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I precetti di Pitagora

 

Gli antichi avevano l'abitudine di paragonare all'oro tutto ciò che giudicavano bello per eccellenza e senza difetto; così intendevano per età dell'oro l'epoca della virtù e della felicità; e per “ Versi d'oro“ quei versi dove era racchiusa la pura dottrina. Attribuivano costantemente questi versi (veri e propri precetti morali) a Pitagora, il personaggio dell'ipse dixit, successivamente attribuito ad Aristotele, non perché credessero che Pitagora li avesse composti lui stesso, ma perché sapevano che quello fra i discepoli che ne era stato l'autore, vi aveva esposta l'esatta dottrina e li aveva fondati tutti sopra massime pronunziate dalla bocca del Maestro. Questo discepolo di notevole dottrina e di radicato attaccamento ai precetti di Pitagora si chiamava Lysis (Liside). Dopo la morte del Maestro, mentre i suoi nemici momentaneamente trionfanti, sollevarono a Crotone ed a Metaponto una terribile persecuzione che costò la vita ad un gran numero di pitagorici, schiacciati sotto le rovine della loro Scuola incendiata o costretti a morire di fame nel tempio delle muse, Lysis scampato a quei disastri, si ritirò in Grecia dove redasse una specie di formulario delle basi della morale pitagorica e le regole di vita comunitaria: “I versi d'oro” ancorché frammenti, che per consuetudine, gli adepti dovevano leggere il mattino e la sera.
Lysis in Grecia divenne a sua volta maestro continuatore dell'opera e del pensiero di Pitagora.
I
PREPARAZIONE
1. Rendi agli Dei immortali il culto consacrato; osserva poi la tua fede.
2. Onora la memoria degli eroi benefattori, degli spiriti semi-Dei.
II
PURIFICAZIONE
1. Sii buon figlio, giusto fratello, tenero sposo e buon padre.
2. Scegli per tuo amico l'amico della virtù, cedi ai suoi dolci consigli, istruisciti per suo mezzo, e non abbandonarlo per un suo leggero torto.
3. …per quanto tu lo possa; perché una legge severa unisce la Potenza alla Necessità.
4. Ti è concesso di combattere e di vincere le tue folli passioni: apprendi a dominarle.
5. Sii sobrio, attivo e vasto; evita la collera. In pubblico e in segreto, non permetterti alcunché di male, e soprattutto rispetta te stesso.
6. Non parlare e non agire affatto senza aver riflettuto: sii giusto.
7. Ricordati che un potere invincibile ordina di morire.
8. ...che i beni e gli onori facilmente acquistati sono facili a perdersi.
9. ed in quanto ai mali che seco trascina il destino, giudicali per quello che sono: sopportali e procura, per quanto ti è possibile, di addolcirli; gli Dei non hanno destinato i saggi ai più crudeli mali.
10. Come la verità, l'errore ha i suoi amanti: il filosofo approva o biasima con prudenza e se l'errore trionfa, si allontana e attende.
11. Ascolta e imprimi bene nel tuo cuore le mie parole: chiudi l'occhio e l'orecchio alla prevenzione; temi l'esempio altrui; pensa da te stesso.
12. Rifletti, delibera e scegli liberamente.
13. Lascia agire i folli senza scopo e senza causa. Tu devi nel presente contemplare l'avvenire.
14. Non pretendere di fare ciò che non sai: istruisciti. Tutto si concede alla costanza ed al tempo.
15. Veglia sulla tua salute…
16. Dispensa con misura gli alimenti al corpo ed il riposo allo spirito.
17. Bisogna rifuggire dalle eccessive come dalle deficienti cure; perché l'invidia si appiglia egualmente all'uno e all'altro eccesso.
18. Il lusso e l'avarizia producono effetti simili: bisogna in tutte le cose scegliere la giusta e buona via di mezzo.
III
PERFEZIONE
21. Che giammai il sonno chiuda la tua palpebra senza esserti domandato: che cosa ho fatto oggi? Che cosa ho dimenticato?
22. Astieniti dal male; persevera nel bene.
23. Medita i miei consigli, amali, seguili tutti: ti sapranno guidare alle divine virtù.
24. Lo giuro per colui che incise nei nostri cuori la Tetrade sacra, immenso e puro simbolo, sorgente della natura e modello degli Dei.
25. Ma che prima di tutto, la tua anima fedele al suo dovere, invochi con fervore questi Dei gli aiuti dei quali soltanto possono condurre a fine la iniziata tua opera.
26. Istruito dagli Dei nulla ti nuocerà; dei differenti esseri sonderai l'essenza; e di tutto conoscerai il principio e la fine.
27.Tu saprai, se il cielo lo vuole, che la Natura, simile in tutte le cose, è la medesima in ogni luogo.
28.In modo che illuminato sopra i tuoi veri diritti, il tuo cuore non si pascerà più di vani desideri.
29. Tu vedi che i mali che divorano gli uomini sono il frutto della loro scelta…
30. …e che questi infelici ricerchino lontano da loro i beni dei quali portano in loro stessi la sorgente.
31. Poiché sanno essere felici; soggiogati dalle passioni, volta a volta sballottati da onde contrarie sopra un mare senza riva, brancolano ciechi senza poter resistere, né cedere alla tempesta.
32. Dio! Voi li salvereste togliendo l'illusione dai loro occhi!
33. Ma no! È compito degli uomini che sono di origine divina, discernere l'errore e vedere la verità.
34. La Natura li serve…
35. Tu che hai penetrata la Natura; Uomo saggio, uomo felice, respira dentro il porto. Ma osserva le mie leggi, astenendoti dalle cose che l'anima tua deve temere, distinguendole bene; lasciando l'intelligenza regnare sul corpo.
36. Affinché elevandoti nel radioso Etere, nel seno degli immortali, Tu stesso divenga un Dio.

Lucio Salvi
(da Il Sidicino - Anno XI 2014 - n. 7 Luglio)