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La Bibbia dei poveri

 
La cantoria
 

Per un turista che decide di dedicare del tempo durante i prossimi mesi estivi per andare alla ricerca di particolari luoghi in cui rivivere la storia e le opere che i resti ed i manufatti ci raccontano di quel luogo non deve escludere di visitare un paese dell’alto casertano che si distende alla falde di Monte Massico.
Il paese è Falciano del Massico, centro dell’antico Ager Falernus, il cui territorio ancora oggi dona un vino, il Falerno, che ricorda l’antica sua forza che unita al suo particolare sapore ed odore allietava le mense dei ricchi romani durante l’Impero.
Visitare i suggestivi vigneti delle colline di questo paese e rivivere la storia che essi rappresentano già ricompensa in abbondanza il tempo dedicato, ma c’è qualcosa di più che invoglia un turista a fermarsi perché può vedere un’opera d’arte che resterà nella sua memoria per raccontarla agli altri.
Quando si entra nella chiesa del borgo del Capo, Chiesa di San Pietro, si ha la sensazione di entrare in una delle tante chiese del territorio.
È una chiesa, forse, eretta verso la metà del XVII secolo e variamente ritoccata nei secoli successivi sino a presentarsi come oggi la si vede.
Bisogna almeno giungere sino alla metà dell’unica navata e poi girarsi e guardare in alto verso l’entrata per restare affascinato da una cantoria lignea che da poco è stata ripulita e riportata ai colori originari.
Da quella posizione si ha la visione completa di questa raffinata ed elegante cantoria del XVIII sec., sul tamburo d’ingresso si vede chiaramente la data 1744, come è stato rilevato dalla restauratrice Michela Acquaro.
Non si conosce il nome dell’artista ma sicuramente appartiene a quello stuolo straordinario di artisti della scuola napoletana che nel ‘700 sotto la spinta iniziale riformatrice e culturale di Carlo di Borbone hanno arricchito con la loro arte i luoghi di culto dell’alto casertano.
Si ipotizza che quest’opera fosse stata sollecitata dal Vescovo di Carinola Giacinto Verdesca e finanziata dalla bontà dei signori che erano padroni del territorio come il duca Filippo Agapito Grillo Genovese, duca di Mondragone.
Ora si può ammirare, con stupore, la bellezza dell’opera dopo la ripulitura ed il restauro e rimanere incantati dalle scene che sono riprodotte su tavole di legno che han sfidato i secoli.
I colori usati hanno resistito nel tempo e la loro nitidezza non è stata minimamente offuscato dall’incuria degli uomini.
Le scene sono quelle del Nuovo Testamento e ci raccontano la Circoncisione di Gesù, la Fuga in Egitto, il Battesimo, l’Adorazione dei Re Magi, la Predicazione di San Giovanni Battista.
È la Bibbia spiegata con la bellezza dei suoi colori e la nitidezza delle figura al popolo contadino del paese.
I visitatori vengono accolti da un splendido dipinto dello Spirito Santo che aleggia nel tamburo d’ingresso.
È un capolavoro del nostro territorio da ammirare e conservare nella memoria.

Giuseppe Toscano
(da Il Sidicino - Anno XVII 2020 - n. 4 Giugno)

Particolare - L’adorazione dei Magi