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L'acqua ferrata:

 
"Quando non c'era la Farmacopea quell'acqua rossastra era vincente"
 

Che l'umanità avesse grande stima quale farmaco di cose (acqua, piante, ecc.) che farmaco non sono, lo si spiega con l'ignoranza dominante dei fenomeni e la credulità che persiste tutt'oggi (vedi il fiorire di maghi, di oroscopi, di Vanna Marchi, di miracoli, ecc…).
L'acqua, in particolare (“sorella acqua”, direbbe Francesco d'Assisi) che disseta, deterge, scorre, rinfresca, purifica, era al primo posto in tale credo.
Dove era una sorgente, ivi era un fonte battesimale. La pochezza umana ed il suo peccato originale erano (e sono) mondati dal sacramento, per immersione o per aspersione.
L' acqua che arrossa il suolo (l'acqua ferrata) era un mistero e, forse, faceva miracoli.
Così si spiega la presenza delle numerose monete trovate in località Caldarelle.
C'era un tempio, forse?
Nella fontana di Trevi si gettano sempre le monete del ritorno. Si spera di tornarci, a Roma. Un regista ci immerse una abbondante attrice…beneaugurante!
L'acqua ferrata la si beveva, ci si bagnava.
In un'epoca senza la farmacopea ufficiale e senza la farmacopea fasulla della omeopatia, il rosso liquido era vincente. Credere negli effetti terapeutici mirabolanti era una logica conseguenza.
Per l'uomo d'oggi che c'è di vero?
Quale uso, oltre quello potabile molto gradevole, se ne può fare?
Accantonata per il momento la differenza pratica tra lo ione ferroso e lo ione ferrino che lasciamo ai biochimici diciamo che il ferro ha proprietà antianemiche.
Sta nel sangue, cioè dentro i globuli rossi (eritrociti), nell'emoglobina che trasporta l'ossigeno con labile legame.
La mancanza di ferro equivale all'anemia sideropenica, cioè ferropriva.
Allora, o anemici, rechiamoci non nelle ricche farmacie, ma alla sorgente Caldarelle e beviamo l'acqua salutare per noi vecchi da morire, per le donne gravide, per i bambini.
Le sole categorie per le quali la prescrizione “ferrata” ha significato.
L'effetto terapeutico maggiore sarebbe la passeggiata antistress.
Lontano dai rumori, dallo smog, dalla velocità (maledetta auto e tempo reale!), dai telefonini.
Passeggiare in pace. Rotta solo dai cani bastardi (non solo loro) disseminati lungo il percorso da insensibili cittadini, insensibili ad ogni civile esigenza.
Muniti di “sassi” per una battaglia perduta.
Sasso è il cognome di un combattente.

Lucio Salvi
(da Il Sidicino - Anno II 2005 - n. 1 Gennaio)