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Prigione e libertà del cardellino

 
da Carel a Prévert
 

ILa Taschen è una casa editrice tedesca che prende nome dal fondatore Benedikt ed ha il quartiere generale a Colonia. Pone forme di arte meno visibili e innovative oltre a quelle  arcinote, all’attenzione del pubblico: innovazione e classicità. Pochi mesi fa ha stampato il libro d’arte Vermeer, nome del famoso pittore olandese, che riproduce l’olio su tavola Il cardellino (conservato al L’Aia) di Carel Fabritius (1622-1654) precursore di Vermeer.
Si tratta di un vero e proprio “ritratto” al volatile del titolo, che sta in posa, fermo, senza battito di ali, guarda lo spettatore, non dischiude le ali. D’altronde sarebbe inutile perché prigioniero a una catenella ben visibile che lo lega al trespolo. Esprime nella posa il dolore ché non può volare. Bello nei colori tipici dei cardellini; e dolente!
A questa immagine di prigione si oppone una di libertà.
Quella di Jacques Prévert (1900-1077) in “Per fare il ritratto di un uccello”. Il poeta francese immagina un pittore che, dipinta una gabbia, attenda che un uccellino vi entri. Se ciò non avviene, è brutto segno: significa che il dipinto non è venuto bene, non è gradito ai volatili.
Se un uccellino vi entra, è al contrario, buon segno! La pinta gabbietta è piaciuta; il cardellino ( sì, quello di Carel) l’ha gradita e ci si trova bene.
Il dipinto avrà successo. Lo si può firmare.

“Per fare il ritratto di un uccello” di Jacques Prévert
( traduzione dal francese)

“Per prima cosa dipingere una gabbia che abbia la porta aperta
quindi dipingere qualcosa di grazioso,
qualcosa che sia semplice, qualcosa che sia bello
qualcosa di utile per l’uccello.
Mettere poi la tela contro un albero
in un giardino, in un bosco, in una foresta.
Nascondersi dietro quell’albero
senza dir   niente e senza muoversi…
Talvolta l’uccello arriva svelto
ma può anche metterci anni e anni
prima che si decida.
Non scoraggiarsi, aspettare
aspettare se occorre anche per anni.
La rapidità o la lentezza d’arrivo dell’uccello
non ha nulla a che fare con la riuscita del quadro.
Quando l’uccello arriva, se arriva
osservare il silenzio più assoluto
aspettare che l’uccello entri nella gabbia.
E quando l’avrà fatto
richiudere dolcemente la porta col pennello
e poi cancellare una per una tutte le sbarre
avendo cura di non toccare le piume dell’uccello.
Fare a questo punto il ritratto dell’albero
scegliendo  il suo ramo più bello per l’uccello.
Dipingere allora il fogliame verde e la freschezza del vento
il pulviscolo del sole, il rumore degli insetti
nascosti nell’erba nella calura estiva.
Ma se non canta è un gran brutto segno
è segno che il quadro è venuto male
ma se canta è invece un buon segno
segno che il lavoro va firmato.
E qui voi strapperete con gran dolcezza
a quell’uccello una sua piuma
e scriverete il vostro nome in un angolo del quadro.”

Lucio Salvi
(da Il Sidicino - Anno XIV 2017 - n. 6 Giugno)