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Parole in libertà

 

"Libertà! Quanti delitti si commettono nel tuo nome!" Venne detto da una protagonista delI'Antico Regime nel corso della Rivoluzione francese. E di un delitto... letterario voglio parlare: della trasformazione del significato della parola 'libertino', daII'originale barocco senso di libertario, in quello attuale di uomo dissoluto. Lo spunto (oggi dlremmo l'lnput) viene dalla visione di due films proiettati dalla rete Sky in questo aprile 2007: il primo, dal titolo appunto "The libertine" del 2004 che narra la vita di John Wilmot meglio conosciuto nella letteratura e nella epica inglese come conte di Rochester; il secondo, "Valmont" ugualmente drammatico che narra le imprese erotiche dl un nobiluomo nella Parigi del 1770.
Torniamo alle parole ed alla trasformazione dei loro significati. Libertini erano gli appartenenti a movimenti presenti in Europa già nel XII secolo rlnfocolatisi nel Sei-Settecento che rívendicavano la libertà dl interpretazione delle sacre scritture e la libertà dl seguire le proprie personali norme morali. Da questo alla trasgressività, alla licenzlosità, il passo fu breve. Eretici quindi e qualcuno al rogo: tutti nel... dimenticatoio.
E, soprattutto, il marchio del dissoluto dalla vita disordinata, del corrotto, legata alI'aggettlvo libertino. ll libertinismo fu Invece il sotterraneo anello dl congiunzione tra il pensiero umanistlco-rinascimentale e I'llluminismo che coinvolse nella trasformazione culturale tutti i ceti sociali mentre il primo era stato presente più come fenomeno elitario di ricchi nobili e profondi intellettuali. Chi vuol vedere nel Don Giovanni di Mozart un libertino non comprende il significato dell'opera ne di tale personaggio. Egll non e un libertlno, ma un uomo libero.
Da tempo immemorabile la classe dominante decise di destinare all'oblio interi continenti del sapere; da troppo tempo continua a incensare i protagonisti più seriosi ed austeri della grande battaglia delle idee.
Perché preferire, ad esempio il giocondo Virgilio al più intenso Lucrezio del “De rerum natura"?
Perché la storia anche del pensiero è stata scritta dei vincitori: i vincitori di una lotta che vede contrapposti, infaticabilmente, idealisti e materialisti. Con il cristianesimo, gli idealisti hanno avuto accesso esclusivo alle stanze del potere fìlosofico; da venti secoli hanno favorito i pensatori che concordano con la loro impostazione e hanno tentato di cancellare ogni traccia di pensiero alternativo. Di qui, l'oblio dei cinici, dei cirenaici, degli epicurei, dei cristiani edonisti, degli gnostici licenziosi, dei fratelli e delle sorelle del Libero Spirito, degli ultrà illuminlsti, degli utilitaristi francesi ed anglosassoni, del socialisti dionisiaci, dei nietzschiani di sinistra, e di mille altri ribelli.

Lucio Salvi
(da Il Sidicino - Anno IV 2007 - n. 5 Maggio)