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“Terra Bruciata” di Luca Gianfrancesco nelle sale italiane:

la storia mai raccontata della resistenza nel casertano
 

 

Dopo una lunga attesa, dovuta ad una gestazione storico-scientifica di altissima caratura e precisione, il docufilm “Terra bruciata – Il laboratorio italiano della ferocia nazista” è arrivato nelle sale italiane per raccontare la storia da tempo annebbiata, occultata, per certi versi addirittura insabbiata, delle stragi naziste nell'alto casertano. Ma questo splendido lavoro scientifico, miscela di fiction, interviste e rievocazioni storiche, è soprattutto nato per ribadire con forza che la resistenza, sebbene con modi e tempistiche diverse, non è un fenomeno sorto ed “appartenuto” solo al centro nord d'Italia, ad aree che nel dopoguerra pare abbiano, forse per necessità politiche, monopolizzato completamente la storia della ritirata nazista nel nostro Paese. Una storia, quindi, che ribadisce ciò che numerosi storici campani stanno da tempo gridando con gran fermezza scientifica: la resistenza, sebbene meno organizzata per questioni cronologiche, nacque proprio in Campania e, dopo lo spontaneo episodio di insurrezione che conosciamo come “Le quattro giornate di Napoli”, si sviluppò decisamente, pur con gravi conseguenze in termini di vite perdute, nell'area della Provincia di Caserta.
Terra bruciata, infatti, alternando le testimonianze dei sopravvissuti alle tremende stragi naziste dell'autunno del '43, a partire dall'inadeguato annuncio dell'Armistizio dell'8 settembre, quando le nostre forze armate si ritrovarono senza ordini e in balia degli infuriati reparti tedeschi, con immagini di repertorio e, in maniera spettacolare e realistica, le ricostruzioni (fiction) degli episodi chiave di questa nascente resistenza dei cittadini italiani nei territori dell'alto casertano, getta definitivamente luce su una fondamentale porzione del passato italiano ignorata da molti o, permettetemi una dura critica personale, volutamente dimenticata dalle istituzioni grazie ad una storiografia compiacente che evidentemente “doveva” raccontare solo le gesta dei partigiani delle regioni centrosettentrionali. Nell'alto casertano infatti, dopo le prime terribili avvisaglie degli episodi di Garzano, tra Caserta città e Maddaloni, dove i partigiani difesero l'acquedotto vanvitelliano e generarono, così, la triste strage dei salesiani, o il gravissimo episodio di Bellona, dove ben 54 civili innocenti furono passati per le armi il 7 ottobre del '43, i nazisti operarono un primo continuativo intervento di sottomissione e violenza nei confronti delle popolazioni inermi, soprusi che sfociarono, purtroppo, in casi di ribellione armata come a Riardo, oggetto proprio della fiction del lungometraggio del Gianfrancesco, o in più astute azioni di sabotaggio pacifico come a Tora e Piccilli, ove i cittadini di questo piccolo centro salvarono dalla deportazione la locale comunità di ebrei cancellando la “memoria amministrativa” del paese, distruggendo tutti i documenti in grado di supportare i tedeschi nel proprio sporco lavoro razzista e criminale.
Lo stesso sottotitolo del docufilm è altamente indicativo di questa ritrovata convergenza di tanti nuovi storici nazionali e locali che, finalmente, sono riusciti a riportare alla luce il vero significato di questi primi atti dell'esercito tedesco in Campania: provare, come in un laboratorio scientifico, gli effetti deterrenti della violenza stragista sulle popolazioni italiane, una violenza che poi avrebbe generato ulteriori gravissimi lutti in altre regioni d'Italia tra il 1944 ed il 1945. Va poi ribadito che, in questo importante lavoro cinematografico supportato da storici del calibro di Giuseppe Angelone, Giovanni Cerchia e Felicio Corvese, protagonisti della consulenza storica che c'è dietro al lungo lavoro di ricostruzione, proprio la testimonianza della sig.ra Graziella Di Gasparro di Conca della Campania, figlia di una delle 39 vittime innocenti delle scorribande avvenute in quel territorio il 1° novembre '43, è stata colonna portante di questo progetto, distribuito dall'Istituto Luce Cinecittà, che annovera noti attori del panorama nazionale tra cui Antonio Pennarella, Paola Lavini, Mino Sferra, Arturo Sepe, Antonello Cossia, e Lucianna De Falco. Proiettato in anteprima a Roma, al Cinema Farnese, alla presenza dell'Ambasciatrice tedesca Susanne Wassum-Rainer, il film ha già ottenuto grande successo di pubblico, come testimoniato dal tutto esaurito al Multisala Duel Village di Caserta, la cui amministrazione ha dovuto tenere in cartellone la pellicola ben oltre il periodo inizialmente programmato, e ha iniziato un percorso di divulgazione in tutto il Paese anche presso istituzioni, scuole e università per ricordare a tutti gli italiani che conoscere il proprio passato serve, oggi più che mai, a non incorrere in disastri ideologici che, purtroppo, negli ultimi anni sembrano addirittura riaffacciarsi alle porte delle democrazie europee e degli sfiduciati cittadini duramente colpiti dalla crisi economica di inizio millennio. Andate a vedere Terra bruciata, andate a vedere ciò che dobbiamo assolutamente evitare in futuro. Buona visione!

Giuseppe Russo
(da Il Sidicino - Anno XV 2018 - n. 5 Maggio)

Riardo - 25 aprile 2015 - Foto di Mimmo Feola