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Indice Giuseppe Toscano
 
 

Le parole contano poco

 

I nostri territori, in questa bollente estate del 2021, non sono stati risparmiati dai tanti eventi distruttivi che già negli anni precedenti li avevano messi in ginocchio quasi distruggendone la propria identità.
Senza alcun preavviso le nostre montagne con la loro macchia mediterranea sono state, ancora una volta, preda di violenti incendi che hanno distrutto quel poco che rimaneva in vita.
A chi ha assistito a questo scempio distruttivo di un polmone di vita ha sperato nella rapidità, nemmeno a pensarlo, dei soccorsi per limitare i danni ad un ambiente bello sì ma abbandonato ad una esistenza del tutto precaria perché poco si è fatto e quasi nulla si fa per la sua conservazione e la sua difesa.
Si continua ancora a credere, come è accaduto negli anni precedenti, che tutti gli incendi del patrimonio boschivo siano dovuti a qualche piromane impazzito, rari episodi lo confermano in parte, mentre vi è una seria convinzione che la maggior parte degli incendi sono guidati da scelte precise di delinquenti del territorio che con il fuoco vogliono trasformare oasi naturali in terreni da cementificare.
Anche la vecchia convinzione che gli incendi boschivi siano attribuibili ai pastori per poter avere erba nuova ed abbondante per le proprie greggia ormai è improponibile perché di pecore o capre che pascolano sulle nostre colline non se ne vedono più o è così insignificante la loro presenza che non vale più la pena mettere a fuoco un’intera montagna.
Ci si domanda: perché ciò accade senza soluzione di continuità? Solo in qualche estate ciò non è avvenuto, e resta inspiegabile, e le nostre montagne e colline sono state risparmiate dagli incendi. Perché sono sempre le stesse zone di montagna che subiscono questi attentati che distruggono un ecosistema complesso e necessario per la vita di ognuno di noi e difficile da ricostruire? Il mondo degli umani è un mondo di egoisti che non guarda oltre il proprio naso se si tratta di rinunciare a ciò che è utile e comodo per sé e che produce, in modo incontrovertibile, danni a quel mondo che ognuno considera solo suo e non di tutti gli altri esseri a lui simili. Dovremmo riscoprire l’istinto primordiale della conservazione della specie per difendere a denti stretti il nostro ecosistema, ma ci manca la volontà perché prevale in tutti noi lo spirito egoistico e personale dimenticando che da soli siamo destinati a naufragare nella solitudine e nell’abbandono. Periremo anche noi in un grandioso incendio dopo i giorni dell’euforia svegliandoci dal sogno dell’onnipotenza che ci siamo artatamente creato. Il nostro ecosistema è unico e di tutti, non è un giardino dove chiunque può scegliere la sua parte e brigare per distruggere quella degli altri.
Lo si difende se ogni essere umano fa la sua parte per sostenerlo e salvarlo: è una catena naturale che lega tutti gli esseri viventi, se qualche maglia si stacca si provocano disastri insanabili.
Gli incendi che stanno devastando gran parte del Sud Italia ed i territori di altre nazioni sono un indizio grave ed un monito per tutti a ricostruire al più presto quella catena in difesa dell’ecosistema del nostro pianeta per evitarne il collasso e la sua fine definitiva. Le parole non bastano più, se ne sono dette tante ed in modo spropositato nei vari momenti di tragica emergenza ma che non hanno prodotto nemmeno un topolino di interventi seri.
I propositi enunciati nei vari Summit di attuare azioni forti per salvare il salvabile di un ecosistema malridotto non devono solo essere manifestazione estemporanea di chi dirige, governa e comanda, ma propositi a cui devono seguire decisioni risolutive ed immediate. E’ possibile che una adolescente come Greta Thunberg debba ricordare ai grandi della Terra ed a tutti noi che se si continua di questo passo a maltrattare in modo indecoroso il nostro pianeta ne anticipiamo la sua fine? Interessante il suo giudizio sull’ultimo incontro dei G7 sull’Ambiente tenuto il mese di giugno 2021 “… parlate di clima mentre vi divertite tra barbecue e jet acrobatici” per dire che i grandi della Terra in quei giorni hanno ancora una volta tutelato le loro economie altamente inquinanti ed evitato di prendere decisioni determinanti per procedere alla riduzione seria dei veleni che si immettono in atmosfera.
Quale è la missione che deve intraprendere ciascuno di noi per ricostruire quella catena e ristabilire un ecosistema sostenibile che possa garantire un presente ed un futuro diverso da quello che si sta vivendo?
Le montagne non bruciano solo per autocombustione dovuta al grande caldo, bruciano soprattutto perché qualcuno, che poi siamo noi, non fa nulla perché i suoi sentieri ed il suo sottobosco siano puliti e sorvegliati, poco fa per non lasciare i suoi rifiuti e materiali infiammabili ed intasare i suoi canali naturali di scolo delle acque meteoriche con materiale di risulta. Le montagne bruciano anche e soprattutto perché pochi di noi si rimboccano le maniche per raccogliere e portare a valle, quando gli si offre l’opportunità durante le escursioni in montagna, ciò che sconsiderati ed impenitenti inquinatori lasciano nei luoghi dei loro bivacchi.
Le montagne bruciano anche e soprattutto perché solo pochi segnalano le anomalie e le violenze che sconsiderati approfittatori vestisti di perbenismo le violentano con costruzioni abusive ed altro distruggendo la bellezza della macchia mediterranea. Le montagne bruciano anche e soprattutto perché manca la volontà di attuare una politica del territorio e la sua salvaguardia. Manca sempre qualcosa, credo volontà e disinteresse, ad ogni livello decisionale perché questo polmone vitale, la montagna, venga posto come prioritario nelle decisioni di salvaguardia.
Anzi in alcuni luoghi si fa tutto il contrario aiutando uomini senza scrupoli a cancellarle dalla topografia del territorio.
Questi distruttori seriali non parlano, anzi parlano un linguaggio che solo pochi capiscono. Agiscono e distruggono ed un silenzio assordante accompagna il loro malaffare. Quando vediamo montagne sventrate da cave, montagne bruciare, le rive del mare piene di residui di plastica, i torrenti ed i fiumi schiumeggianti, gli specchi d’acqua neri e maleodoranti, i bordi delle strade pieni di sacchetti di immondizia ed altro che inquina e deturpa il territorio inquinandolo e distruggendo il suo ecosistema, ognuno di noi non deve girare la testa e far finta di non vedere ma rendersi responsabile ed attivo. Bisogna cancellare la convinzione della indifferenza dalla nostra mente e non delegare ad altri la soluzione di tali scempi perché gli altri non ci sono e se ci sono tutelano solo i loro affari legati allo sfruttamento ed alla distruzione del territorio e del suo ecosistema.
Le parole contano poco, conta solo il nostro personale impegno per salvare quel poco che ancora ci resta da tutelare e conservare. Siamo ancora in tempo, non aspettiamo oltre.

Giuseppe Toscano
(da Il Sidicino - Anno XVIII 2021 - n. 8 Agosto)