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Quando eravamo... poveri ma onesti

 
 

ll Comm. Guido D'Aiello, funzionario in pensione del Comune di Roma, dove risiede da oltre mezzo secolo, è figura ben nota ai Teanesi non solo per i natali, ma soprattutto per essere stato, sin dagli anni '50, dapprima segretario particolare del sen. Pietro Lombari e poi, fino al 1994, capo della segreteria del compianto on. Vincenzo Mancini. Avanti negli anni, nonostante l'aspetto fisico non lo lasci intendere, coltiva le tante amicizie teanesi con frequenti telefonate e meno frequenti puntatine nel patrio suolo. Volentieri e con squisita cortesia riceve a Roma le visite dei concittadini.
Avrebbe molto da raccontare delle vicende teanesi dell'ultimo mezzo secolo viste da Roma, ma conserva immutato il senso della riservatezza che esigeva il suo delicato lavoro di segreteria d'un parlamentare. Non ama nemmeno parlare di sé quando potrebbero venire in luce fatti e avvenimenti che riflettono la sua grande disponibilità verso il prossimo.
Prima ancora di fare l'uomo-ombra dei due parlamentari teanesi (il sen. Lombari fu per lunghissimi anni chirurgo del nostro ospedale) ebbe una breve esperienza amministrativa a Teano nella prima amministrazione Lerro (1956-60).
Nel novembre del 1956, dopo una serie di amministrazioni rette prima dall'Uomo Qualunque e poi da un'alleanza monarchico-missina, la Democrazia Cristiana per la prima volta conquistò il Comune. In una delle prime sedute consiliari la maggioranza aveva deciso l'impopolare misura di aumentare le imposte comunali e intendeva rinnovare l'appalto delle imposte di consumo, che all'epoca costituivano il piatto forte della finanza comunale, alla società FARI, della quale era funzionario il Comm. Francesco Senese, esponente di primo piano della D.C. locale. Le condizioni del contratto con la FARI non erano delle più favorevoli per il Comune, ma evidenti motivi politici imponevano il rinnovo del contratto alle stesse condizioni. In quella seduta Guido D'Aiello, dopo aver inutilmente proposto di indire una nuova gara d'appalto per ottenere un ribasso dell'aggio, votò palesemente contro senza curarsi del diktat dell'allora onnipotente partito. Il suo fu l'unico voto contrario dei 24 voti espressi dalla maggioranza e dalla minoranza di destra. Ma non è di questo che vogliamo parlare ai lettori de Il Sidicino.
Violando la sua forte resistenza a parlare di sé, siamo riusciti a mettere gli occhi su documenti relativi a un episodio di ammirevole onestà di cui fu protagonista il giovanissimo Guido. Scoppiata la guerra e messasi male la partita con l'avanzata delle forze anglo-americane, in tutti i centri della Penisola fu costituita una difesa antiaera che in verità disponeva di mezzi assolutamente inadeguati a scongiurare il fuoco micidiale delle fortezze volanti. Molti giovani, tra cui il nostro Guido, furono arruolati come “volontari” nella Milizia contraerea (anche l'attuale Pontefice fu inquadrato giovinetto in una simile formazione tedesca). Nell'ottobre del 1943 Teano, per ben tre volte, subì l'inutile e inatteso assalto dell'aviazione inglese che non colpì alcun obiettivo militare, ma seminò solo distruzione e morte tra la popolazione civile. Guido D'Aiello con altri suoi colleghi si prodigò nel soccorso alle vittime. Tra queste c'erano intere famiglie rimaste sepolte dagli innumerevoli crolli. La famiglia napoletana del Comm. Girolamo Gigli, imparentata con i Gigli di Teano, era sfollata qui a Teano e pagò alla guerra il suo tributo di sangue.
Avevano trovato sistemazione nella casa posta tra l'ingresse del Municipio e la chiesa del Monte dei Morti, dove i coniugi Ferrara gestivano una torrefazione di caffè. Il bombardamento colpi in pieno la chiesa del Monte e la casa uccidendo i fratelli Roberto e Maria Gigli e la giovanissima Luciana Marotta Gigli. Guido prestò aiuto nella pietosa opera di recupero delle salme e provvide a consegnare al sindaco gioielli e danaro recuperati tra le macerie. Poi, da solo, ritornò sulle macerie, pensando che qualcosa fosse stato trascurato dagli operai, e quando sul posto non c'era più nessuno rinvenne un cofanetto contenente una rilevante quantità di gioielli che poi consegnò al sig. Quattrocchi, incaricato dal comm. Gigli di provvedere alla traslazione delle salme dei congiunti.
Di tanto Girolamo Gigli volle dare testimonianza in una dichiarazione datata 21 ottobre 1946, che il nostro Guido ci ha consentito di visionare solo dopo ripetute insistenze. Vi si legge tra l'altro: “...trovai nel cofano, che conteneva rilevante quantità di gioielli, I'elenco di essi nonché la numerazione e descrizione delle pietre preziose; riscontrai che nulla mancava. ...questo giovane avrebbe potuto, volendo, entrare in possesso di rilevantissimi valori senza che si fosse lontanamente sospettato di lui".
Abbiamo voluto riportare questo episodio soprattutto per i nostri lettori più giovani, figli di una società che pone come traguardo ultimo la conquista del denaro ad ogni costo, ma la lezione vale anche per noi meno giovani.
A qualcuno di noi potrà venire spontanea anche un'altra considerazione: ma i democristiani erano poi così cattivi da meritare di scomparire?

Guido Zarone
(da Il Sidicino - Anno III 2006 - n. 12 Dicembre)