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Indice Lucio Salvi
 
 

Auschwitz

 

La recente visita di Benedetto XVI ai campi di sterminio polacchi di Auschwitz e Birckenau impone una riflessione.
I tre grandi totalitarismi del Novecento (comunismo, fascismo e nazismo) ebbero nei capi i personaggi più rappresentativi e i più responsabili. Ma non facciamoci illusioni. Responsabili furono i popoli che li elessero, li acclamarono a lungo e, non sempre, ne decretarono la fine.
L'ignominia di piazzale Loreto non faccia dimenticare piazza Venezia acclamante e delirante per l'Impero che tornava sui colli fatali di Roma. La morte di Hitler fu suicidio ignorato dalle masse che avevano sfilato in Under der Iinden orgogliose di un prospettato dominio egemonico del mondo. Stalin morì nel suo letto, assistito e riverito; solo in un secondo tempo fu contestatonel rapporto Kruscev.
La storiografia non più recente indicava nei capi i responsabili di tanti eccidi; dei milioni di morti della seconda guerra mondiale.
La storiografia recente ha riconosciuto nei popoli i responsabili dei regimi totalitari e delle loro efferatezze.
I regimi oppressori furono una malattia nel corpo della umanità.
La visita del Pontefice era doverosa, dopo quella del suo Predecessore.
Papa Wojtyla il 7 giugno 1979 andò a rappresentare gli oppressi. Benedetto XVI, essendo tedesco, ha sentito il dovere di una giustificazione. Ma invece di incolpare il popolo (il suo) e di indicare nel silenzio (“perché Dio hai taciuto?”) della chiesa del tempo se non un corresponsabile perlomeno un acquiescente, ha indicato in “un gruppo di criminali” i responsabili degli stermini.
No! Santità. Lo fummo tutti: italiani, russi, tedeschi! Tutti quelli che applaudirono e quelli che tacquero. Non fu colpa di Domineddio che Lei invoca: “Dov'era Dio in quei giomi? Come può tollerare questo eccesso di distruzione, questo trionfo del male'?” (Il discorso del Papa è stato riportato integralmente dal Corriere della sera).
ll punto è che - secondo alcuni - Dio è creatura dell'uomo e della storia del pensiero umano; al quale egli (l'uomo) addebita il dolore, la morte e lo pone a giustifica della ignoranza infinita. E così acquieta la sua coscienza sempre in tumulto.

Lucio Salvi
(da Il Sidicino - Anno III 2006 - n. 6 Giugno)