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Indice Emanuele Verdolotti
 
 

Teano 1860 - 2010

 
Ripartire da Teano per recidere i nodi irrisolti dell’Unità
 

Le celebrazioni del 150° anniversario dell'Incontro di Teano, culminate con la presentazione del numero unico “Fratelli d'Italia”, richiamano alla mente una serie di brevi considerazioni, peraltro già esposte dagli studiosi in sede di presentazione del libro e di cui si è approfonditamente dato conto nel precedente numero de “il Sidicino”. Viene in rilievo, anzitutto, la realtà dello stato italiano all'indomani dell'Unità politica tanto faticosamente raggiunta: si tratta, specificamente, di uno Stato debole, basato su equilibri precari, che certamente non investe risorse consistenti per favorire lo sviluppo del Mezzogiorno. Quest'aspetto era stato sottolineato anche in occasione del convegno tenutosi nell'ottobre 2004, presso i locali del Museo Archeologico, organizzato dall'associazione culturale “Erchemperto”: esempio paradigmatico può essere ritenuto quello relativo alle spese sostenute, nel periodo immediatamente successivo al 1861, per la bonifica di vaste zone paludose, effettuate quasi esclusivamente nelle zone settentrionali della Penisola.
Come ulteriore fattore di riflessione, si può rilevare come la delusione di molte speranze e la durezza nelle scelte di governo attuata dalla classe dirigente sabauda abbiano alimentato fenomeni di rivolta sociale nel Mezzogiorno etichettati sotto la voce “brigantaggio”, nonché reso ancora più ampia la lontananza tra la società e la politica. Queste disillusioni, diffuse in ampi strati della popolazione, sono state descritte da molti studiosi, che hanno esaminato la c.d. “questione meridionale”, ed hanno attirato l'attenzione di diversi scrittori, che nelle loro opere hanno dato atto del fallimento di molte delle speranze risorgimentali: all'interno di questo filone critico, basti pensare ad opere come “I Vicerè” di Federico de Roberto, “I vecchi e i giovani”, “Il Gattopardo”. Le dure imposizioni del neonato Stato postunitario colpivano molto duramente gli strati più umili della popolazione, richiedendo notevoli sacrifici: è il caso, fra i tanti, della leva militare obbligatoria (addirittura di durata quinquennale!), che privava molte famiglie del lavoro dei componenti più giovani e più forti e, quindi, di un importante mezzo di sostentamento, come si può notare, tra l'altro, leggendo le pagine del romanzo “I Malavoglia”, quando Luca, chiamato alle armi, muore nella battaglia di Lissa durante la III Guerra d'Indipendenza (1866).
Proprio questo senso di sfiducia nei confronti delle Istituzioni è diventato uno dei tratti dominanti in ampi strati della popolazione meridionale, secondo una logica fatalistica ancora oggi piuttosto diffusa. Non si può fare a meno di notare come, in realtà, molto abbia contribuito al riguardo l'azione spesso insoddisfacente della classe politica meridionale, e in particolare quella degli amministratori degli enti locali, per loro natura più vicini ai cittadini e, per tale motivo, deputati ad offrire risposte immediate ai bisogni più disparati. Il divario tra società e politica è aumentato a causa della sordità di quest'ultima di fronte alle richieste della prima, della sua insensibilità verso proposte innovative che avevano come obiettivo quello di stimolare una discussione seria e franca sul ruolo della politica all'interno della società.
Atteggiamenti del genere possono far indulgere in un accorato ricordo dei bei tempi andati, o in sterili rievocazioni del passato, senza però approdare ad alcun risultato concreto. È invece necessario far tesoro di queste esperienze per metterle al servizio della collettività e della propria comunità di riferimento, affinché errori del genere non abbiano a ripetersi, in modo da non alimentare ancor di più quel senso di sfiducia verso il mondo della politica sempre presente nel Mezzogiorno postunitario. Le iniziative culturali come quella del 24 ottobre scorso non costituiscono solo una rievocazione del passato - seppur utilissima, in quanto necessaria per poter meglio conoscere il presente - ma possono e anzi devono essere di stimolo per spingere i cittadini e le amministrazioni (specialmente quelle locali) ad operare concretamente in vista del conseguimento di risultati a beneficio dell'intera collettività, evitando sterili contrapposizioni od inutili miopie che fatalmente determinano un impoverimento del territorio, sia dal punto di vista culturale che dal punto di vista socio-economico.

Emanuele Verdolotti
(da Il Sidicino - Anno VIII 2011 - n. 1 Gennaio)