L'ASSOCIAZIONE
 
il Sidicino
 
Indice per autore
 
Indice Lucio Salvi
 
 

Contraddizioni di un genio

 

Due astri hanno illuminato il cammino dell'umanità nel Novecento: Bertrand Russell (1872- 1970) e Albert Einstein (1879-1955). Due amici connessi, due premi Nobel; l'uno filosofo, l'altro scienziato.
Lo scoppio dell'atomica sotterranea nordcoreana e gli studi sul cervello di Einstein della paleontologa Falk dell'Università della Florida, agli onori della cronaca, mi inducono a qualche riflessione su Einstein. Sul primo lo farò altra volta.
Non parlerò delle conclusioni scientifiche: le sue teorie esercitarono un influsso decisivo sulla nascita della fisica moderna. Non è competenza di chi scrive. Parlerò del pacifista convinto, ostile alle ricerche sull'atomo e delle sue idee religiose; ma pronto a collaborare – come scrisse a Roosevelt nel 1939 – quando il nazismo mostrò il volto disumano e aberrante.
Ebreo nel senso di appartenenza ad un popolo e di affinità mentale ad esso, riteneva che credere in Dio sia una superstizione infantile. Come scrisse al filosofo Erik Gutkind in una lettera del 1954 trovata dopo 53 anni e messa recentemente all'asta a Londra: “La parola Dio non è altro che l'espressione e il prodotto delle debolezze umane. La Bibbia è una collezione di leggende dignitose, ma pur sempre primitive e infantili”. Accuse sferzanti!
Nel 1940 aveva scritto: “La scienza senza religione è zoppa, la religione senza scienza è cieca. La persona religiosa è colui che al meglio delle proprie abilità si è liberato dalle catene dei desideri personali e si occupa di pensieri, emozioni e aspirazioni in cui crede per via del loro valore sovra-personale, senza necessariamente riconciliare tutto ciò con l'Essere Divino, altrimenti né Budda, né Spinoza potrebbero essere considerati personalità religiose.”
Questo aforisma sembra pensato apposta per non arrivare a nessuna conclusione e lasciare aperta ogni possibilità.
Einstein pensava che gli ateisti erano mossi da una furia che si può spiegare solo con un desiderio di rivalsa contro gli insegnamenti ricevuti da giovani ma incapaci di vedere Dio dove bisogna cercarlo: nell'eterno mistero del mondo.
Quando Einstein morì nel 1955, sul comodino trovarono le ultime formule con le quali cercava di creare una teoria del tutto. Aveva rifiutato un rischioso intervento chirurgico avvertendo i medici che decideva lui quando morire (“Voglio andarmene quando voglio io. E' di cattivo gusto prolungare la vita artificialmente; ho fatto la mia parte, è ora di andare. Lo farò con eleganza”) e dava disposizioni per la cremazione e la dispersione al vento delle ceneri in luogo ignoto.
Abraham Pais, amico e allievo del grande scienziato, ne scrisse una completa biografia pubblicata nel 1982 ad Oxford dal titolo “Subtle is the Lord” (Sottile è il Signore) e, in Italia, nel 1986 da Bollate Boringhieri. Ne risulta uno studio attento del contributo scientifico del Nostro ma sono poco illuminate le vicende personali, le prese di posizione, le convinzioni filosofiche, religiose e politiche. La lettura del libro relativo ristampato recentemente a cura di un quotidiano è improponibile al comune lettore per la minuziosità eccessiva. È come osservare le stelle una ad una perdendo la visione del l'intero firmamento.

Lucio Salvi
(da Il Sidicino - Anno VI 2009 - n. 7 Luglio)