L'ASSOCIAZIONE
 
il Sidicino
 
Indice per autore
 
Indice Lucio Salvi
 
 

Tramonto di sole

 

In un articolo di fondo della terza pagina del quotidiano Corriere della Sera comunemente chiamato elzeviro per i caratteri di stampa usati dalla famiglia olandese dei tipografi Elzévier, del giorno 24 aprile 2013, Raffaele La Capria scrittore e sceneggiatore novantenne titolò un articolo “Perché scrivere migliora la vecchiaia L'ETA' IN CUI SI SCOPRE CHE LA VITA SI RIPETE”.
La Capria, amico da sempre del quasi coetaneo re Giorgio (il Presidente della Repubblica Napolitano) dice testualmente: E infine se qualcuno in questo mio scritto così personale volesse vedere un'allusione a qualcun altro nella mia stessa fascia d'età e con la mia stessa stanchezza nelle ossa, non si sbaglia. “£Chi deve intendere intenda”, e soprattutto comprenda. Comprenda con empatia e cerchi così di immedesimarsi, di capire che “a una certa età gli straordinari non sono facili da sopportare”.
Tempo addietro, rimasi colpito dall'epiteto che un bambino rivolgeva al nonno chiamandolo: “Vecchio!” Il rancoroso insulto nasceva da una presunta inesistente rivalità affettiva con i genitori. Ancora più sorprendente la risposta dell'avo: “Giovane! Tu sei giovane!” Da vergognarsi.
In anni successivi il bimbo divenuto ragazzo scriveva nel suo diario che il modello di vita da scegliere era quello stesso nonno rivalutato perché divertente intelligente e non rompiscatole.
Torniamo a La Capria. Ci parla della stanchezza fisica dei vecchi e della stanchezza mentale; astenia, quella che ti fa vedere ogni giornata uguale alle altre. Quali: ripetibilità delle notizie giornalistiche avvilenti, un paese disordinato ingovernabile, un modello infantile di pubblicità televisiva, delle fiction lacrimose, dei western in cui fucili e pistole la fanno da padrone.
Dopo gli ottantacinque anni inesorabilmente l'organismo, anche se ancora nel pieno delle facoltà intellettive, ha perso gran parte del vigore sia del corpo sia dell'animo. Il funerale erotico si è già celebrato. La capacità di recupero dopo un evento stressante è ridotta e impiega più tempo. Subentra la consapevolezza di non tenere più il passo con i rapidi mutamenti del presente. Si diventa vulnerabili. È la sindrome della fragilità che si esprime con calo ponderale, lentezza del cammino, minore forza muscolare, facile affaticabilità, il non farcela più, il chiudersi in se stessi per vivere d'interiorità e di valori.
Ma non tutto è perduto. “E la vita, la vita e la vita l'è bela, l'è bela” cantava quel poeta geniale che era Enzo Jannacci, milanese, recentemente scomparso.
Ad un vecchio cui chiesero quanti anni avesse, rispose: Ho la primavera!
*****
Non sempre la strada dei Campi Elisi è cosparsa di asfodeli. Non sempre il crepuscolo è luminoso. La tenebra si insinua inaspettata: la demenza senile. Subdola proteiforme, porta l'individuo all' annullamento completo e definitivo. Lo riduce ad una larva.
A Caserta è sorto il “Caffè Alzhaimer” un luogo di incontro e di sostegno dedicato agli ammalati, ai loro familiari e/o a chi li assiste. Il luogo del possibile. Nell' Antico Cortile di via Tanucci. Realizzato dalla cooperativa “La Nuova Salute onlus”.
L'epilogo è tragico come è tragica la decisione di chi ricorre al suicidio assistito in Svizzera dove è legalizzato. Costa solo 5-10mila €. Un caso recente quello di Lucio Magri fondatore del “Manifesto” e storico leader della sinistra.
“E la vita, la vita e la vita l'è strana, l'è strana, basta una persona, persona che si rotta la testa, è finita la festa”. (Jannacci)

Lucio Salvi
(da Il Sidicino - Anno X 2013 - n. 7 Luglio)