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La Chiesa non ha il senso della misura?

 

La Chiesa non ha il senso della misura. È il titolo di un articolo di Repubblica del 30 maggio. L'intervento della Chiesa negli affari italiani (sia sull'indirizzo sessuale sia su quello etico-politico; dal bravo! Berlusconi e bravo! Veltroni a più soldi alle scuole confessionali) è un fatto di tale evidenza che non ha bisogno di commento. Non si contano gli articoli successivi da quello di Curzio Maltese (E la Chiesa benedice l'Italia di Berlusconi) a quello di Gian Enrico Rusconi (Dov'è la vera laicità) a quello di Stefano Folli (ll nuovo modo di essere laici). Un sobbalzo! Dall'assunto cavouriano “Libera chiesa in libero stato” stiamo passando a libero stato in libera chiesa...
Apprendiamo da Piergiorgio Odifreddi ne “ll matematico impenitente” che la Chiesa possiede un quinto degli immobili in Italia e, a Roma, ben un quarto! Che incamera un miliardo dei versamenti dell'8 per mille; 650 milioni per gli stipendi degli insegnanti di religione; 700 per le convenzioni su scuola e sanità; 250 per il finanziamento dei grandi eventi. (La questua di Curzio Maltese, edizioni Feltrinelli).
Nell'intervista al capo dell'opposizione parlamentare del Corriere della sera del 28 maggio 2008, questi riconosce che “La Chiesa ha diritto di esprimere la sua opinione; non possiamo applaudirla se difende gli immigrati, e zittirla se critica la fecondazione assistita. Sta a noi difendere la laicità della politica”.
A difendere la laicità, chiamiamo a tenzone il grande filosofo e storico scozzese David Hume (1711-1776): la famiglia presbiteriana propinò al ragazzo una forte dose di teologia calvinista; ogni domenica lo costringeva ad assistere alle funzioni religiose per tre ore, di cui due di predica ed il pomeriggio tornava in chiesa per un'ora; si aggiungano anche le preghiere mattutine in casa. Se David aveva del carattere non poteva non reagire cadendo nell'eresia. lnvano aspirò a una cattedra nell'università di Edimburgo data l'ostilità dell'ambiente ecclesiastico ortodosso.
Nel 1757 pubblicò la Storia naturale della religione e, apparsi postumi, i Dialoghi sulla religione naturale che rinfocolarono polemiche e gli attrassero critiche da parte del clero conservatore. L'analogia tra creato (supposto manufatto del creatore), ed il creatore stesso, sostiene il Nostro, è arbitraria. La presenza del male nel mondo nega che si possa risalire ad una divina provvidenza saggia, benevola e infinitamente potente. L'origine della religione è individuata nel sentimento della paura accompagnato dall'ignoranza della causa degli eventi terribili della natura. La religione è presentata come la risposta naturale dell'uomo di fronte al mistero della vita che lo circonda. ll pensiero humiano esercitò grande influenza sugli illuministi francesi e tedeschi. Hume fu assolutamente insensibile alle consolazioni della fede, al conforto che essa reca all'anima rabbrividente di paura nell'immensità del mistero o nella solitudine del dolore o nella dura fatalità della sconfitta.
Avanti negli anni si augurava di arrestarsi alle soglie della vecchiaia e di non inoltrarsi troppo innanzi in “quella tetra regione” e riteneva di aver fatto del suo meglio per aprire gli occhi alla gente. Si augurava di vivere ancora per avere la soddisfazione di assistere alla caduta di qualche altro dei dominanti sistemi di superstizione ma questo non sarà che fra molte centinaia di anni”; e “sarebbe una follia delle più irragionevoli che noi dovessimo esistere in eterno”. Delle donne lo esortarono a credere; egli le distrasse con il suo umorismo. Durante i funerali si sentì una voce osservare: Era un ateo. Un'altra voce ribatté: Non importa, fu un onest'uomo!

Lucio Salvi
(da Il Sidicino - Anno V 2008 - n. 7 Luglio)