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Chernobyl

 

Dall'apostolo Giovanni, la prima sventura: “ ...e vidi un astro caduto dal cielo sulla terra. Gli fu data la chiave del pozzo dell'Abisso; egli aprì il pozzo dell'Abisso e salì dal pozzo un fumo come il fumo di una grande fornace, che oscurò il sole e l'atmosfera.
Dal forno uscirono cavallette che si sparsero sulla terra e fu dato loro un potere pari a quello degli scorpioni della terra. E fu detto loro di non danneggiare né erba né arbusti né alberi, ma soltanto gli uomini che non avessero il sigillo di Dio sulla fronte. Però non fu concesso loro di ucciderli, ma di tormentarli per cinque mesi. Ed il tormento è come il tormento dello scorpione quando punge un uomo. In quei giomi gli uomini cercheranno la morte, ma non la troveranno; brameranno morire, ma la morte li fuggirà.
Queste cavallette avevano l'aspetto di cavalli pronti per la guerra. Sulla testa avevano corone che sembravano d'oro e il loro aspetto era quello degli uomini. Avevano capelli, come quelli di donne, ma i loro denti erano come quelli dei leoni. Avevano il ventre simile a corazze di ferro e il rombo delle loro ali come rombo di carri trainati da molti cavalli lanciati all'assalto. Avevano code come gli scorpioni e aculei. Nelle loro code il potere di far soffrire gli uomini per cinque mesi.
Il loro re era l'angelo dell'Abisso che in ebraico si chiama Perdizione, in greco Sterminatore."
Questa la suggestiva profetica spiegazione del disastro di Chernobyl (26 aprile 1986) data dalla Guida del Museo nazionale a Kyiv (Khorevy Provuloc alley, l; nel centro storico, vecchio quartiere artigianale Podil); profezia che va letta con la seguente legenda: la caduta dell'astro è l'esplosione atomica con quel che segue; le cavallette mostruose sono le radiazioni; il pozzo dell'abisso è la vasta zona colpita dell'Ucraina.
Ma Kyiv - i Nonnanni ne fecero un principato - non è solo il funereo (ché non poteva essere altrimenti!) museo che lascia sperare con una poco convincente allusiva arca di Noè ed un albero della vita dalle mele radioattive (sic!); e che trasuda distruzione e morte da ogni poro.
Kiev è spazio, luce, natura verdeggiante. È la resurrezione della Pasqua che ricorre questa domenica 23 aprile 2006. Viali ampi, alberati di ippocastani presto in fiore. Chiese ortodosse a pianta quadrata, dalle cupole dorate splendenti sotto il sole di primavera. Colore rinnovato e ricercato; tinte pastello, sui muri un po' dovunque.
Splendore seicentesco del Barocco. V'è sulla riva di un' ansa del Dneper, in posizione elevata, un belvedere una rotonda sul fiume sul quale è stato eretto un grande arco, un arcobaleno, a simboleggiare la tellanza tra i popoli russo ed ucraino con in bronzo due operai che marciano con un'unica bandiera.
La ridente visione crea romantiche atmosfere; vissute dagli innamorati che lasciano sulla balconata graffiti d'occasione: “l'amor che move il sole e l'altre stelle”!

Lucio Salvi
(da Il Sidicino - Anno III 2006 - n. 6 Giugno)