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Indice Emanuele Verdolotti
 
 

Diagnostica, conservazione e restauro della grande pala

del cappellone della Cattedrale di Teano
 
(foto di Mimmo Feola)
 

Lo scorso 3 agosto, in occasione del sessantesimo anniversario della riconsacrazione e della riapertura al culto della cattedrale di Teano, ricostruita in seguito alla distruzione avvenuta a causa dei bombardamenti Alleati nell'ottobre del 1943, è stata presentata alla cittadinanza ed ai fedeli la pala d'altare di Francesco de Mura, intitolata “San Paride che uccide il drago”, restaurata grazie alla Pro loco.
Questo intervento restaurativo, che si inserisce all'interno dell'opera di valorizzazione del patrimonio artistico portata avanti dall'associazione, è stato dedicato alla memoria del compianto avv. Guido Zarone, profondo conoscitore della storia locale, che si è sempre impegnato, con impareggiabile abnegazione, nella conservazione e valorizzazione delle bellezze della nostra Città.
Alla presenza delle Autorità ecclesiastiche, in persona dell'amministratore apostolico della diocesi di Teano-Calvi mons. Arturo Aiello, dell'Amministrazione Comunale e delle Autorità militari, il presidente della Pro loco, Giuseppe Scala, dopo i saluti ed i ringraziamenti di rito, ha ricordato, attraverso le parole del can. De Monaco, il dolore provato quando, a causa dei bombardamenti, rimaneva intatto solo il campanile, con sullo sfondo la cupola amputata. La riconsacrazione, come detto, avvenne il 3 agosto 1957, durante l'episcopato di mons. Sperandeo, vescovo da pochi anni: la presentazione dell'intervento restaurativo della tela del De Mura è un modo per ricordare questo importante evento, come del resto già avvenuto in passato per altri eventi di un certo rilievo (v., ad es., l'assedio di Papone e la sua sconfitta, da parte del popolo di Teano, il 18.01.1648, con deposizione sull'altare della cattedrale del fucile sottratto al brigante).
Gli undici anni di episcopato di mons. Aiello hanno infuso nei giovani un nuovo impulso a celebrare la festività di san Paride: l'intento della Pro loco, prosegue il presidente, è quello di intrecciare il destino della stessa al culto del Santo patrono. La dedica dell'intervento di restauro alla memoria dell'avv. Guido Zarone vuole, fra l'altro, sottolineare il fatto che egli, con il suo esempio, ci ha insegnato che questa città non va mai abbandonata.
Il resp.le regionale dei beni culturali ecclesiastici, mons. Ernesto Rascati, ha posto in risalto l'attività artistica del de Mura, che lavorò da Vittore Simonelli, il primo allievo di Luca Giordano; frequentò anche la scuola di Francesco Solimena, e fu autore di migliaia di opere. Le sue opere sono presenti a Napoli (ad es., presso l'Archivio di Stato), a Roma, Torino, in Spagna, a Gerusalemme: i gesuiti avevano capito l'importanza di questo artista.
Le tre tele presenti nella cattedrale di Teano sono databili intorno al 1723 e, nonostante la giovane età dell'artista (aveva soli 27 anni), sono molto interessanti; ricordano, infatti, che, oltre a Dio, ci sono anche i patriarchi: si tratta di Giuseppe (sposo di Maria: nella tela, la sua mano sinistra non è benedicente, ma sta indicando proprio il figlio di Maria), di Paride (patrono di Teano), di Martino (patriarca della carità: il suo mantello rosso ne è l'emblema). In tutti e tre i quadri, inoltre, si può notare la presenza degli angeli.
San Paride, dal canto suo, ha, ai lati, dei devoti che sembrano essere dei laici: in particolare, l'accolito che regge la croce appare quasi un novizio. Si tratta di composizioni organiche ed armoniche, sebbene riprendano un vecchio schema piramidale, imperniato sul tema del santo che colpisce il drago.
Mons. Rascati, al termine del suo breve ma dotto intervento, ha espresso pubblicamente la sua contentezza per il restauro in oggetto, sottolineando che, con tale intervento, non si recupera solo un'opera d'arte, ma una Comunità prende coscienza di sé e trasmette le sue conoscenze (ossia, il suo patrimonio culturale) alle generazioni più giovani.
È stata poi la volta dei restauratori (Salvatore de Palma e Francesco Piccirillo), che hanno illustrato le caratteristiche e le peculiarità del loro intervento. Tramite l'ausilio di apposite slides, hanno evidenziato come sulla tela vi fossero molti depositi superficiali e diverse alterazioni di colore, e, nella parte bassa, addirittura molte lacerazioni. Si sono rese necessarie alcune indagini diagnostiche: sono state effettuate, in particolare, sia indagini su campioni che indagini multispettrali. È stata riscontrata, fra l'altro, sul piviale del Santo, anche la presenza di diversi strati di pittura sovrappressa: molte di tali alterazioni sono dovute ai restauri effettuati negli anni '50 e nel 1978.
Al fine di preservare i colori, si è proceduto con la c.d. velinatura; in seguito, è stata rimossa la tela inserita negli anni '50; è stato effettuato un dipinto nuovo su una tela antica (fase della c.d. foderatura); infine è stata la volta della stuccatura. Il ritocco è stato effettuato con delle tecniche particolari, al fine di garantire l'integrità della composizione. In definitiva, l'intervento restaurativo ha messo in luce delle qualità artistiche raffinate, testimonianza di una delle più alte espressioni della pittura napoletana di metà '700.
A conclusione della serata, vi è stato l'intervento di mons. Aiello, che ha ringraziato la Pro loco per la restituzione di una pagina di storia artistica e di fede, da cui hanno tratto ispirazione tanti fedeli di epoche precedenti. L'augurio è che questo ciclo virtuoso possa continuare e riguardare anche la altre due tele, sebbene ciò richieda anche la collaborazione dei santi!
In realtà, come sottolineato dallo stesso amministratore apostolico, il fatto che siano stati i giovani a promuovere un tale intervento è molto importante: ciò vuol dire, infatti, che si stanno riappropriando delle loro radici e, come noto, senza radici non si costruisce nulla.
Nel segno della continuità con il passato, quindi, si è voluto restituire alla cittadinanza un bene prezioso del grande patrimonio artistico-culturale di Teano; l'auspicio è che possa essere di stimolo per altri interventi, che abbiano di mira non solo la conservazione di vestigia del passato, ma che riescano a far sorgere un rinnovato interesse per una sempre più consapevole utilizzazione e fruizione di questi beni, di fondamentale importanza per ricreare un rinnovato e sempre più forte senso civico di appartenenza.

Emanuele Verdolotti
(da Il Sidicino - Anno XIV 2017 - n. 9 Settembre)