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L'antico rivisitato: storia di Giulia

figlia di Ottaviano Augusto
 

La porta della casa di Cesare Ottaviano, a Roma, venne ornata con rami di alloro e con una corona civica affissa per volere del Senato e del popolo romano - S.P.Q.R.- quale riconoscimento delle imprese (res gestae) da lui compiute e puntualmente elencate nel testo inciso in greco e latino sulle pareti del tempio nella odierna Ankara e altrove.
Tutto era in pace, la pax augustea: terre e “mare pacavi”. afferma l'imperatore nella autobiografia.
Ma dentro casa c'era tranquillità? Entriamo! Con il libro della giovanissima (nata nel 1996) già affermata Giulia Sulpizi, (Diabasis editrice parmense di ben 540 pagine) da filo di Arianna nel labirinto genealogico della stirpe, costruito dai costumi (anche sessuali ) tanto lontani dai nostri tempi, dalle necessità di alleanze politiche e da personalità per lo più femminili assai vivaci.
All'ordine universale la confusione familiare. Càpita.
Il titolo “Sotto il segno di Venere” è quello della recensione su Il Sole-24 Ore - il corposo romanzo storico è appena pubblicato – “La lasciva figlia dell'imperatore” fanno pensare a costumi licenziosi della figlia unica, Giulia, dell'imperatore Ottaviano Cesare Augusto.
Lo farebbero pensare anche le abitudini libertine degli antichi sui quali ha scritto Elena Cantarella nel godibilissimo “Pompei viva”.
Non è così. Giulia, la figlia di Augusto, era schiacciata dalla personalità paterna che la utilizzava per fini politici. Una pedina, mai libera di seguire il suo cuore, o di rendersi indipendente. Questo la porterà a ribellarsi alle regole e a finire esiliata.
Il primo matrimonio terminò per la morte di Marcello speranza di Augusto (“tu Marcellus eris” dell'Eneide); il secondo con l'attempato generale Agricola da cui nacque numerosa prole; il terzo con Tiberio che Giulia riteneva inferiore al suo rango. Tiberio inasprì le pene alla già esiliata e ripudiata (dal padre) donna  nell'isola di Pantelleria e poi a Reggio. Morì cinquantenne, nel 14 d.C. Una vita combattuta; una vita infelice.
Nelle Vite dei Cesari Svetonio menziona l'esilio ed il ripudio decretato da Augusto alla figlia perché dissoluta ( e disobbediente?). Ricorda anche un primo periodo di normalità dei rapporti tra Giulia ed il marito Tiberio che scrisse ad Augusto lettere interessate per motivi economici a favore della moglie. Lettere di convenienza, certo. Successivamente morto piccino l'unico figlio i rapporti si deteriorarono definitivamente.
Negli Annali Tacito scrive: “Tiberio salito al potere la fece morire esule, disonorata, di miseria e di lunga consunzione e privata di ogni speranza” di ricevere aiuto dagli Agrippa.
Lo storico inglese Robert Graves ritiene che tre motivi allontanarono Giulia dal marito.
Il primo motivo fu che Giulia era ingrassata e a Tiberio piacevano le smilze come l'attrice Nicole Kidman per intenderci.
Il secondo, che Giulia era molto esigente e diveniva isterica quando egli si schermiva e che – terzo motivo – Tiberio aveva scoperto che la moglie si vendicava delle ripulse chiedendo ad altri ciò che egli le negava.

Lucio Salvi
(da Il Sidicino - Anno XII 2015 - n. 7 Luglio)