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La Bellezza non salva il mondo

 

Si legge sui giornali e si ascolta dagli opinionisti nei vari programmi televisivi commenti e dotte argomentazioni su di una celebre frase di Fëdor Dostoevskij, come si legge nella sua opera L'Idiota, “La bellezza salverà il mondo”, per sostenere la tesi ammaliante, interessante e liberatrice che il nostro mondo non ha più possibilità di sopravvivere se non riscopre la “Bellezza”.
Questa frase ad effetto, usata a piene mani quando nulla si ha più da dire, manifesta apertamente la nostra impotenza nel risolvere i tanti annosi problemi che volutamente ci siamo creati o arginare e sconfiggere epidemie che si presentano improvvise e ridicolizzano l'uomo e la sua conoscenza. Ma ciò che è più grave e contraddittorio é che ci si appella alla Bellezza, il nostro mondo è la Grande Bellezza, distruggendo volutamente il vivere di noi stessi e di un ecosistema fatto a nostra misura ma che rifiutiamo e lo minacciamo con le nostre azioni devastatrici.
Il grande scrittore russo risponde in modo diretto all'interrogativo se la Bellezza salverà il mondo in un passo della sua opera I Fratelli Karamazov quando un giovane ateo, Ipolit, domanda al Principe Mynoki in quale modo la Bellezza salverebbe il mondo. Il Principe non risponde e va da un giovane di diciotto anni che sta agonizzando. Resta lì in silenzio, davanti a questo giovane, pieno di compassione ed amore finché quello muore. Il nostro Autore racconta questo episodio, all'apparenza contraddittorio con una motivazione filosofica e religiosa per dirci: è la bellezza che ci porta all'amore condiviso con il dolore, il mondo sarà salvo oggi e sempre sino a quando ci sarà questo gesto.
Se si potesse vivere in pieno, nella società odierna, la Bellezza come espressione reale di un mondo in cui tutto sia fermo ed immodificabile per ammirare il bello in assoluto significherebbe togliere alla stessa Bellezza il segno creativo che ognuno di noi possiede ed estinguere in ogni persona la libertà di immaginare, un dono insito in ciascuna natura umana. Saremmo tutti degli automi costretti a guardare con fissità un mondo immodificabile e senza vita che passa, nello stesso modo, sotto gli occhi di tutti.
Questo non accade perché l'uomo è artefice del mondo, lo immagina e lo modifica con le sue azioni sino, ironia della sua potenza umana, a distruggerlo usando la sua piena libertà e nessuno, se non se stesso, può fermarlo.
L'uomo può conservare, difendere, migliorare nel bene questo mondo che è suo se si convince di essere l'elemento sostanziale di questo mondo. Se è suo deve amarlo come ama se stesso e con la stessa intensità di conservazione e soffrire con esso quando azioni insulse e distruttive ne intaccano il suo corpo che è la sua Bellezza.
Il soffrire con il mondo, l'ambiente in cui noi viviamo, che viene in continuazione deturpato e distrutto significa che in noi vive il puro senso della Bellezza per questo mondo che è poi la nostra salvezza.
Soffrire significa condividere il dramma in cui vive un ecosistema sulla soglia dell'estinzione e mettere in campo le azioni riparatrici per recuperare la sua esistenza: non è altro che recuperare la sua Bellezza per viverla una volta riconquistata.
La Bellezza anche se grande ed affascinante da sola non salverà mai il mondo. L'uomo che la rende visibile con il suo vivere deve riscoprirla per usarla come motore di azioni per coinvolgere l'intera umanità a condividerne la necessità urgente di averla viva ed usarla come strumento di conoscenza e di salvezza della vita stessa.
La Bellezza non può esistere se manca l'uomo che ne rappresenta il suo apice di perfezione ed al contrario l'uomo ha il grande ed assoluto potere se si priva della “pietas”, dell'amore che è anche sofferenza, per non annullare l'azione della Bellezza.
Invocare la Bellezza come dea purificatrice delle malefatte umane quando accadono avvenimenti che l'uomo stesso programma e produce o che l'uomo stesso per pigrizia e non curanza non ne cura la conservazione perché non la stima utile alla sua vita ed a quella dei suoi simili, è come abbaiare alla luna in una notte di un forte temporale: la luna non può vederti per ascoltarti.
Assistere ad una montagna che brucia in continuazione, ad uno specchio d'acqua inquinato da chi grida poi al disastro ambientale, assistere in continuazione allo scempio che si fa all'ecosistema precario di un territorio che dovrebbe essere promotore di prodotti di nicchia, verificare la noncuranza abituale di ognuno che non riesce a rispettare nemmeno il ciclo vitale del suo giardino di casa, significa che quell'amore e sofferenza per un mondo che vive con noi e per noi non ancora fa parte della nostra esistenza e la Bellezza rimane solo un'aspirazione ideale per giustificare le nostre malefatte. La Bellezza non ci sarà mai sino a quando la confiniamo nella nostra immaginazione e la teniamo lontano dalle nostre scelte di vita.

Giuseppe Toscano
(da Il Sidicino - Anno XVII 2020 - n. 7 Settembre)