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Pensieri...

 

LE DUE ITALIE
Mi riferisco all'ltalia divisa, nel 1943, daII'armistizio di Badoglio dell'8 settembre, in un Nord sotto il tallone tedesco (Repubblica di Salò) ed un Sud sotto le bombe... amiche.
Quale fu la condizione dei soldati? Mi pare evidente che chi si trovava nel settentrione abbia optato di restare a fianco dei tedeschi: a parte le motivazioni ideologiche se ve ne erano, poteva fare diversamente? Gli uomini eroici (sl fa per dire: troppi delinquenti tra essi) passarono alla Resistenza, gli altri erano passati agi ordini del gen. Graziani.
A questi ultimi non venne riconosciuto dal nuovo governo lo status di militare. Fu così che il teanese capitano Giovanni Fumo, congedato obtorto collo, restò capitano fin quasi alla morte avvenuta qualche anno fa in quel di S. Maria Capua Vetere.
Solo recentemente il Parlamento ha preso in considerazione l'opportunità - dopo sessant'anni - di Iegiferare per sanare la disparità. Non ho notizia dell'esito dell'iter: presumibilmente non se ne è fatto nulla; ma se ne è cominciato a parlare!
Un solo politico italiano riconosce che i partigiani ed i repubblichini erano figli della stessa Patria, ammalata di guerra civile. È il sindaco Gabriele Albertini il quale, commemora i partigiani al Cimitero di Milano con la fascia tricolore e con gli assessori al seguito e subito dopo fa altrettanto con i caduti repubblichini, ma senza fascia e senza seguito.
È possibile che sia l'unico? Che questo Paese sia animato da un inestinguibile, cieco spirito di parte che non ha limiti di tempo?
Un recente volume che rifiuta lo sterile dibattito ideologico tra revisionismo e ortodossia per ragionare liberamente sulla guerra è quello della prof. Gabriella Gribaudi, dal titolo 'Guerra totale' (edizioni Bollati
Boringhieri). L'Autrice, docente di storia contemporanea alla Federico ll, sarà a Teano domenica 25 giugno prossimo, nella amena azienda agrituristica del dott. Paolo Galantuomo, sulla via di Casi. Per l'occasione torneranno per rivedere Teano alcuni "sfollati" napoletani pieni di nostalgia.

QUAESIVI ET NON INVENI
Ho cercato e non ho trovato. È il titolo che il giornalista Ricciardetto (al secolo Augusto Guerriero editorialista di politica estera della rivista settimanale Epoca) diede ad un suo libro quando cercava Dio.
Chi scrive, in tutta modestia, ha cercato un oratore che ricordasse papa Wojtyla in occasione del primo
anno della scomparsa. Ma non lo ha trovato. Si rivolse ad un parroco ardito ed intelligente ed a un monaco sapiente; nessuna risposta. Eppure pensava che i prelati si sarebbero fatti in quattro, considerato il personaggio e la popolarità da "santo subito!'
La delusione personale trova spiegazione in un articolo di Ernesto Galli Della Loggia apparso sul Corriere della sera del 4 marzo scorso. L'Autore osserva che conseguenza dell'assolutismo monarchico dello Stato Vaticano è il conformismo dei sudditi. Il quale conformismo, morto un Papa, passa immediatamente al seguito del pontefice successivo.
Ecco perché non si trovano oratori del passato. Se ne troveranno certamente del presente, il quale diventa interessante solo quando ormai è passato... Sostanziale irrilevanza di quasi tutto ciò che qualunque Papa dica nel corso del suo pontificato, la superfluità delle sue parole, per lo più destinate ad essere subito dimenticate dagli stessi minuziosissimi glossatori del giorno prima.
Così passa la gloria del mondo!

UN APOTA
ll quotidiano torinese La Stampa del 2 gennaio scorso, ha riportato con buon rilievo una notizia che ha dell'incredibile.
Un uomo, ateo convinto, ha portato in Tribunale il suo ex compagno di seminario, oggi parroco a Bagnoregio, in provincia di Viterbo, perché sostiene la veridicità storica di Cristo che è da provare e su tale convinzione lucra, intascando offerte, l'8 permille, ecc.
Insomma l'attore per dirla in termini curialburocratici è un apota. Termine che non si trova nel vocabolario italiano. Fu inventato da Giuseppe Prezzolini per denominare "coloro che non la bevono".
ln tema DIVINO c'è, quindi, la categoria dei credenti, degli apoti suddetti, ed un terzo gruppo: gli emuli di Meslier.
Chi era costui? Jean Meslier, vissuto nel Seicento nello Champagne, era curato di giorno, irreprensibile pastore di anime. Ed ateo di notte durante le quali scrisse un suo Testamento in cui confutava a una a una le prove dell'esistenza di Cristo e di qualsiasi altra divinità, i dogmi della Chiesa, le pratiche religiose.
Scriveva infatti ai parrocchiani "Quanto ho sofferto in silenzio tutte le volte che ero obbhgato a predicarvi
quelle pie menzogne, che dentro di me detestavo! Quanto disprezzo ebbi per il mio ministero e, in particolare per quelle messe superstiziose e per quelle ridicole somministrazioni di sacramenti, soprattutto quando ero costretto a farlo con una certa solennità che ingannava la vostra pietà e tutta la vostra buona fede!"
“Dimostrazione chiara ed evidente della falsità di tutte le religioni del mondo": questo il titolo del trattato di Meslier.
La problematica deIl'immanenza è ripresa con molta energia dallo studioso Michael Onfray che ha fondato una università popolare a Caen; è autore del Trattato di ateologia e di una ventina di testi con tirature da bestseller: anima convegni e dibattiti anche in Italia. Uno straordinario fenomeno culturale ed editoriale.
Onfray chiama “atei devoti” i non religiosi che però ritengono i valori cristiani alla base della convivenza
civile. Mi sembra una visione oltremodo realistica. Un concetto simile a quello del filosofo napoletano Benedetto Croce il quale spiegava perché non ci si può non chiamarsi cristiani.
La polemica sulla non menzione nella Costituzione europea di valori religiosi è del tutto strumentale: si vuole deliberatamente ignorare I'opera civilizzatrice del Cristianesimo, l'errare secolare degli ebrei perseguitati nel continente, le avanzate territoriali e culturali dei popoli di fede islamica. Oppure lo si ritiene acquisizione compiuta.
Sempre in tema DIVINO è interessante e originale il pensiero di un magistrato di Dresda (Daniel Paul Schreber 1842 - 1911) il quale proprio per le sue idee fu considerato pazzo; ricoverato ed esonerato dal lavoro; ma vinse la causa di interdizione e, in appello, fu reintegrato. Costui sosteneva: "il sole non deve essere propriamente considerato come un fattore di potenza estraneo a Dio, bensì in un certo senso dev'essere identificato come Dio medesimo, cioè si presenta come lo strumento più vicino alla terra della sua miracolosa potenza creatrice".
Nel mondo bizantino accadeva che persone, anche vicine al trono, cadute in disgrazia, venissero abbaccinate. Non si trattava solo di una crudele mutilazione. Si riteneva che la cecità inflitta, precludendo il contatto con il sole invitto, impedlsse la legittimazione divina del potere.
Arrigo Levi nel Domenicale - supplemento del ll Sole-24 Ore del 15 gennaio scorso così riassume la prospettiva laica delle concezioni religiose: 'Dio non è Creatore ma soltanto creatura dell'Uomo e della Storia del pensiero umano".

Lucio Salvi
(da Il Sidicino - Anno III 2006 - n. 4/5 Aprile/Maggio)