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Restare e sfidare il futuro

 

Leggevo su Facebook il post di un giovane che esprimeva tutta la sua amarezza di aver deciso di andar via dal suo paese, dopo le tante delusioni vissute, le accenna solo ma che tutti possono immaginare, gli veniva a mancare il suo ultimo legame affettivo, importante e fondamentale, che lo tratteneva ancora: la frequentazione e l’affetto dei suoi amici.
Mi sono incuriosito nel leggere i commenti al post, lo faccio rare volte, ed ho costatato che nessuno ha colto nel segno giusto il vero messaggio che questo giovane aveva lanciato: la solitudine che porta all’estinzione di ciò che è naturale tra i giovani, l’amicizia.
Molti dei commenti, in modo chiaro e senza fronzoli, invitavano il giovane a fare presto e raccogliere le sue cose più care in una valigia e andare via. Nessuna parola di condivisione del disagio che stava vivendo quel giovane, solo incitamenti a tagliare quella parte restante di ombelico che ancora lo legava al suo paese.
Fare del becero moralismo non è opportuno ed è inutile in un periodo in cui i fondamentali valori di appartenenza alla propria terra ed alle proprie origini si sono sciolti come neve al sole in quando messi in discussione ed annullati dalla inefficienza di chi nelle sue mani tiene stretto la vita ed il futuro di piccoli paesi.
È opportuno e necessario porsi qualche domanda e tentare di dare delle risposte, alcune le si leggono accennate anche nel post, a questa disaffezione che allontana sempre di più le giovani generazioni dal proprio paese e dalla propria terra.
Basta guardare il viso di questi giovani ed in modo particolare i loro occhi quando si incontrano anche per caso per strada o nei luoghi dei loro abituali incontri e già si avvertono i segni della loro delusione ed il forte desiderio di abbandonare un paese in cui non più credono.
Non hanno più la forza di affrontare a viso aperto le sfide di un paese in abbandono perché ormai per loro il rimanere è solo sofferenza e delusione, lasciano ad altri furbi ed intrallazzatori di mestiere una larga prateria in cui scorazzare e realizzare i propri profitti.
Alla sofferenza di non avere nessuna prospettiva, e di prospettive per il momento non se ne vede nemmeno l’ombra, subentra ed acuisce questa mancanza di visione di un futuro prossimo la delusione di essere soli perché nessuno ha voglia, pur con i limiti che ci sono e ci saranno, di proporre una strada diversa per renderli protagonisti delle scelte che ogni paese, piccolo o grande che sia, deve per ragione di sopravvivenza ricercare per sopravvivere come comunità.
Ed allora la fuga immediata, se si presenta l’occasione soprattutto per i giovani del Sud, nel ricercare un rifugio in un’occupazione stabile, avventurosa e costosa per le famiglie, nel partecipare ai vari concorsi nell’esercito, polizia, aeronautica, finanza ed altro.
Se si ha la sfortuna di non superare questi concorsi perché non si ha nessun santo in paradiso che possa dare una spinta a superali o perché il prezzo richiesto non può essere soddisfatto ed allora si cade nello sconforto e nella desolazione che è peggiore della delusione.
Ed è beffardo ed offensivo leggere nei commenti al post che chi raggiunge, le eccezioni vi sono sempre, l’agognato posto fisso superando i concorsi di cui sopra lo raggiunge per suo merito.
Leggere questi commenti fa solo ridere perché i giovani di un paese si conoscono e conoscono anche la preparazione che ognuno di loro possiede e vedere alcuni loro amici che in modo inusuale e rocambolesco hanno ottenuto un titolo di studio, superare concorsi che dovrebbero essere altamente selettivi, li fa piombare nella desolazione assoluta.
Quale scenario futuro bisogna prevedere per convincere i giovani a restare e non ridurre, con il loro andare via, i propri paesi in luoghi destinati all’abbandono ed all’estinzione di quel poco di vita e di attività che resiste ancora come monito a non mollare?
Non esistono soluzioni immediate perché il futuro si costruisce giorno per giorno mettendo in discussione se stessi nel ricercare le risorse che il territorio offre e che mette a disposizione in modo libero a chi vuole ed ha la volontà di restare,
Le sirene ingannevoli di imbonitori e di imbroglioni che si nascondono sotto la veste del perbenismo ed in modo sfacciato e provocatorio dagli schermi televisivi e dai balconi del paese promettendo mari e monti per quel voto che li deve portare al potere provoca maggiormente l’amarezza di un inganno che dura per il tempo di un applauso ricercato ed ingannatore.
In questi giorni di preparazione alla tornata elettorale del prossimo ottobre in cui si sceglieranno gli amministratori di piccoli paesi si assiste nuovamente alla sceneggiata di un inganno programmato che avrà come vittima la parte più debole di ogni comunità, i giovani, che ha urgente bisogno di persone preparate e consapevoli per creare occasioni serie e durature per evitare un loro ulteriore abbandono.
Si legge di tutto nei loro programmi e con protervia propongono idee e parole dette in occasioni di elezioni precedenti ma che hanno prodotto solo inettitudine e delusioni. Non dicono in modo chiaro che a loro serve il voto di questi disperati solo per avere nelle proprie mani un potere che giustifichi i loro interessi ed intrallazzi.
Dopo il voto il nulla. Solo qualche lavoretto mal pagato per alcuni per non perdere la faccia e solo per qualche mese. Dopo delusione e disperazione.
Il reddito momentaneo garantito attraverso interventi assistenziali da parte dello Stato che produce solo disaffezione e disimpegno da parte dei giovani nel mettere in gioco la loro inventività e la loro creatività è un ulteriore inganno che produrrà gravi drammi nel momento in cui verrà deciso la sua abolizione.
Nemmeno tutto ciò che si legge su i social network che basta solo un click per cambiare la propria vita. Quel click improvvido, la maggior parte delle volte, aggrava maggiormente una crisi di per sé incontrollabile.
L’unica certezza che deve convincere a lottare per non abbandonare la propria famiglia ed il proprio paese è riscoprire quei lavori che stanno scomparendo o sono quasi scomparsi ma necessari per l’economia e lo sviluppo del paese e del territorio.
Questa certezza deve essere fortemente accompagnata dalla profonda convinzione che bisogna “sporcarsi le mani” ed abbandonare il sogno che hanno tutti, molti ci riescono, di imboscarsi in qualche ufficio pubblico dove campicchiare nell’ozio di sopravvivenza.
Un esempio che è anche un incitamento a non perdere la speranza è rileggere la storia dei propri paesi che con la loro terra fertile e le loro botteghe artigianali sono stati una fonte inesauribile di ricchezza per tutti coloro, e non sono pochi, che si sono trasferiti da altri paesi per coltivarla e questa scelta da pionieri è stata ricompensata da benessere e ricchezza. Anche nei nostri giorni il panorama non è cambiato, basta uno sguardo ai nomi di chi gestisce le aziende agricole per spiegarsi l’inettitudine ed il disinteresse a lasciare tale ricchezza nelle mani di persone estranee alla storia del paese ma che hanno rischiato in proprio per riscattarsi e fare fortuna.
È necessario che i giovani recuperino l’affetto e l’attaccamento alla propria terra, perché terra dei propri antenati, attraverso una forte e cosciente convinzione di superare i particolarismi e riscoprire lo spirito cooperativistico di stare insieme per riacquistare e far produrre una terra che è solo loro.
Non si ha più bisogno di grandi opere, si è spettatori del loro fallimento, della loro inutilità e delle ferite insanabili che hanno provocato al territorio. Si ha bisogno di progetti ed energie che convincono i giovani che non ancora sono andati via a restare.
Ed i mestieri, e le tante botteghe legate ad essi, che si esercitavano nei paese e li rendevano autonomi perché non riscoprirli ed incentivarli? Oggi sono quasi scomparsi o se c’è ancora qualcuno che esercita il suo mestiere ne è demotivato perché non trova interesse ed aiuto da parte di chi deve continuare a tenerlo in vita.
La tutela del territorio ed il suo sviluppo turistico, un altro volano che deve essere messo in azione per lo sviluppo economico del paese e per evitare la fuga dei giovani dal territorio.
Cosa è stato fatto in questa direzione? Quali azioni concrete e non solamente pensate e raccontate sono state messe in essere perché questi paesi ricchi di storia e di arte, invidiabili borghi per chi li visita, fossero vivibili ed usufruibili?
I giovani che decidono di restare possono fare poco o quasi nulla se non sono affiancati da persone preparate a sostenerli con i loro consigli e le loro esperienze acquisite per progettare insieme e trovare utili soluzioni per creare il lavoro. Se mancano queste azioni e convinzioni sicuramente i paesi si svuoteranno ulteriormente ed andranno verso la loro estinzione.
Al giovane del post si consiglia di restare e di condividere, non su di una pagina di Facebook, questi momenti di amarezza e di delusione, con i suoi amici che manifestano le sue stesse preoccupazioni ed insieme spronare con forza e sostenere con convinzione chi è alla guida del paese e decide con coraggio di condividere questo dramma perché non servono più parole e promesse, se ne sono dette e fatte già molte, ma che è il momento di agire con azioni incisive e convincenti.

Giuseppe Toscano
(da Il Sidicino - Anno XVIII 2021 - n. 10 Ottobre)