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La polvere e l'altare

 

I versi manzoniani “due volte nella polvere/due volte sull'altar” riferiti a Napoleone “macellaio d'Europa” - richiamano alla mente Bettino Craxi in questi giorni in cui ricorrono dieci anni della sua morte, nel profluvio di articoli commemorazioni filmati ecc. di cui la patria si avvolge.
Ancor di più, due vasetti di coccio in tricromia che lo statista-latitante ci regalò quando andammo a fargli visita ad Hammamet per ragioni umanitarie: era stato abbandonato dai suoi. Parlo al plurale perché andai con la famiglia. Tra i “suoi” non noi - ero stato segretario della locale sezione del PSI per sette anni - che pur ne vediamo le luci e le ombre (come ha ben detto il Presidente della Repubblica) in un mondo politico in cui luci non ve ne erano per l'asservimento ininterrotto della DC alla Chiesa e del PCI alla madre Russia.
Il colore dei vasi dell'esilio sono quelli del tricolore ma stesi come lacrime per l'Italia lontana: un lacrimatoio degli italiani! Ha detto Andreotti: “Aveva difetti come tutti ma certamente amava la nostra Patria”. (LA STAMPA del 18 gennaio)
Il primo impatto non fu felice. Mi disturbava l'essere guardato a traverso! Non mi resi conto che la problematica dell'uomo era ben superiore all'attenzione che pur meritava l'interlocutore venuto da lontano.
L'uomo è orizzonte ed il suo era ben più ampio! Due o tre cose mi si sono chiarite in queste giornate commemorative.
Ho appreso che Craxi portò fiori sul luogo in cui fu ucciso Mussolini e la Petacci, per umana pietà.
Visitò l'angolo del cimitero di Milano dove sono sepolti gli “altri” italiani, quelli di Salò. Iniziò la prassi istituzionale di ricevere la delegazione del MSI, Almirante in testa, quando doveva formare il suo primo governo, nell'agosto del 1983. Ho avuto conferma che il “tesoro del Psi” servì a finanziare i movimenti socialisti e libertari dell'Est d'Europa e di mezzo mondo. Quel che restò scomparve rapidamente nelle tasche dei faccendieri che gli ruotavano intorno. Mi ha colpito la frase riportata da Cossiga: “Non posso mischiare le mie vicende giudiziarie con le grandi cause di libertà e di giustizia”. Mi ha colpito l'atteggiamento di Craxi che di fronte a Gromyko, ministro degli esteri sovietico, che lo trattò con la sufficienza di un adulto verso un fanciullo - e - imponeva di non istallare i missili Nato a Comiso. Craxi disse pressappoco: “Se togliete quelli russi (gli SS 20) puntati contro di noi, non istalleremo i missili americani.
Bettino viveva con passione l'impegno politico e ne soffriva molto la lontananza. La casa di Hammamet non ostentava alcun segno di lusso o di ricchezza ma era piuttosto disadorna e spoglia. Non manifestò avversione nei confronti della magistratura milanese salvo qualche eccezione. Ne trassi l'impressione di una grande sofferenza umana.
L'IDV dissente sul giudizio espresso dal Capo dello Stato il quale, di rimando, precisa che la Sentenza della Corte dei diritti dell'uomo di Strasburgo recita: Non è possibile ritenere che il ricorrente (Craxi) abbia beneficiato di un'occasione adeguata e sufficiente per contestare le dichiarazioni che hanno costituito la base legale della sua condanna.
Sono tentato di esprimere un giudizio sull'uomo. Condanna per le distorsioni del denaro pubblico dove la parola distorsione è certamente benevola? Non vale “così fan tutti”; come non vale l'assunto giustizialista “non poteva non sapere”.
Plauso per uno dei più grandi statisti del Novecento al cui confronto gli altri leader erano dei nani!
La risposta va doverosamente preceduta da un'altra domanda: su di Craxi si concentrarono i normali e giusti controlli di una magistratura impegnata a far trionfare la giustizia, oppure ci fu accanimento premeditato per determinare la sua fine e quella del suo mondo ad ogni costo? Sospetta la velocità di emissione di quelle condanne!!!
“Craxi rientra nella categoria dei latitanti e dei delinquenti per le persone prive di spirito e di prospettiva, mentre è un uomo di stato incappato in una sconfitta drammatica, e vittima di una colossale ingiustizia di fatto, se non di diritto, per chiunque abbia una percezione anche solo blandamente umanistica della vita associata, della regola aurea di una città, di una polis, con le sue leggi bronzee”. Lo ha scritto l'autorevole giornalista della rubrica “Larcitaliano”.

Lucio Salvi
(da Il Sidicino - Anno VII 2010 - n. 3 Marzo)