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Asterischi

 

Nelle quotidiane letture che costellano la giomata di un “golden old" (un anziano operoso) ve ne sono tre sapidi e speziati che propongo all'attenzione dei lettori.
Il primo è stato evocato da Tina Lagostena Bassi, la giurista che compare sullo scanno della trasmissione FORUM in onda sulla Rete televisiva 4 intorno a mezzogiomo, sul finire del novembre appena trascorso.
Riguarda la verità. Un uomo vide un negozio la cui insegna recitava: ll negozio della verità. Subito entrò e la richiese. Ma la commessa gli domandò quanta ne volesse. Alla sorpresa dell'avventore che pensava la verità fosse una indivisibile, la commessa gli indicò un altro negozio dove la verità si vendeva intera. Ma lì costava molto cara e si pagava perdendo il riposo per il resto della vita. Lo sprovveduto non aveva tanti soldi ed uscì tristemente dal negozio.
Tale racconto è ripreso da “Il canto degli uccelli" del gesuita Anthony de Mello (1931-1987), precursore della New Age nei cui libri sono evidenti influssi delle correnti spirituali taoiste e buddiste.

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Il secondo asterisco riguarda la burocrazia: il "Bolli, sempre bolli, fortissimamente bolli!” del noto umorista Marcello Marchesi.
Duemila anni fa, scrisse Gino Patroni, Timbri e Teutoni invasero l'ltalia. Mario fermò i Teutoni, ma gli sfuggirono i Timbri che arrivarono a Roma e non solo. (Per la precisione ricordo che timbri sta per Cimbri antenati degli Austriaci). Ed Ennio Flaiano: fu presentato ad un burosauro... un progetto per lo snellimento della burocrazia. ll funzionario ringraziò ma deplorò immediatamente l'assenza del modulo relativo: per cui avrebbe passato il progetto per un sollecito esame all'ufficio competente da istituirsi opportunamente...

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La FIDAPA fa delle candele un simbolo e carezza il celebre valzer (delle candele, appunto) quasi a volerne fare un proprio inno. Proponiamo alla Sua attenzione questa parabola ebraica: In una notte buia un bambino trascorre il suo tempo alla luce di quattro candele accese in una stanza silenziosa. La prima candela si spense dopo aver detto: Io sono la pace ma gli uomini preferiscono la guerra; non mi resta che spegnermi. La seconda disse: lo sono la fede, ma gli uomini adorano le favole; non mi resta che lasciarmi spegnere. La terza candela confessò: lo sono la carità, ma gli uomini sono incapaci di amare, sono cattivi. E si spense. Il bambino vedendo la stanza oscurarsi sempre di più, si mise a piangere perché aveva paura del buio. Allora la quarta candela lo rassicurò: Non piangere, disse, io resterò viva e ti permetterò di riaccendere con la mia fiammella le altre candele: sono la speranza.
(Come non ricordare mons. Francesco Tommasiello, alto e solenne, che nel “suo” Auditorium salì sul palco e chiese a nome degli spettatori il bis della canzone dallo stesso titolo - La speranza - al cantautore in scena? Ed il Suo triste destino?)

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L'ultimo è un augurio. È una benedizione gaelica (irlandese) che rimettiamo ai Lettori per il nuovo anno 2007 con qualche ritocco: Possano le strade aprirsi incontro a voi. Possano i venti esservi propizi
e soffiare sempre alle vostre spalle. Che il sole inondi e scaldi i vostri volti. Che la pioggia leggera irrori i vostri campi. E che, per tutto l'anno che inizia, la Fortuna vi custodisca tra le sue mani!

Lucio Salvi
(da Il Sidicino - Anno IV 2007 - n. 1 Gennaio)