L'ASSOCIAZIONE
 
il Sidicino
 
Indice per autore
 
Indice Lucio Salvi
 
 

Pensieri...

 

PROPRIETA' E ISLAM

La naturale aspirazione di un uomo politico è quella di conquistare il potere per mettere in atto le sue idee.
A chi è affetto da questo logico desiderio è stata data la qualifica di “governista”. Mi riferisco a Fausto Bertinotti, rieletto segretario del Partito di Rifondazione comunista, che è entrato nella compagine alternativa a quella di Silvio Berlusconi.
Bertinotti -l'ombra del nano si allunga al tramonto -ha preso uno scivolone quando, nell'appena celebrato congresso nazionale, ha parlato di abolizione della proprietà privata ( abolizione cancellata dalla costituzione della Russia) sia pure in prospettiva secolare: al di là da venire.
Come crollò il regime feudale crollerà il capitalismo e la proprietà; asserisce l'onorevole veterocomunista.
Contro tale prospettiva avveniristica, si opina che è naturale la propensione a possedere beni materiali.
Gli italiani che qualcosa posseggono, storcono il naso per quell'affermazione.
Certo, l'eccesso di beni lascia perplessi dubbiosi preoccupati.
“Il ricco è ingiusto o erede di ingiustizie” scrisse papa Leone XIII.
La misura è il giusto equilibrio tra le personali aspirazioni e le collettive necessità.
La proprietà è un furto (come sosteneva Marx) in alcuni casi; negli altri è una conquista del lavoro.
Lo storico arabo Ibn Khaldun, vissuto nel XIV secolo, nella sua storia universale Muqaddima scrive: ” Vessare la proprietà privata significa uccidere negli uomini la volontà di guadagnare di più, riducendoli a temere che la spoliazione sia la conclusione dei loro sforzi. Una volta privati della speranza di guadagnare essi non si prodigheranno più. Gli attentati alla proprietà privata fanno crescere il loro avvilimento.” Ed oltre: ”Quando gli uomini non lavorano più per guadagnarsi la vita e cessa ogni attività lucrativa, la civiltà materiale deperisce e ogni cosa va di male in peggio.”
La civiltà islamica decadde nel momento in cui l'occidente si avviò verso il capitalismo mercantile. L'arrabbiato integralista musulmano si chiede oggi come sia potuto accadere che il mondo sia diventato l'inferno dei credenti (in Allah) e il paradiso dei miscredenti.

DOVE STA ZAZA'

Mi chiedevo da tempo dove stava…Paul Marcinkus, l'antico reggitore dell'IOR istituto finanziario vaticano coinvolto nel crack del Banco Ambrosiano la cui liquidazione si è appena conclusa.
Ricorderete, lettori, le oscure vicende della Loggia P2 del venerabile (si fa per dire), il reticolo planetario delle innumerevoli società orbitanti intorno all'Ambrosiano, l'omicidio di Roberto Calvi - altro gentiluomo- camuffato da suicidio, appeso ad un ponte sul Tamigi.
In questa danza macabra ed infernale spiccava monsignor Paul Marcinkus scomparso dalla circolazione al momento giusto e divenuto introvabile da allora.
Mi chiedevo dove stava il prelato americano caduto dalle luci della ribalta finanziaria internazionale nella più oscura tenebra, ben protetto dall'apparato ecclesiastico.
La Chiesa, la chose infame come diceva Voltaire. O come il cardinale Joseph Ratzinger, prefetto della congregazione della dottrina della fede. alla processione del venerdì santo ( vedi LA STAMPA del 24 marzo) “Nella Chiesa ci sono sporcizia e superbia”!
Ebbene l'ho trovato l'arcivescovo Paul Marcinkus! Vive in una sorta di giardino dell'Eden, a Sun in Arizona. Una città unica costruita solo per pensionati, Prima di tale età non ci si può abitare per legge. Paul gioca a golf: ci sono 18 campi a Sun che è unica nel suo genere, dove si può circolare in golfcar.
Evidentemente ha preferito il deserto dell'Arizona a quello meno confortevole della Tebaide dove gli antichi suoi correligionari si esiliavano e non per venerare il dio Mammona.

CINESERIE

Leggendo la Storia della Cina di Sabattini-Santangelo, di recente ristampata dal Corriere della Sera, viene da fare qualche considerazione sui rapporti fondamentali nelle relazioni umane, così come le vedeva il filosofo Confucio, che visse cinque secoli prima di Cristo (551 479).
Egli individuava quattro rapporti subordinati ed uno solo paritario. I rapporti subordinati sono quelli: 1) tra padre e figlio, 2) tra sovrano e suddito, 3) tra fratello maggiore e fratelli minore, 4) tra marito e moglie. Il quinto rapporto (paritario) è quello tra amico ed amico.
Le virtù che devono sottendere a tali connessioni sono rispettivamente: la pietà filiale, la giustizia, il rispetto per gli inferiori, la distinzione, la fedeltà.
Da notare il fatto che tra il sovrano (diciamo Lo Stato) ed il cittadino debba esserci un rapporto di giustizia. Ma quale Stato è giusto? Quale suddito considera le istituzioni eque, cioè idonee alle sue condizioni socio-economiche?
Il rapporto tra amico ed amico deve essere regolato dalla fedeltà, pensa Confucio. Certo un amico infedele non chiamarlo amico. Se dice di votarti alle imminenti elezioni e non lo fa, non è amico. Meglio il silenzio.
Tra marito e moglie (rapporto subordinato, ripetiamo), infine, la condotta logica è la “distinzione”. Si badi bene, non la fedeltà che per quei tempi era implicita…
In fondo anche il poeta mistico libanese Khalil Gibran (1883 1931), molti secoli dopo Confucio, scriveva: “le colonne del tempio stanno divise, ma concorrono contemporaneamente alla stabilità dell'edificio”.

Lucio Salvi
(da Il Sidicino - Anno II 2005 - n. 3/4 Marzo/Aprile)