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Baccanale scozzese

 

Questo scritto è la seconda parte di quei TAROCCHI SCOZZESI pubblicata nel numero 5 de il Sidicino. Grazie alla traduzione della dott.ssa Grossi Maria Flora (laurea in Mediazione linguistica e culturale della Facoltà di Lingue e letterature straniere dell'Università Orientale di Napoli) del giornale SCOTLAND on SUNDAY e grazie anche alla relazione del socio ing. Francesco D'Orta tenuta al Club Sidicino il 29 maggio all'ottimo ristorante Vairo del Volturno a Vairano Patenora. Francesco è uno dei venticinque sidicini giunti in Scozia ignari del contenuto del Festival del fuoco di Beltane che si celebra ogni anno nella notte tra il 30 aprile ed il 1°maggio su una collina di Edimburgo, che si è rivelato oltre che una evocazione celtico-pagana anche un vero e proprio baccanale d'oggi: un rave party.
Dodicimila spettatori forse trentamila, trecento partecipanti (performers) a questo 22esimo appuntamento; dozzine di donne in topless e infradito con i corpi dipinti di scarlatto che fanno giravolte e capriole intorno ad un alto falò che si riflette nel fiume Fife.
La perfomance si basa su un'antica festa gaelica che sottolinea l'inizio dell'estate e sull'incendio remoto di una cittadina per le interminabili faide tra il re di Scozia, i clan ed i Signori delle Isole Occidentali, le Ebridi.
La versione contemporanea incorpora molti elementi rituali pagani come la May Queen (regina di maggio) che rappresenta il rinnovo e la fertilità e un Uomo Verde che rappresenta la natura. Uno spettacolo indimenticabile è la donna di mezza età che gioca con un burattino gigante ermafrodita, fatto di filo fluorescente, con i seni giganti e un pene eretto. La donna va in giro battendo le persone con questa parte anatomica come una sorte di benedizione.
Il clou del festival è la processione che parte dall'acropoli e richiama aspetti di feste pre-cristiane e di altri antichi riti: la nascita della già citata Regina di maggio e l'accensione del grande falò, la danza sotto un arco di fuoco che apre un passaggio per l'oltretomba, ballerini e acrobati, suoni di corni e di tamburi, uomini dipinti di blu, verde, rosso e bianco, per rappresentare i quattro elementi naturali (aria acqua terra e fuoco).
Un trentenne atteggiato a barbone che dice di chiamarsi Wild (selvaggio), incappucciato, barba incolta, vestito con pelli di animali e foglie come nebridi dei riti dionisiaci, si distingue tra la gente. Porta un bastone di legno decorato con piume e campane, come il tirso di Bacco; taglia rametti dagli alberi e li aggiunge ai suoi per darli in dono alla regina di maggio. Sono rami degli alberi sacri: betulla, nocciolo, faggio, caprifoglio, salice e acero.
Nonostante gli aspetti spirituali della festa - scrive il giornalista Peter Ross at large - i bisogni fisici non sono dimenticati. Dalle immancabili patatine fritte al pasticcio di carne, all'immangiabile haggis che è un tritato di frattaglie di pecore, avena ed altri ingredienti insaccati nello stomaco di montone, al budino al cioccolato. Gli stand di fast-food fanno ottimi affari; come pure i venditori di birre! L'addetto ha una ragnatela dipinta sul volto. L'aria odora di grasso di cottura, paraffina e droga. Uno stand dà i preservativi gratis.
Il pubblico che si affolla sulla collina di Calton è composto prevalentemente da persone tra i venti e i trent'anni. Ciò nonostante ci sono bambini, perché dell'evento si è parlato nelle scuole scozzesi. Chi scrive lo apprese dal mensile di storia MEDIOEVO.
Evoè, evoè!

Lucio Salvi
(da Il Sidicino - Anno VII 2010 - n. 7 Luglio)