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Chapeau - Appunti di viaggio

 

Chapeau è un evidente francesismo riportato dai vocabolari della lingua italiana nel significato di “tanto di cappello” “togliersi il cappello” ad esprimere ammirazione per qualcuno o qualcosa.
Bene. E gli indiani sikh che non vogliono togliersi il turbante come diranno? Sono ricorsi alle Nazioni Unite - Commissione per i diritti umani - per obbligare la Francia ad abolire la legge che vieta i simboli religiosi a scuola e nelle foto dei documenti ufficiali.
Il turbante non è prescritto dal precetto (Kesh) che impone di non tagliarsi mai i capelli e lasciarsi crescere la barba. Gli altri quattro precetti, oggetti di fede da portare con sé, sono: il khanga, pettine di legno; pantaloni che arrivano alle ginocchia (Kachh); il kara, braccialetto di ferro; il kirpan, pugnale ricurvo.
Il sikhismo, una delle quattro grandi religioni dell'India, fu fondata nel Punjab nel XV secolo dell'Era volgare. In un paese dalla evidente idolatria - l'elefante è il dio Gamesh! -, ha il merito di sostenere il monoteismo; ha il merito di respingere l'assurdo sistema delle caste indù (appunto: Chapeau!) che è spinto fino all'inverosimile in numerose suddivisioni.
Il credente sikh crede in un dio cosmico che identifica con l'universo. Le tre colonne dello stile di vita sikh sono: la meditazione, il lavoro onesto e diligente, la condivisione dei frutti della propria opera.
Il sikhismo nacque come reazione contro gli eccessi del brahamanesimo e dell'islam: idolatria, rigidità rituale, ostentazione ortodossa, settarismo. Accuse che fanno del fondatore Nānak un Lutero del subcontinente indiano e preannunciano la religiosità semplice ed accogliente di Gandhi.
“La religione non consiste in semplici parole; colui che vede ogni Uomo come un suo simile è religioso. La religione non consiste nell'aggirarsi tra le tombe o nei luoghi di cremazione o nel rimanere seduti in atteggiamenti contemplativi. La religione non consiste nel viaggiare in Paesi stranieri o nel bagnarsi nei luoghi di pellegrinaggio. Rimani puro in mezzo alle impurità e troverai così il cammino della religione.”( dal Libro santo dei sikh )
Nella società indiana vi è la più completa libertà religiosa; il vietarne le espressioni (come, nel caso in esame, l'obbligo di scoprirsi il capo per ragioni di sicurezza) agli occhi dei sikh appare come una limitazione di tale libertà.
Comunità laboriose di agricoltori si trovano in più luoghi: in Italia, a Vercelli. Truppe sikh affiancarono inglesi e francesi durante il secondo conflitto mondiale.
La comunità dei Sikh, laboriosi e tolleranti, che risiedeva in Swat (provincia nord orientale del Pakistan, stretta tra l'Afganistan, il Kashmir e l'India, detta la Svizzera del Pakistan per i suoi alti monti, le verdi praterie ed i limpidi laghi) è stata costretta ad abbandonare la valle incantata attraversata dall'omonimo fiume Swat a causa della guerra. Tra il governo centrale e gli integralisti talebani che vogliono imporre la sharia, la legge islamica.
All'uopo hanno bombardato 170 scuole e bandita la educazione delle ragazze! Culla del Buddismo, ne conserva moltissime reliquie in quella che viene detta “arte del Gadhara”.

Lucio Salvi
(da Il Sidicino - Anno VI 2009 - n. 7 Luglio)