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A proposito di cultura

Riceviamo e volentieri pubblichiamo la nota dell’Assessora alla Cultura Gemma Tizzano.
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In questo tempo, in cui si parla spesso di "cultura" a proposito e a sproposito, mi viene da fare alcune considerazioni in merito al senso di questa parola e all'uso improprio che se ne fa.
Innanzitutto la prima cosa che mi viene in mente è che la cultura è partecipazione.
Partecipare ad una cultura significa essere parte integrante di un processo collettivo perché essa acquista una sua identità in seguito non ad un'azione ma a quella di più soggetti che la determinano e la modificano. Ogni individuo, infatti, con la sua azione, contribuisce a dare una determinata fisionomia alla cultura di cui fa parte. Ed è qui che entra in gioco la responsabilità del "cives" che, partecipando alla vita della propria città, la arricchisce o la impoverisce a seconda del suo comportamento. Quando, piuttosto che ricercare il bene comune, quello cioè che oggettivamente può giovare alla vita collettiva, si punta soltanto a mettere in mostra il proprio operato e a denigrare quello degli altri, trascurando gli aspetti positivi che pur sono presenti in ogni iniziativa, si fa crescere non la cultura ma solo una "subcultura". Quando ad ogni costo si cerca il "neo" nell'operato di alcuni, non si fa cultura ma soltanto pettegolezzo.
Quando per abitudine si "sparano" notizie pubblicandole, bisognerebbe verificarne le fonti (ma sarebbe chiedere troppo?)
Quando ci si considera persona di cultura, ma si sta bene attenti a non partecipare ad iniziative, che magari sono pure interessanti, ma che sono state organizzate da gruppi diversi dal proprio, allora ci si dimostra piuttosto meschini, non colti.
Quando, invece di gioire per la buona riuscita di iniziative organizzate da altri, si prova rabbia e invidia, ostentando un'aria di superiorità, si pecca di grande provincialismo.
Quando si tende ad escludere alcuni o molti dal proprio cerchio ristretto e si desidera renderlo il più esclusivo possibile, non si fa un'azione di cultura ma di chiusura.
Al contrario, se si cerca la collaborazione degli altri, scoprendo nella diversità di vedute anche una possibilità di arricchimento reciproco e si è pronti a cedere su delle posizioni per trovare un punto d'incontro, allora si svolge un'azione veramente positiva.
Quando ci si rimboccano le maniche e ci si adopera per conseguire in maniera disinteressata un fine giusto per tutti, allora si è utili alla comunità e si arricchisce la cultura generale.
Dobbiamo renderci conto una volta per sempre che non siamo monadi isolate, ma parti di un tutto e che è vero che l'unione fa la forza e che, pur con le debite differenze, ognuno può contribuire a migliorare le condizioni di tutti.
L'invito è rivolto particolarmente alle nuove generazioni che devono abbandonare mentalità vecchie e retrive e adottare logiche di flessibilità e generosità. Concludo con una citazione della scrittrice Anna Bosetti: "La partecipazione alla vita della propria città rappresenta una cultura civica di alto valore e i più giovani in particolare sono il più grande capitale di cui essa dispone".

Gemma Tizzano Iannaccone
(da Il Sidicino - Anno XII 2015 - n. 4 Aprile)