi: Galluccio, Barattucci, De Angelis, ecc. Non ebbero alcun vescovo di Teano, ma molti chierici della famiglia, ovviamente ultrogeniti crudelmente destinati al chiostro o allo stato clericale, furono investiti di benefici ecclesiastici; fino a metà dell'Ottocento nel Capitolo della Cattedrale non furono pochi i canonici De Renzis. Altri cadetti intrapresero invece la carriera delle armi. Sotto la dinastia dei Borbone, Stanislao e Leopoldo furono ufficiali, il primo fu comandante del “Battaglione di Teano”, il secondo giunse al grado di colonnello. Poi, nel 1799, passarono entrambi dalla parte dei ribelli e Leopoldo divenne ministro delle armi dell'effimera Repubblica Napoletana. Al ritorno di Ferdinando IV, Stanislao per sua fortuna era passato ai riposi eterni, perché Leopoldo finì tra i tanti giustiziati in Piazza Mercato. Capua gli eresse un monumento nell'androne del municipio, Teano lo ignora completamente.
Capua divenne nuova residenza della famiglia nella seconda metà del Settecento. È stato scritto che nel 1750, quando Carlo Ill vendette Teano a Michelangelo Caetani, duca di Sermoneta, molte famiglie nobili teanesi emigrarono per evitare di essere soggette al nuovo principe. Le ragioni di questo esodo di nobili, furono ben altre. Tutte le grandi famiglie teanesi, compresa quella dei De Renzis, erano vissute tranquillamente a Teano fino al 1734, anno in cui Carlo Ill debellò il Viceré austriaco Conte Daun, che di Teano era principe, incamerando alla corona il feudo che era stato dei Marzano, dei Carafa, dei Borgia e del Gran Capitano. La nuova infeudazione di Teano ai Caetani non cambiava nulla. Teano era città con propri statuti municipali e all'intemo o in prossimità dei confini del suo attuale territorio comunale contava molti piccoli feudi nobili (Scarpati, Anguillara, Infanti, Montanaro, Guaimari, ecc.) sui quali esercitavano giurisdizione piena alcune famiglie teanesi nonché il vescovo pro tempore. Erano feudi nobili, in capite come allora si diceva, cioè soggetti solo all'autorità sovrana. I De Renzis, Signori di Montanaro, Baroni degli Scapoli e di S. Bartolomeo, al pari di tutti gli investiti di un feudo nobile, non potevano perciò essere soggetti in alcun modo al nuovo Principe, come non lo erano stati ai principi che lo avevano preceduto.
Ma anche a Capua i De Renzis risiederono solo per qualche tempo e sempre condividendo la dimora capuana con quella di Montanaro, dove oggi risiede ancora l'attuale Barone Niccolò che, memore delle remote origini, ama frequentare assiduamente Teano.

Guido Zarone
(da Il Sidicino - Anno III 2006 - n. 12 Dicembre)