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Judaica

 

Gerusalemme! Gerusalemme!

La Stampa dell'11 luglio scorso ha dedicato una pagina intera (la 19) ad una psicosi che si manifesta in alcuni individui che, praticando turismo religioso, giungono alla Città Santa. Tale psicosi è denominata “La sindrome di Gerusalemme”.
Si tratta di soggetti predisposti che di fronte al pandemonio al bailamme che regna nel luogo santo restano sconvolti e presi da improvvisa follia perdono la loro identità: si credono dei profeti, o dei santi o delle madonne ecc. come un tempo i malati di mente si ritenevano dei napoleoni.
ll caos della capitale delle religioni monoteistiche con ebrei cristiani greci siriani armeni nestoriani gregoriani musulmani turcomanni copti provocano spaesamento improvviso e crisi di identità che alimentano il miglior ospedale psichiatrico israeliano quello di Kfar Saul che ospita una struttura specializzata con circa un centinaio di casi l'anno. Alcuni pazienti compiono anche atti di autolesionismo.
ll reportage del quotidiano torinese ha fatto ricordare a chi scrive la propria esperienza in Terra santa quando, dinanzi alla Chiesa della Natività, si rifiutò di entrare perché il caos esistente e l'inesistente stile architettonico cozzava contro l'immaginario idealizzato.
Dov'era il Gesù caduto sotto la croce la prima volta? In una stretta via araba imbiancata? Ad un incrocio babilonico?
Suvvia...
Meglio serbarlo nella mente e nel cuore inconsci.
Nello stesso modo trova spiegazione il rifiuto di un amico sammaritano professore di greco il quale si è sempre rifiutato di visitare la Grecia per non restare deluso dall'attualità in contrasto con il mondo classico immaginato.
La vita è sogno ed il sogno è la religione della mente dove religione deriva da re-Iigare cioè mettere in relazione gli elementi più significativi che nell'inconscio hanno acquisito un significato sacrale.

Giuda secondo Giuda

Più che il desiderio di conoscere fatti e misfatti secondo una versione diversa da quella dei Testi canonici sinottici (Matteo Luca Marco, che presentano numerosi elementi comuni) e di confrontarli con “Il Vangelo secondo Giuda” (Mondadori, pagine 120, € 12) ero spinto dalla curiosità di vedere come Giuda presentasse se stesso in merito al noto tradimento per trenta sicli d'argento, al marchio d'infamia, al suicidio.
È il figlio Beniamino a dircelo.
ll testo è il risultato della collaborazione tra un romanziere ed un biblista, il prof. Francis J. Moloney dottore in Sacra teologia, Superiore dei Salesiani di don Bosco, membro della Commissione Teologica lnternazionale di cui fu Presidente l'attuale Pontefice.
Giuda, dunque, temeva per la sorte del Maestro in quanto percepiva la crescente ostilità del clero e di parte della popolazione per l'insegnamento e le affermazioni di Gesù riguardanti la sua persona in un contesto superiore a quello terreno.
Si rivolse perciò ad uno scriba supponiamo amico per ricevere aiuto. Costui assicurò la presenza sua e di amici nel Getsemani a protezione del Messia.
Invece si presentò con gli scherani che arrestarono il Figlio dell'Uomo.
Ecco il vero traditore: lo scriba! Ed il bacio indicatore dell'Iscariota'? Un semplice gesto di affetto non una indicazione.
Giuda sorpreso si ribella all'arresto del Maestro. Prende a pugni lo scriba farabutto e gli sputa addosso. l soldati debbono trattenerlo a viva forza.
Una volta svincolatosi da quella situazione, mentre Gesù veniva tradotto in catene, Giuda cerca sodali ma non ne trova. Gli apostoli si erano defilati. Non ne troverà nemmeno quando vorrà contrapporre la sua flebile voce al preponderante “Crocifiggilo, crocifiggilo!”
La frase “Tu non capisci. È meglio che muoia un solo uomo per il popolo e non perisca la nazione intera” rivolta dallo scriba (l'autentico traditore anonimo) a Gesù lascia pensare che i disordini probabili avrebbero suscitato ritorsioni delle forze di occupazione romane contro tutti mentre il sacrificio di uno solo avrebbe placato l'ira degli invasori.
Dopo la morte di Gesù, Giuda si ritirò sulle rive del mar Morto tra gli Esseni, una comunità che contestava i dirigenti ebraici per l'accordo con gli stranieri invasori.
A piangere lacrime amare.
Il figlio di Giuda lscariota, Beniamino aveva perso il padre dall'età di otto anni da quando quest'ultimo aveva iniziato l'apostolato del Cristo. Attraversò la Giudea, lo raggiunse sulle rive del mar Morto, a Qumran, e ne raccolse la testimonianza.
Giuda riteneva Gesù un profeta non l'atteso Messia; e negava come mai avvenuti i miracoli del camminare sulle acque e della trasformazione dell'acqua in vino alle nozze di Cana.
La figura di Giuda che viene fuori da questo Vangelo è invertita rispetto a quella tradizionale.
Vediamo Giuda prima preoccupato per la sorte del Rabbi poi operoso ma invano per dargli aiuto; irato per quanto accadde; poi addolorato per gli eventi drammatici. Mai pentito perché incolpevole; ricusa l'ostile posizione degli apostoli nei suoi riguardi.
Quando i Romani conquistarono la fortezza in cui gli Esseni si erano chiusi, Giuda venne crocefisso con gli altri.
Ringraziò Dio perché subiva la stessa sorte di Cristo.

Lucio Salvi
(da Il Sidicino - Anno IV 2007 - n. 9 Settembre)