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Dalle fave di Pitagora ai piselli di Teano

 

La storia è piena di personaggi sopravalutati prima dai contemporanei e poi dalle generazioni successive. L'esistenza di Pitagora (Samo 570 ca - Metaponto 480 a.C.) attraverso l'esaltazione trasfiguratrice dei seguaci, acquistò ben presto, l'indeterminatezza ambigua del simbolo. L'ipse dixit, che solitamente si riferisce ad Aristotele quale indiscutibile autorità, proviene dalla tradizione pitagorica. Gli iniziati dovevano ascoltare e tacere; conservando il segreto non infastidendo così il Maestro, suppongo…
È difficile discernere quanto disse Pitagora e quanto aggiunsero i seguaci. Capita sempre così: si pensi a Budda, a Socrate, a Cristo. Irriconoscibili dopo i secoli trascorsi: ebbero il buon senso di non lasciare nulla di scritto anche perché non sapevano scrivere. Non che fossero analfabeti; tutt'altro, erano i sapienti per eccellenza. A quei tempi era prevalente la trasmissione orale.
Pitagora fu considerato quasi un dio e la sua vita una leggenda.
Nacque nell'isola egea di Samo nel cui porto vi è la statua imponente con il triangolo rettangolo il cui teorema aveva appreso nei soggiorni di studio a Babilonia ed in Egitto. Le origini del divino Pitagora sono dubbie: avendo qualche perplessità per lunghe assenze dal talamo coniugale – commerciava e viaggiava di continuo – il padre del nostro taumaturgo cambiò il nome della moglie in Pythais ed attribuì al pargolo il matronimico Pythagora. Come dire: figlio di lei!
Fondò a Crotone una scuola che divenne piuttosto una setta con riti propri, pratiche di purificazione, rigidità dottrinale, severa disciplina, beni in comune. Per le propensioni aristocratiche e per l'oppressivo ultraconservatorismo, i pitagorici incontrarono l'avversione dei partiti democratici per cui i seguaci - divisi in acusmatici e matematici - vennero dispersi. Vi si coltivavano le scienze matematiche, filosofiche, astrologiche: la nascita del pensiero scientifico è riconducibile a quell'epoca. I pitagorici erano sicuri che i rapporti numerici fossero la razionalità dell'universo e fossero la chiave per la comprensione e per la connessione della realtà con il divino. La via che conduceva alla conoscenza dell'universo e la via alla riunione con il divino erano una sola verità.
Vediamo quello che gli storici ci hanno tramandato dello stile di vita pitagorico.
I Comandamenti: 1 Costruisci un tempio alle Muse per celebrare armonia e concordia universali. 2 Se governi, ricordati che sei uguale ai sottoposti. 3 Esercita la giustizia senza rancore con chi non è d'accordo. 4 Realizza i progetti scelti senza rimandare. 5 Cerca l'amore dei figli perché essi sono gli eredi delle tradizioni familiari. 6 Non separare mai i genitori dai figli. 7 Evita rapporti sessuali extraconiugali. 8 Non danneggiare i rivali se cerchi onori. 9 Sii te stesso se cerchi la gloria.
La Musica. Pitagora avanzò le prime osservazioni sulle vibrazioni delle corde degli strumenti musicali, scoprendo come l'altezza della nota dipende dalla lunghezza delle corda secondo rapporti ben precisi. Fu l'inventore della cosiddetta scala pitagorica che fissa le altezze dei suoni nell'ambito dell'ottava. Tale scala resistette fino al XVI secolo. A lui risale la distinzione, tanto fortunata anche nel Medioevo - ripresa da Boezio - e perfino nell'Età moderna, fra musica delle sfere celesti, musica umana, e musica strumentale. La prima è l'armonia del cosmo, espressione estetica; la seconda è l'armonia psicosomatica, espressione etica; la terza esprime l'equilibrio di numeri e le frequenze, insomma è la musica propriamente detta, espressione pratica. Il suo ricordo fu vivissimo nella cultura di tutta la grecità posteriore.
Nel libro edito da Longanesi nel 2009 della musicista e scrittrice texana Kitty Fergusson che si dedicò alla divulgazione scientifica, dal titolo “LA MUSICA DI PITAGORA. La nascita del pensiero scientifico” riporta la concezione della musica di un autore del IX secolo Hunain ibn Ishaq al-'Ibadi noto nell'Occidente come Jahannitius, cristiano nestoriano, a dir poco poetica: ”Vivendo in solitudine, l'anima canta meste canzoni, che ricordano il suo mondo superiore”, scrisse e narrò come spesso la vita operi nel senso di sedurre l'anima distogliendola da questo mondo superiore. Per lui era la musica più che i numeri l'ente capace di realizzare quel collegamento. L'eccellenza della musica è evidente nel fatto che essa appartiene a tutta l'umanità nello stesso modo in cui un uomo intelligente sa stare con tutti.
Dieta pitagorica. Proverbiale la sobrietà di Pitagora. Forse era vegetariano perché credeva nella trasmigrazione dell'anima. Sebbene salvando la vita di molti animali i vegetariani creano uno stress imperdonabile alle verdure… Petrarca pensava che la reincarnazione fosse un esempio del modo in cui un uomo sapiente e brillante può essere perfettamente capace di inventare delle assurdità.
Odiava temeva vietava le fave, legume immondo nella sua stessa figura (ci vedeva i testicoli) e nei suoi germogli: lo ricorda il dizionario curato da Gino Ruozzi e Gian Mario Anselmi (Carocci editore). Tale divieto categorico trova una curiosa spiegazione con il fatto che le fave provocano meteorismo e, uscendo il soffio, scappava l'anima. In tutta modestia ed in tutta facezia ritengo che l'avversione alle fave fosse dovuta al fatto che, per nutrire Maestro e discepoli, Teano (sua moglie) obbligasse il Filosofo - fu lui a inventare la parola filosofia - a sbucciarne una infinità; come fa con i piselli la mia Teano…
Per non attraversare un campo di fave si fece acchiappare dei nemici che lo uccisero!
I miracoli. Pitagora si proclamava figlio di Apollo e di Ermes da cui avrebbe ricevuto la facoltà di ricordare e far rivivere le precedenti incarnazioni (anamnesi); di qui le doti profetiche e l'ubiquità. Aggredito da un serpente velenoso gli ricambiò il morso, uccidendolo!....
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Nell'antico mondo mediterraneo c'erano due correnti di pensiero contrastanti: quello ionico della Grecia classica ed il pensiero pitagorico o italico proprio dell'Italia meridionale.
Bertrand Russell (1872-1970) auspicò la separazione della matematica dal misticismo e dalla confusione metafisica del pitagorismo. Mentre l'ungherese Arthur Koestler (1905-1983) lodò la commistione tutta pitagorica – erede dell'orfismo – tra religione e scienza, matematica e musica, medicina e cosmologia. Ma Koestler guardava attraverso le lenti dei propri ideali.
Nella Storia della filosofia greca, in ”Pitagora superstar” Luciano De Crescenzo fa due osservazioni condivisibili. Dice: “Io che con la serietà ho sempre avuto un rapporto difficile, non ho alcun problema a raccontare tutto quello che ho letto e, soprattutto, le cose che mi hanno più divertito”. “E poi, alla fin fine, anche se un giorno la Verità riuscisse a dimostrare la falsità di qualche aneddoto, peggio per la Verità, così facendo, ammetterebbe i suoi limiti nei confronti della fantasia!”

Lucio Salvi
(da Il Sidicino - Anno IX 2012 - n. 7 Luglio)